sabato 4 maggio 2013
Recensioni al volo: Frank Turner, Johnny Marr, The Leisure Society, The Strokes
Frank Turner - Tape Deck Heart (2013)
Già leader della band alternative-folk punk inglese Million Dead e da qualche anno dedicatosi alla carriera solista, è al quinto lavoro. Ormai del suo passato punk gli sono tuttavia rimasti solo i numerosi tatuaggi, almeno a giudicare da quest'ultimo disco, intriso di un sano vero rock&roll: linee di pianoforte, assoli di chitarre, batteria vibrante come nelle migliori tradizioni di REM, Counting Crows o Interpol con le ballate più tranquilli che virano verso Duncan Sheik o Josh Ritter. Un disco sorprendente per carica ed emotività che consiglio a tutti di godere a volume alzato lasciandosi prendere dalla grande energia che emana. Voto ★★★★
Johnny Marr - The Messenger (2013)
Quanti anni abbiamo aspettato il suo debutto solista: che emozione! Soprattutto perchè il disco suona come un album degli Smiths: ok i testi e la voce non possono ovviamente essere quelli di Morrissey ma le melodie indie-rock e gli arpeggi acustici sono quelli che ti aspetteresti da un loro nuovo lavoro (si ascolti la stupenda New Town Velocity, una delle migliori canzoni dell'anno senza dubbio alcuno). Ciò non significa affatto guardarsi indietro (ma vi rendete conto che sono 26 anni che non ci sono più gli Smiths...) e rinnegare il presente: il suo rock è attuale come lo è quello dei Franz Ferdinand o dei Modest Mouse, un bell'insieme di grunge, britpop, alternative e new wave. E ciò vale per tutto l'album, pur nei suoi alti (molti) e nei suoi bassi. Gli Smiths sono tornati. Voto ★★★1/2
The Leisure Society - Alone Aboard The Ark (2013)
Eravamo rimasti tutti piacevolmente sorpresi dall'eleganza del precedente lavoro Into The Murky Water (chi se ne è dimenticato vada a ripescare la bella recensione di Microby del 2011) e pertanto aspettavamo con trepidazione questo nuovo (il loro terzo) album che, tanto per essere chiari, conferma le grandi qualità del gruppo di Brighton. Lo stile è sempre quello: un bel chamber pop-folk caldo e leggiadro, impreziosito dalla strumentazione vintage di Ray Davies (Kinks) nel cui studio londinese il disco è stato registrato. Non mancano comunque le inflessioni più jazzate, le chitarre rock e una sottile nuance elettronica, perfettamente integrata nel contesto melodico. Se si deve trovare un difetto è quello di essere un filino più commerciale e teatrale del precedente ma non vi è dubbio che in complesso siamo davanti ad una band in grande crescita. Voto ★★★1/2
The Strokes - Comedown Machine (2013)
Per quei pochi che non li conoscono la band del mitico Julian Casablancas è sicuramente da annoverare tra i migliori esempi di indie rock (ormai poco indie visto il successo planetario della loro musica). Una miscela di synth-pop, surf pop ed un pizzico di new wave anni '80 (ma quella buona però, genere Human League o Simple Minds): anche questo nuovo lavoro non smentisce quanto di buono sentito prima. Anche in questo caso, come per la Leisure Society, la tendenza è quella di virare sempre più verso un pop funkeggiante che potrà far storcere il naso a molti (soprattutto a coloro che vogliono il continuo ripetersi delle atmosfere di Is This it del 2001) ma che nelle loro mani funziona a meraviglia. Voto ★★★1/2
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3 commenti:
THE LEISURE SOCIETY: beh Luca, sai che io ho un debole per questo gruppo scaldato dal sole di Brighton...quindi la possibile delusione (come per te l'ultimo John Grant) è dietro l'angolo... Invece, terzo album ed ennesimo centro nell’eccellenza musicale per questo combo inglese innamorato delle fragranze antiche del folk come della freschezza del pop, tanto che nella ricchezza degli arrangiamenti acustici con strumenti anche desueti, e nella varietà di stili ben amalgamati tra folk, pop, swing fanno pensare che i Fleet Foxes abbiano incontrato i Fanfarlo nella colonna sonora di un film di Billy Wilder. Allegri ma non banali, freschi ma raffinati, non eguagliano il capolavoro di 2 anni fa, Into The Murky Water, ma pareggiano il brillante esordio The Sleeper del 2009. Sottovalutati. 8/10
THE STROKES: più la logica prosecuzione dell’album solista del cantante Julian Casablancas, la quinta fatica del gruppo newyorkese rappresenta comunque la costante evoluzione dal garage-rock dandy degli esordi (Velvet Underground docent) all’attuale guitar-synth-pop (vedi Blondie o Knack virati-disco), dai ’60 agli ’80, dallo sballo al ballo. Sempre ottimamente suonato, metronomico e radiofonico, con sorprendenti ma piacevolmente appiccicosi refrains di synth gommoso e ritornelli in falsetto, CM si colloca fuori dal podio tra la produzione del gruppo, ma piacerà come hai sottolineato agli amanti degli eighties di qualità. 7/10
JOHNNY MARR: la carriera solista di Morrissey e Johnny Marr testimonia che gli Smiths rappresentavano più che la mera somma di cantante e chitarrista, pur in presenza di prove sempre di buon livello. Come The Messenger, primo lavoro, dopo numerose collaborazioni, del chitarrista inglese più influente dell’era post-punk: senza cercare gli Smiths a tutti i costi (voce e testi di Marr non sono paragonabili a quelli di Morrissey) il risultato è buono, grintoso, con la sezione ritmica arrembante e le chitarre elettriche ruggenti, più che la squillante Rickenbacker di un tempo. Rock rétro ispirato senza essere passatista. 7.4/10
E concordo che New Town Velocity è bellissima. Sulla stessa falsariga ti propongo 3-4 gemme dall'ultimo album degli House of Love: scoprile da solo, sarà un piacere...
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