venerdì 25 luglio 2014

MARY GAUTHIER, SHARON VAN ETTEN, ARC IRIS


MARY GAUTHIER (2014) Trouble And Love
Artista in continua crescita (dei 7 albums licenziati dal 1997, l’attuale è il migliore), l’americana ha sempre affrontato il cantautorato folk e country con originalità, pur aderendo al filone alt.country. Lei stessa descrive il proprio songwriting come “country noir”, ed i testi votati alle difficoltà della vita quotidiana (in quest’ultimo lavoro improntati ai tormenti d’amore), l’impianto acustico semiamplificato, il passo lento e scuro dei brani, la voce dolente, il blues sullo sfondo la pongono al fianco di Townes Van Zandt, Steve Earle, Neil Young tra gli uomini, di Lucinda Williams, Jesse Sykes, Kathleen Edwards tra le donne, dei Cowboy Junkies tra i gruppi. Registrato in presa diretta in studio con la sua road-band non perché suonasse reale, ma fosse reale, Trouble and Love è decisamente consigliato a chi ama i dischi emozionali, a costo di soffrirne.
Voto Microby: 7.8
Preferite: When A Woman Goes Cold, Another Train, Oh Soul

SHARON VAN ETTEN (2014) Are We There
La crescita dell’artista del New Jersey dal 2009 ad oggi è stata continua: partita come una Marissa Nadler più melodrammatica ha progressivamente aggiunto al suo bagaglio e interiorizzato nella scrittura la liricità di Patti Smith, la rabbia di PJ Harvey e la modernità di St. Vincent. In Are We There propone una serie di power ballads che suonano vintage nei crescendo musicali ma attuali nei suoni elettroacustici (più tastiere che plettri). Sempre malinconica e disillusa nei testi e nell’uso della voce (spesso in falsetto), ma ancora combattiva nello sferragliare della chitarra elettrica a sottolineare i passaggi più tormentati. “Una delle cantautrici migliori che abbiamo” (Claudia Durastanti sul Mucchio 718, 2014). Concordo.
Voto Microby: 7.8
Preferite: Taking Chances, Tarifa, You Know Me Well
ARC IRIS (2014) Arc Iris
Arc Iris è il moniker di Jocie Adams, ex-Low Anthem ed ex-ricercatrice alla NASA: più che proiettarsi nello spazio, al suo debutto reinterpreta a modo suo molti generi musicali del passato, prevalentemente il pop della prima Kate Bush sapientemente miscelato con il folk di Cheri MacNeil (alias Dear Reader), le tendenze-cabaret di Regina Spektor, ed ancora il New Orleans jazz ed il country sudista. Arrangiamenti complessi e ricchezza di strumenti (piano, chitarre, archi, fiati, sezione ritmica e belle armonie vocali) e di soluzioni trasversali ne fanno un disco atemporale, che resisterà al tempo. Speriamo segua le orme delle succitate, piuttosto che di Tori Amos, altro paragone che viene in mente.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Singing So Sweetly, Money Gnomes, Ditch



domenica 20 luglio 2014

Recensioni al volo: John Fullbright, Brian Eno & Karl Hyde, Arthur Beatrice

JOHN FULLBRIGHT - Songs (2014)
Prima di pubblicare il meglio dei primi sei mesi del 2014 è doveroso introdurre questa sorta di predestinato del folk-rock americano. Neil Young aveva 24 anni quando aveva inciso After the Gold Rush, Joni Mitchell 27 quando registrava Blue, John Fullbright, ora 26enne, probabilmente, secondo buona parte della critica, potrà entrare nel pantheon insieme a questi grandi cantautori.  JF, nato nello stesso paese di Woody Guthrie (qualcosa vorrà pur dire), ha suonato per un pò assieme a Joe Ely e Jimmy Webb, ma poi è venuto fuori il suo vero talento: si è concentrato su se stesso e la sua musica ha iniziato a stupire.  Un song-writer nato: canzoni belle, chitarra acustica accarezzata con maestria, pianoforte suonato in maniera elegante, voce ben impostata. Ballate acustiche stile Randy Newman od elettriche stile Steve Earle, non so se JF arriverà alle vette dei grandi cantautori nord-americani, ma sicuramente è una grande promessa del folk-rock americano, secondo la vera tradizione dei più grandi song-writers americani.  Da downloadare: When You’re Here, Never Cry Again, The One That Lives Too Far. Voto: ☆☆☆☆1/2

BRIAN ENO & KARL HYDE - Someday World (2014) e High Life (2014)
Brian Eno è senza dubbio il padre e mentore di tutta la musica sperimentale moderna ed ogni suo disco è da sempre un evento musicale. Per rimanere negli ultimi 10 anni,  Another Day on Earth (2005), album solista dopo molti anni di silenzio, e Everything That Happens Will Happen Today (del 2008 insieme a David Byrne) sono due autentiche gemme nell’ambito della sua produzione. Non altrettanto si può dire degli altri lavori strumentali e delle varie collaborazioni che si sono inframmezzate a questi: tutti album decisamente duri da digerire. Ma lui non è mai stato il tipo di artista interessato alla perfezione.  Questi due album, Someday World (più pop) e High Life (decisamente più elettronico), usciti a distanza di 4 mesi uno dall’altro, e scritti insieme a Karl Hyde degli Underworld, sono una piacevole sorpresa: forse tra i suoi migliori album per lo meno negli ultimi 20-25 anni. Voce distorta, chitarra pizzicata, tastiere ipnotiche e minimaliste, le solite architetture musicali inquiete e suggestive, quasi a voler recuperare qualcosa del grandissimo “Before & After Science”. Voto: ☆☆☆

ARTHUR BEATRICE - Working Out (2014)

AB innanzitutto non è un artista solista ma un gruppo di 4 londinesi al loro esordio discografico dopo un paio di anno di concerti in giro per l’Europa. Per farvi drizzare le antenne il loro elegante indie-pop si va a localizzare tra Alt-J, Wild Beasts e The XX. Un pop sofisticato con deviazioni soul e funky grazie alla incantevole voce di Ella Girardot, convive e si fonde con un contemporary R&B e con melodie jazzy. Una specie di piccolo gioiello indie-pop, ancora grezzo ma che esprime identità ed equilibrio. Da downloadare: Midland, Grand Union, Singles. Voto: ☆☆☆1/2

lunedì 14 luglio 2014

ME'SHELL 'NDEGEOCELLO, CONOR OBERST, ANDREW BIRD


ME'SHELL 'NDEGEOCELLO (2014) Comet, Come To Me
La recensione dei dischi di Michelle Lynn Johnson (il nome d’arte è stato adottato dopo gli studi musicali a New York, ed in Swahili significa “libera come un uccello”) si trova sulle riviste di musica pop-rock, jazz, black, di moda, di gossip, sui quotidiani. Sempre però ai margini. Paradossalmente è un segno di rispetto trasversale, perché M’N affronta molti stili musicali risultando però sempre incatalogabile. Forzando, la si potrebbe considerare un’artista nu-soul aperta ad ogni influenza, ma più di ricerca che commerciale. Anche nell’ultimo sforzo la sua voce, carezzevole come quella di Sade, cavalca il basso pulsante e rotondo di cui è raffinata suonatrice (e richiestissima session-woman) per interpretare canzoni ibridate di soul, jazz, dub, pop, reggae, hip hop. Suoni al solito misurati, puliti, rarefatti, algidi, elegantissimi ad opera di musicisti di categoria superiore. Se non la si conosce, Comet, Come To Me può rappresentare l’approccio ideale.
Voto Microby: 8
Preferite: Tom, Forget My Name, Folie à deux

CONOR OBERST (2014) Upside-Down Mountain
Il prolificissimo ed ancora giovane (34 anni) artista del Nebraska non ha mai inciso un disco meno che buono, da solista (sia a proprio nome che col più noto moniker Bright Eyes) e nei vari side projects (il più noto dei quali è Monsters of Folk). Il suo cantautorato è sempre stato improntato ad un folk ibridato con l’Americana, ma aperto ad influenze country, pop e rock, e persino elettroniche e tropicali.
La sua voce adenoidea cavalca anche in quest’ultimo lavoro arrangiamenti ricchi, al solito elettroacustici e che si svelano con ripetuti ascolti. E anche stavolta non fallisce.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Zigzagging Toward The Light, Governor’s Ball, Time Forgot
ANDREW BIRD (2014) Things Are Really Great Here, Sort of...
Il progressivo abbandono delle eleganti orchestrazioni pop che avevano contrassegnato il periodo d’oro (il primo lustro del 2000) del violinista di Chicago lo ha condotto ora al passo decisivo, un folk rurale d’altri tempi, con arrangiamenti essenziali in cui si riconoscono ancora il tipico suono di violino (archetto e pizzicato) ed il fischiettìo del nostro, qui alle prese con un repertorio totalmente scritto dal duo di concittadini ed amici The Handsome Family. Lodevole nelle intenzioni, tuttavia la purezza degli intenti impone ripetuti ascolti e lo rende a tratti noioso, consigliabile ai puristi del genere.
Voto Microby: 7.2
Preferite: My Sister’s Tiny Hands, Don’t Be Scared, Frogs Singing




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