lunedì 29 marzo 2021

VALERIE JUNE (2021) The Moon And Stars: Prescriptions For Dreamers


Genere
: Folk, Singer-songwriter, Soul

Simili: Jolie Holland, Yola, Rhiannon Giddens

Voto Microby: 7.8

Preferite: Call Me A Fool, Why The Bright Stars Glow, Colors

Ciò che mi sorprende delle recensioni del terzo album della cantautrice del Tennessee non sono i peana indiscriminati (sebbene a mio avviso esagerati: Metacritic assegna un punteggio di 86, corrispondente ad un "universal acclaim"), ma l'insistita attribuzione di genere: blues/soul/R&B. Come se essere di colore e di Memphis obbligasse al matrimonio Stax/Motown. In realtà la bella e talentuosa polistrumentista fin dall'eccellente esordio (recensito sul nostro blog nel 2013) si presenta come una folksinger originalmente aperta, che parte dalla materia musicale americana bianca per embricarla con la ricca tradizione nera che va dal vintage jazz al gospel/soul/R&B, con rare sfumature blues ed una più recente attenzione al pop sofisticato (come da copertina). Scrittura melodica dolente, arpeggi di chitarra acustica che evocano le Tennessee plains, lineari fraseggi di pianoforte, sezione ritmica morbida e talvolta arrangiamenti di ottoni che scaldano le canzoni coi colori del sud nero. Una voce per molti meravigliosa (non sono tra gli estimatori), certamente singolare se non unica , acuta quando non acidula, col timbro prepuberale che riconosciamo nelle nenie del blues maliano e nelle cantanti dell'Africa nera, ma non nelle grandi interpreti blues & soul americane. Insomma nè Tracy Chapman nè Beyoncè nè Alicia Keys nè Aretha Franklin nè Mavis Staples. Piuttosto una elegantissima Jolie Holland che rende leggero l'approccio folk dell'ultima Rhiannon Giddens sposandolo con il talento melodico di Yola e l'eclettismo di Alynda Segarra (Hurray For The Riff Raff). Con le potenzialità di diventare una star sia del pentagramma che del botteghino.

giovedì 18 marzo 2021

TINDERSTICKS (2021) Distractions


Genere
: Chamber Pop, Elettronica noir

Simili: The Slow Show, Lambchop, Nick Cave

Voto Microby: 6.7

Preferite: Lady With The Braid, You’ll Have To Scream Louder, A Man Needs A Maid

Per il sestetto di Nottingham da sempre identificato con la voce baritonale e le liriche di Stuart Staples, entrambe intrise di romanticismo dark alla Leonard Cohen ma anche Ian Curtis, l’ultimo decennio non è stato artisticamente da applausi. All’ovvia impossibilità di ribadire in eterno la qualità ma anche il genere musicale (un chamber pop noir denso e letterario, poco radiofonico ed invece notturno e cinematografico) dei primi due semi-capolavori del 1993 e 1995, gli inglesi hanno comunque sempre risposto con buoni lavori da ascolto e da embricare con pellicole, ma negli ultimi album hanno cercato di differenziare la solita proposta musicale, in particolare avvicinandosi all’elettronica. In Distractions se ne servono più abbondantemente che mai, ma il risultato non è quello desiderato (almeno per me): drum machine, basso metronomico e loop elettronici in mano ai Tindersticks producono solo brani oltremodo dilatati da giri soporiferi (“ipnotici”, sosterrebbero gli ammiratori), e purtroppo il disco è aperto da un brano siffatto che ci ammorba per 11’07”. Il lavoro è maggiormente apprezzabile nelle tre covers centrali, una A Man Needs A Maid più asciutta ma altrettanto triste dell’originale di Neil Young, una ottimamente arrangiata Lady With The Braid di Dory Previn, ed una vivace (per gli standard della band…) You’ll Have To Scream Louder dei Television Personalities. Anche invocando l’antica ma persistente classe, è troppo poco per scaldare cuori e mani.

martedì 9 marzo 2021

CARM (2021) CARM


Genere
: Indietronica, Art-pop, Soundtrack

Simili: Sufjan Stevens, Bon Iver, Mark Isham

Voto Microby: 8

Preferite: Soft Night, Song of Trouble, Nowhere

C’è un uomo solo al comando dietro al moniker CARM: è il polistrumentista (ma spiccatamente trombettista) J Camerieri, da Minneapolis, co-fondatore e fiatista dell’orchestra classica contemporanea da camera yMusic. Già collaboratore di Sufjan Stevens, The National, Bon Iver, Taylor Swift e l’ultimo Paul Simon (dal quale è molto apprezzato), il trombettista ha pensato ad un progetto cui prestare non solo le sue doti da strumentista, ma anche quelle di compositore ed arrangiatore. Per il suo esordio da solista ha pertanto radunato i musicisti che, pur di altra formazione artistica, più si avvicinano al suo concetto di musica aperta e colta: Sufjan Stevens, Justin Vernon, Mouse On Mars, Ira Kaplan e Georgia Hurley (Yo La Tengo). Il risultato finale è un equilibrato ma gustoso piatto in cui i singoli ingredienti si percepiscono senza che uno prevalga sull’altro: nemmeno lo stesso Camerieri, in molti brani al servizio degli ospiti piuttosto che viceversa. Musicalmente il lavoro è fondato su trame di indie elettronica calda, mai pervasiva, sulle quali si distendono le note gentili e malinconiche della tromba e del corno francese del giovane americano, in veste da solista o con delicate partiture da brass band. Il quadro ha tinte pastello e sfumature brumose, con tuttavia sprazzi di luce che accennano all’orecchiabilità di Chuck Mangione, alle carezze di Mark Isham ed ai colori di Chris Botti al servizio di belle melodie. In un lavoro prevalentemente strumentale, bene si amalgamano alla solista e ai cori le voci di Sufjan Stevens, Camilla Staveley, Shara Nova, Justin Vernon, Jake Luppen, che impreziosiscono un album dal sapore da soundtrack cinematografica ma che è un piacere anche solo ascoltare.

mercoledì 3 marzo 2021

Recensione: CELESTE - Not Your Muse (2021)

 CELESTE - Not Your Muse (2021)



Genere: Jazz Pop R&B Soul


Cantante inglese di origine giamaicana, Celeste Epiphany Waite era molto attesa con questo lavoro uscito nei primi giorni di gennaio dopo una serie di indizi (musicali) molto interessanti diffusi nell’anno appena passato, dalle colonne sonore dei film che sbancheranno durante la prossima notte dell'Oscar (“Il processo ai Chicago 7” e “Soul” della Pixar), al tormentone “Stop this Flame”, spesso utilizzato come commento sonoro a servizi televisivi di ogni genere. 

Celeste attinge alla tradizione retro-soul-jazz anglosassone (Nina Simone, Sade, Amy Winehouse) attualizzandola e rendendola moderna e contemporanea.  “Love is Back” è una canzone impossibile da non associare al ritmo ed al ricordo di “Back to black” di Amy, “Beloved” ha un fascino quasi cinematografico, “A Kiss” è una ballad malinconica standard ma efficace, “Tonight Tonight” e “Tell Me Something I Don’t Know” sono pezzi intrisi di soul-pop molto vintage, la stessa “Stop this Flame” ricorda in maniera un po’ vaga “Rolling In The Deep” di Adele. Manca invece ogni rimando all’r’n’b contemporaneo (un vero sollievo….). Il talento è indiscutibile, la sua voce è di rara bellezza e l’esordio è promettente: detto questo speriamo che mantenga equilibrio, garbo e raffinatezza, stimolando i fedelissimi amanti del soul senza evolversi in direzione esclusivamente mainstream. Alzerà la posta o cederà alle lusinghe del successo?  Da ascoltare: Stop This Flame, Tell Me Something I Don't Know, Love Is Back. 

Voto:




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