domenica 2 agosto 2015

Rickie Lee Jones - un ripasso

Per chi ancora non la conosce, RLJ è una delle cantautrici americane di maggior talento la cui carriera ebbe grande impulso dopo avere incontrato nel 1977 il mitico Tom Waits (guida spirituale del nostro blog) al Tropicana Motel di Los Angeles. Tom rimase affascinato dalla sua musica ma soprattutto dalle sue grazie, dando vita ad una relazione artistica e sentimentale protrattasi per qualche anno (con passione e sbronze colossali immortalate dalla cover del capolavoro Blue Valentine di TW). Durante quei primi anni di carriera RLJ dà il meglio di sé con l’eponimo Rickie Lee Jones (1979), impreziosito dalla collaborazione di Randy Newman e Dr. John (un milione di copie vendute grazie anche al fantastico singolo Chuck E’s in Love) e con i successivi e ispiratissimi Pirates del 1981 (da ricordare il brano We Belong Together), Girl at Her Volcano del 1983 (un insieme di cover, tra cui spiccano un inedito di Tom Waits - Rainbow Sleeves e Under The Boardwalk dei Drifters) e The Magazine del 1984.  Dopo una gravidanza RLJ pubblica nel 1989 Flying Cowboys e Pop Pop nel 1991, due album ricchi di cover, per tornare ad un album originale nel 1993 con Traffic From Paradise (con l’aiuto di David Hidalgo dei Los Lobos e Brian Setzer degli Stray Cats) ed ad un primo album dal vivo (Naked Songs) nel 1995. Seguono una serie di lavori di medio livello: Ghostyheads del 1997 (un po' troppo tecnologico), It’s Like This del 2000 (con l’aiuto di Ben Folds al pianoforte), Live at Red Rocks del 2001. Nel 2003 riprende quota con l’interessante The Evening of my day, ricco di influenze blues, funk e jazz cui seguono un’antologia nel 2005, il discreto Balm in Gilhead del 2009 ed un nuovo album di cover (The Devil You Know) prodotto da Ben Harper nel 2012. 
Arriviamo al 2015 con questo The other side of Desire, disco registrato a New Orleans e fortemente influenzato dal sound della città (con tanto di contributo anche di Zachary Richard alla fisarmonica). Valzeroni country, swing, blues ed atmosfere reggae ma soprattutto ballate di fascino e classe. rani essenziali: Feet on The Ground, Infinity. Voto: ☆☆☆

Ora RLJ ha 61 anni ed ormai è giustamente una leggenda e non si può prescindere dall’incensarla ed onorarla come si conviene ad una cantautrice che ha accompagnato la nostra passione musicale in tutti questi anni.


1 commento:

microby ha detto...

RICKIE LEE JONES : Grazie Luca per la bella epicrisi di una delle nostre beniamine, quella che meglio di tutte (beh, Joni Mitchell fa gara a sè…) ha saputo fondere folk e jazz impregnandoli della vita bohémienne condotta a braccetto (è quasi il caso di dire “reggendosi l’uno all’altro”) con Tom Waits e Chuck E. Weiss. Peccato che, dopo i primi 2 album-capolavoro, l’ingresso nello star-system ne abbia “normalizzato” l’ispirazione (ma a me The Magazine e The Flying Cowboys sono comunque piaciuti parecchio), ma soprattutto uscire dalla giovinezza pare averle impigrito l’ispirazione, dacchè negli ultimi 30 anni non ha mai pubblicato dischi brutti (anzi almeno The Sermon On Exposition Boulevard, del 2007, decisamente bello), ma parecchi pleonastici. Insomma, quel che la californiana doveva dire l’ha già scritto, pubblicato ed esaurito, e da almeno 20 anni i suoi lavori contengono 3-4 belle canzoni, 3-4 normali, 3-4 trascurabili. Non fa eccezione l’album che tu hai recensito, in cui si ha spesso l’impressione di pigrizia, scarsa motivazione, con qualche lampo che ci ricorda quanto è stata grande. Ma è fuor di dubbio che ad un amico che non la conoscesse consiglierei tutta la vita di fermarsi a Rickie Lee Jones (1979) e Pirates (1981).
Voto Microby: 7
Preferite: Feet On The Ground, Blinded By The Hunt, Christmas In New Orleans

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