Un
debutto omonimo nel 1999 diventato mitico (da tutti considerato un
capolavoro dell’emocore),
e poi 17 anni di silenzio per la band dell’Illinois capitanata da
Mike Kinsella. Tre anni fa l’inattesa riunione per un secondo
album, di nuovo omonimo (per critici e fans la loro discografia si
distingue in LP1-LP2-LP3) e poco distante dagli umori e i suoni
dell’esordio, ancora apprezzato nonostante sia ormai estraneo al
contesto musicale contemporaneo, esattamente come il terzo lavoro
appena licenziato. E così un jangle-pop
chitarristico,
appena amplificato e come da copione insieme melodico e
malinconicamente ipnotico, si accompagna a voci languide ed una
sezione ritmica puntuale ed aggraziata. Tutto gradevole e non
stucchevole, tuttavia meravigliosamente uguale a se stesso, con una
scrittura che fa pericolosamente assomigliare le canzoni l’una
all’altra. Per inguaribili romantici.
Voto
Microby: 7.3
Preferite:
Doom
In Full Bloom, Uncomfortably Numb, Life Support
SIGRID
(2019) Sucker Punch
Debutto
su lunga distanza dell’altrimenti già nota per numerosi singoli di
successo, la ora ventiduenne norvegese è incredibilmente dotata
nella scrittura di canzoni che sposano un alto tasso di commercialità
con qualità di melodie e testi, come poche altre pop singers nella
sfera del moderno
easy listening
(Robyn, Carly Rae
Jepsen, Taylor Swift,
e giù fino alle maestre Lady Gaga e Madonna), non solo
radiofonicamente spensierato e danzereccio, ma anche romantico ed
introspettivo (vedi Adele).
Piacevolmente appiccicaticcio.
Voto
Microby: 7.5 Preferite:
Sucker
Punch, In Vain, Strangers
Nel 2017 premiata dalla Folk Alliance International per la canzone dell’anno (You Didn’t Call My Name) e dall’International Bluegrass Music Association come chitarrista dell’anno, nonché strumentista dell’anno nel corso degli Americana Music Awards del 2018, Molly Tuttle rappresenta sicuramente una delle artiste emergenti di Americana degli ultimi anni. MT ha il pregio di cercare contaminazioni melodiche tra il suo brillante finger-picking bluegrass ed un roots-country alla Jason Isbell. Il tutto impreziosito da una voce stupenda che ricorda Alison Krauss e la capacità evocativa di Suzanne Vega.