giovedì 24 settembre 2020

FANTASTIC NEGRITO


FANTASTIC NEGRITO (2020) Have You Lost Your Mind Yet?

Una decina di anni fa avrei scommesso che il futuro della musica black (non mainstream) sarebbe passato dalle coordinate tracciate da tre artisti agli esordi: Gary Clark Jr, Black Joe Lewis, e Fantastic Negrito. Non a caso texani i primi due e meticcio con la madre del Sud degli USA il terzo, a sottolineare come il southern blues abbia rivisitato non solo le radici delle dodici battute acustiche di Robert Johnson ed elettriche di Muddy Waters ma anche la sensualità ritmica del R&B di James Brown e del funk di Sly Stone. Un paio di lustri dopo si è potuto constatare che la fiducia nei tre artisti era ben riposta, tuttavia nessuno di loro ha ancora prodotto il capolavoro del genere. Il “R&B con importante attitudine garage” (come scrivevamo su queste pagine) di Black Joe Lewis si è un po’ fossilizzato dopo due primi album da applausi, e Gary Clark Jr ha sempre pubblicato buoni album ed impressionato nella dimensione live ma non ha mai fatto il salto di qualità definitivo. L’unico, a mio avviso, in crescita costante disco dopo disco (tanto da portarsi a casa il Grammy Award for Best Contemporary Blues Album sia con The Last Days of Oakland del 2016 che con Please Don’t Be Dead del 2018) è Xavier Amin Dphrepaulezz (il padre è caraibico di origini somale), in arte Fantastic Negrito. Unico anche nel riuscire ad ibridare sapientemente il blues (che resta la matrice principale) con il soul, il rhythm and blues, il funky, il rock, il rap, l’hip hop, con un linguaggio che amalgama Muddy Waters con James Brown, Jimi Hendrix con Sly Stone, Solomon Burke con Prince (passaggio obbligato per tutta la cultura black degli ultimi 40 anni), e suoni (in particolare la ritmica e le parti vocali) perfettamente integrati con la cultura delle hip hop bands. Sonorità non di facile accesso per chi vive di Frank Ocean, Kendrick Lamar, Solange, Dizzee Rascal e compagnia bella, ma neppure per chi si nutre di B.B. King, John Lee Hooker, John Mayall, Joe Bonamassa. Tuttavia entrambe le categorie di ascoltatori commetterebbero un grosso errore se non si approcciassero a quest’ultimo fuoriclasse della musica black. Have You Lost Your Mind Yet? non è ancora un capolavoro, ma è sulla strada giusta.

Voto Microby: 8

Preferite: Your Sex Is Overrated, Searching For Captain Save A Hoe, How Long

lunedì 14 settembre 2020

NADINE SHAH


NADINE SHAH (2020) Kitchen Sink

Se in occasione di Holiday Destination (2017) avevamo sottolineato per la prima volta l’influenza di Morphine e Talking Heads, la cantautrice di passaporto britannico ma dal DNA misto pakistano-norvegese conferma strumentalmente tale impressione in una prima parte del nuovo album che potrebbe appartenere ad un David Byrne meno caraibico o ad un Peter Gabriel meno etnico. Salvo proporre una seconda parte in cui i colori si attenuano per lasciare spazio ad un bianco/nero di struttura dark che troviamo nelle canzoni più pop di Anja Plaschg (Soap and Skin), Chelsea Wolfe, Jenny Hval, Angel Olsen. D’altra parte su queste pagine a proposito del suo Fast Food (2015) scrivevamo “una Patti Smith che flirta con la musica dark di stampo 4AD”. Ci sono quindi le due anime della Shah in Kitchen Sink, ben distinte come a voler testimoniare l’equilibrio ancora non raggiunto, la dicotomia non solo musicale ma anche socio-politica (il tema delle liriche è quello della condizione femminile attuale), che parte forse da un conflitto familiare mai elaborato tra un diritto femminile tra i più avanzati (quello norvegese) ed uno tra i più limitati (quello pakistano), agli occhi di una donna nata e cresciuta in Inghilterra. Musicalmente la Shah si conferma come una delle migliori cantautrici pop-rock dell’ultima generazione, con la sua voce baritonale dal vibrato classico e gli arrangiamenti moderni ma figli della new wave ’80 e dell’indie-rock ’90, e ben lontani dal mainstream dozzinale.

Voto Microby: 7.6    

Preferite: Ladies for Babies (Goats For Love), Trad, Buckfast


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