domenica 16 ottobre 2016

Recensioni al volo: Regina Spektor, Owen Campbell, Bon Iver

REGINA SPEKTOR - Remember Us To Life (2016)

La cantante russa naturalizzata newyorkese, ha passato un paio di anni sabbatici dopo aver dato alla luce il suo primo figlio nel 2014. Il precedente lavoro del 2012 (What we Saw from the Cheap Seats), aveva sicuramente rappresentato una piccola battuta d’arresto nel suo progressivo percorso musicale ma in questo settimo album la sua qualità compositiva, così fortemente influenzata dagli studi classici e dalla sua madre terra, la sta facendo sempre più emergere dall’affollata area Indie. Il meglio lo dà soprattutto nei brani voce-pianoforte, con sonorità immaginifiche e teatrali, a volte struggenti o caotiche ma sempre più convincenti e potenti. Storie di donne malate che preferirebbero un giro di limousine alla chemioterapie o uomini che strappano la pagina dei loro libri preferiti e poi fissano con desiderio la luna. Un album decisamente versatile e maturo,  meno caldo ed amabile dei precedenti Far (capolavoro assoluto) o BeginTo Hope. ma sempre più eccentrico e sorprendente, imprevedibile ed intrigante. Voto: ☆☆☆☆1/2


OWEN CAMPBELL - Breathing Bullets (2016)

Australiano e non più giovanissimo (questo tra l’altro è il suo quinto album), è forse uno dei pochi musicisti segnalati grazie un talent show (Australia’s Got Talent) che meritino davvero di essere approdati alla considerazione generale. Disco registrato a Memphis con la produzione di Devon Allman, è blues-rock di forte impronta “sudista”, con tocchi soul e country ed una voce fumosa che è impossibile non rimandare a Chris Rea. Un bel disco, pieno di bottleneck, honky tonk, armonica, banjo e molta grinta. Voto: ☆☆☆






BON IVER - 22 (2016)


Siamo passati dal folk puro e semplice di “For Emma” a campionamenti elettronici a go-go,  voce filtrata da vocoder e loop assillanti. Forse vuole rifarsi una verginità dopo avere minimamente ceduto ad un lieve interesse commerciale. Stavolta, a mio parere, ha toppato. Oppure non ci arrivo proprio, colpa mia. Voto: ☆

2 commenti:

microby ha detto...

BON IVER : Ti capisco. Anche per me, dopo il primo ascolto di 22, A Million, ultima fatica del canadese Justin Vernon a cinque anni dal precedente Bon Iver, è stata forte la tentazione di riporlo con l'impressione di un disco in cui la voce filtrata, i beats elettronici, il substrato apparentemente glaciale, i samples rappresentassero solo il mezzo per nascondere la povertà di ispirazione. Di più: mi sembrava un album senza partiture, una linea di scrittura; semplici appunti sapientemente manipolati in studio. Per fortuna ha prevalso la mia curiosità masochistica, e dopo parecchi ascolti mi ritrovo ad applaudire quello che era uno dei tanti (benchè tra i migliori) cantautori barbuti intimi, confessionali e depressogeni, che tuttavia ha trovato il coraggio e la forma per esprimersi in modo nuovo senza alterare la sostanza. Tralasciando le curiosità dei titoli dei brani (tra metafisica, filosofia, cabala, grafica), unico appunto critico è il fatto di non essere un pioniere di questo percorso (James Blake lo fa da 3 album, ma meno bene), che embrica la via tracciata da Laurie Anderson con "O Superman" con l' Eno/Byrne di "My Life In The Bush of Ghosts", i Radiohead di "Kid A" per arrivare appunto a Blake. Ostico, straniante, ma intenso. Alla fine, a me che ho sempre rispettato ma mai amato Bon Iver (o forse proprio per questo motivo), 22, A Million risulta essere il suo album che preferisco.
Voto Microby: 7.7

microby ha detto...

REGINA SPEKTOR : Non sorprende più la statura raggiunta e consolidata di Regina Spektor. Quello che ancora stupisce ed incanta è la naturalezza nel passare da intense ballads piano-voce ad eleganti chamber-pop o ancora a maestosi pop orchestrali. Quello che non è riuscito per esempio a Tori Amos, da sempre citata a paragone (surclassato). In quest'ultima prova il rimando è piuttosto all'assai meno famosa Amanda Palmer del sottostimato progetto Dresden Dolls: con una simile propensione alla teatralità che propone la Spektor anche come possibile autrice di rango per gli spettacoli di Broadway. A latere, a me era piaciuto molto anche What We Saw From The Cheap Seats.
Voto Microby: 8.5
Preferite: The Trapper And The Furrier, Sellers of Flowers, Obsolete

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