Genere: Post-punk, Punk-funk
Simili: Squid, Shame, Franz Ferdinand, Wire
Voto Microby: 7.3
Preferite: Land of The Blind, Quarantine The
Sticks, The Overload
Accolta come la più recente stella nel firmamento post-punk
british, la giovane band di Leeds guidata dal vocalist James Smith alla prova
del primo album non sorprende né per originalità né per qualità. Sono (per ora?)
lontani il pop-punk aguzzo e geniale dei primi XTC o la potenza lirica degli
attuali Idles, bands cui la critica inglese li paragona. E’ palpabile
certamente quel tipo di influenza, così come il pop nevrotico dei Talking Heads
e schizoide/garagista di Wire e Fall, a braccetto col più recente punk-funk
spigoloso dei Franz Ferdinand shakerato con il post-punk elettrico ed urgente
di Shame, Squid, black midi e con il rap urbano bianco inglese. Le teste
parlanti vengono (involontariamente?) citate anche nel brano più pop, quel Land of The Blind in cui il pa-pa-pa-pa non fa che ricordare il ben
noto fa-fa-fa-fa della Psycho Killer del debutto della band
newyorkese nel 1977. Si comunica energia e percepisce rabbia controllata, ma al
di là delle liriche e della musica angolare ciò che latita in un disco che
alcuni recensiscono come imperdibile è la fantasia (il costrutto al pentagramma
è piuttosto monocorde), così come la melodia (che viene relegata ai ritornelli,
laddove nelle strofe si declama/rappa piuttosto che cantare). Ne risulta
comunque un discreto album che rinforza e allarga le maglie del post-punk,
genere ben lungi dall’estinguersi anche nel nuovo millennio.