venerdì 29 aprile 2022

YARD ACT (2022) The Overload


Genere
: Post-punk, Punk-funk

Simili: Squid, Shame, Franz Ferdinand, Wire

Voto Microby: 7.3

Preferite: Land of The Blind, Quarantine The Sticks, The Overload

Accolta come la più recente stella nel firmamento post-punk british, la giovane band di Leeds guidata dal vocalist James Smith alla prova del primo album non sorprende né per originalità né per qualità. Sono (per ora?) lontani il pop-punk aguzzo e geniale dei primi XTC o la potenza lirica degli attuali Idles, bands cui la critica inglese li paragona. E’ palpabile certamente quel tipo di influenza, così come il pop nevrotico dei Talking Heads e schizoide/garagista di Wire e Fall, a braccetto col più recente punk-funk spigoloso dei Franz Ferdinand shakerato con il post-punk elettrico ed urgente di Shame, Squid, black midi e con il rap urbano bianco inglese. Le teste parlanti vengono (involontariamente?) citate anche nel brano più pop, quel Land of The Blind in cui il pa-pa-pa-pa non fa che ricordare il ben noto fa-fa-fa-fa della Psycho Killer del debutto della band newyorkese nel 1977. Si comunica energia e percepisce rabbia controllata, ma al di là delle liriche e della musica angolare ciò che latita in un disco che alcuni recensiscono come imperdibile è la fantasia (il costrutto al pentagramma è piuttosto monocorde), così come la melodia (che viene relegata ai ritornelli, laddove nelle strofe si declama/rappa piuttosto che cantare). Ne risulta comunque un discreto album che rinforza e allarga le maglie del post-punk, genere ben lungi dall’estinguersi anche nel nuovo millennio.

domenica 17 aprile 2022

Recensione : The Delines - The Sea Drift (2022)

 THE DELINES - The Sea Drift (2022)



Genere: Americana, Folk, Country-Soul, Indie-Rock

Influenze:  Glen Campbell, Kris Kristofferson, Tony Joe White, Dusty Springfield, Rickie Lee Jones


Willy Vlautin, già anima dei Richmond Fontaine nonché talentuoso scrittore romanziere di una certa notorietà, pubblica questo terzo lavoro dei The Delines, senza dubbio la loro prova più convincente e matura. Un insieme di storie di frontiera e ballate romantiche ed evocative, la cui formula essenziale è riconducibile al genere “Americana” con una commistione di folk-blues, country e jazz che rendono l’atmosfera di ascolto estremamente confortevole, quasi familiare. Ma la band di Portland è anche la voce di Amy Bloome, dotata di toni vocali malinconicamente soul che si incastrano perfettamente tra piano elettrico, basso, batteria e fiati senza mai un caduta di stile. Ed è anche la batteria di Sean Oldham, i fiati di Cory Gray ed il basso di Freddy Trujillo, tutti veterani dei Richmond Fontaine. Vlautin ha descritto il disco come “cinematografico” ed è difficile non essere d’accordo (a proposito, il video di Little Earl qui sotto è decisamente Wendersiano) ma è soprattutto un insieme di frames minimalisti più che di panorami, di storie alla Raymon Carver più che da romanzo Steinbeckiano.

Una band davvero speciale per un album davvero, davvero speciale. 


Da ascoltare: Little Earl, Kid Codeine, Hold Me Slow, Past the Shadows.

Voto:



domenica 10 aprile 2022

BILL CALLAHAN & BONNIE PRINCE BILLY (2022) Blind Date Party


Genere
: Folk, Country, Indie-Rock, Psichedelia, Singer-songwriter  

Simili: AAVV

Voto Microby: 7.5

Preferite: Our Anniversary, I Love You, My Wild Kindness, Deacon Blues, Blackness of The Night

Durante il lockdown pandemico Bill Callahan (Smog) e Bonnie “Prince” Billy (Will Oldham, Palace, Palace Brothers) decisero di impiegare il tempo commissionando ad artisti della propria etichetta la registrazione di alcune covers scelte dai due, lasciando ampia libertà di interpretazione in collaborazione con i due artisti. I quali, da sé, in comune hanno solo lo status di icona indie e radici folk-cantautorali con predilezione per i suoni acustici ed essenziali. Ma tanto è musicalmente contemplativo e con voce baritonale Callahan, quanto è irrequieto e con timbro efebico Oldham. I brani completati (audio e video) vennero condivisi settimanalmente sui social nell’autunno-inverno 2020/2021, in una rubrica online denominata Blind Date Party. Ma il risultato finale andò ben oltre le aspettative artistiche di chi si aspettava un semplice prodotto semi-artigianale pour le plaisir, tanto che ora l’etichetta decide la pubblicazione di una ventina di brani su album doppio intitolato appunto “Festa al buio”. Chi conosce la storia artistica di Callahan/Oldham si sorprenderà per la scelta degli artisti coverizzati, che ingloba con nonchalance Lou Reed come Hank Williams Jr., Billie Eilish e Cat Stevens, Steely Dan come Jerry Jeff Walker, Robert Wyatt e Lowell George, Iggy Pop e Leonard Cohen, Air Supply e John Prine. La medesima, spiazzante eterogeneità sorprende anche sul piano realizzativo di genere, passando dal folk al rock, dalla psichedelia all’outlaw country, dal bluegrass alle distorsioni elettriche, dal reggae al soul, dal tex-mex ad accenni di elettronica. E i collaboratori (non semplici “featurings”) sono di conseguenza altrettanto variegati: Matt Sweeney, Alasdair Roberts, Bill MacKay, Dead Rider, David Pajo, Mick Turner, Nathan Salzburg, Ty Segall, Six Organs of Admittance, David Grubbs, Cassie Berman tra gli altri. Novanta minuti totali che, se non hanno il dono della concisione e dell’omogeneità, hanno quello della fantasia e della libertà in un ambito folk-rock dai contorni molto dilatati. E’ vero che il risultato finale è più simile ad una (ottima) compilation che ad un unicum coeso, e che pertanto accontenterà/scontenterà tutti, ma gli ascoltatori pescheranno gioiellini del genere amato nascosti tra le pieghe di stili abitualmente poco frequentati.

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