domenica 10 aprile 2022

BILL CALLAHAN & BONNIE PRINCE BILLY (2022) Blind Date Party


Genere
: Folk, Country, Indie-Rock, Psichedelia, Singer-songwriter  

Simili: AAVV

Voto Microby: 7.5

Preferite: Our Anniversary, I Love You, My Wild Kindness, Deacon Blues, Blackness of The Night

Durante il lockdown pandemico Bill Callahan (Smog) e Bonnie “Prince” Billy (Will Oldham, Palace, Palace Brothers) decisero di impiegare il tempo commissionando ad artisti della propria etichetta la registrazione di alcune covers scelte dai due, lasciando ampia libertà di interpretazione in collaborazione con i due artisti. I quali, da sé, in comune hanno solo lo status di icona indie e radici folk-cantautorali con predilezione per i suoni acustici ed essenziali. Ma tanto è musicalmente contemplativo e con voce baritonale Callahan, quanto è irrequieto e con timbro efebico Oldham. I brani completati (audio e video) vennero condivisi settimanalmente sui social nell’autunno-inverno 2020/2021, in una rubrica online denominata Blind Date Party. Ma il risultato finale andò ben oltre le aspettative artistiche di chi si aspettava un semplice prodotto semi-artigianale pour le plaisir, tanto che ora l’etichetta decide la pubblicazione di una ventina di brani su album doppio intitolato appunto “Festa al buio”. Chi conosce la storia artistica di Callahan/Oldham si sorprenderà per la scelta degli artisti coverizzati, che ingloba con nonchalance Lou Reed come Hank Williams Jr., Billie Eilish e Cat Stevens, Steely Dan come Jerry Jeff Walker, Robert Wyatt e Lowell George, Iggy Pop e Leonard Cohen, Air Supply e John Prine. La medesima, spiazzante eterogeneità sorprende anche sul piano realizzativo di genere, passando dal folk al rock, dalla psichedelia all’outlaw country, dal bluegrass alle distorsioni elettriche, dal reggae al soul, dal tex-mex ad accenni di elettronica. E i collaboratori (non semplici “featurings”) sono di conseguenza altrettanto variegati: Matt Sweeney, Alasdair Roberts, Bill MacKay, Dead Rider, David Pajo, Mick Turner, Nathan Salzburg, Ty Segall, Six Organs of Admittance, David Grubbs, Cassie Berman tra gli altri. Novanta minuti totali che, se non hanno il dono della concisione e dell’omogeneità, hanno quello della fantasia e della libertà in un ambito folk-rock dai contorni molto dilatati. E’ vero che il risultato finale è più simile ad una (ottima) compilation che ad un unicum coeso, e che pertanto accontenterà/scontenterà tutti, ma gli ascoltatori pescheranno gioiellini del genere amato nascosti tra le pieghe di stili abitualmente poco frequentati.

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