Mi piace ancora ascoltare le novità e grazie all'ascolto in streaming riesco ad essere più flessibile nel giudicare la qualità rispetto a quando mi costavano del denaro. A differenza del passato, quando ascoltavo per giorni e giorni lo stesso album ora è difficile che gli dedichi più di un paio di ascolti: in pratica ascolto sempre più musica ma sempre meno ogni singolo disco. Siccome le abitudini sono difficili da perdere, ammetto di aver comunque acquistato un certo numero di album, soprattutto in occasione di concerti ma anche un pò per sdebitarmi verso l'artista che ho ascoltato in streaming.
Il 2017 non è stato particolarmente brillante e ricco. Ormai gli strumenti elettronici hanno preso il sopravvento e le chitarre sono ormai delle rarità: i DJ pretendono di essere i nuovi idoli pur assemblando musica con un campionamento qui ed un computer là. Per le classifiche di quest'anno abbiamo cercato, come sempre, di scegliere roba vera, costruita con le mani ed il cuore, dischi che possano resistere al tempo e che magari ci verrà voglia di ascoltare tra 10 anni. Ognuno ha i suoi propri gusti e le classifiche dei vari blogger (da domani sul blog) lo dimostrano annualmente.
Certo non è più il tempo di una volta, ho pianto Tom Petty e Gregg Allman, ho pianto Walter Becker e Leonard Cohen. Ma non sono morti solo loro. E' il mio mondo che è morto: il rock'n'roll, la chitarra elettrica, i negozi di dischi e quelli di libri, i film di Fellini e Monicelli, Enzo Jannacci, Pino Daniele ed Giorgio Gaber, Alberto Sordi e Raimondo Vianello, Woody Allen e John Belushi, Meg Ryan e Kathleen Turner, Indro Montanelli e Gianni Brera, il Milan degli Invincibili, Arbore e Boncompagni, Michael Jordan e Tim Duncan, l'ottimismo, il XX secolo.
Il rock è morto, viva Bruce Springsteen.
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