sabato 17 luglio 2010

CSN a Milano: recensione del concerto.


Sono passati 44 anni da quando Graham Nash si presentò a casa di David Crosby, portatovi da Cass Elliott (Mamas&Papas): Crosby a quei tempi era ancora nei Byrds mentre Nash era la colonna degli Hollies, in Inghilterra. Da quel primo incontro l'amicizia si è consolidata ed i due (insieme ovviamente a Stills e Neil Young) sono stati i protagonisti incontrastati della scena West Coast degli anni '70, insieme a Jefferson Airplane e Grateful Dead.
Il nostro affetto verso di loro è rimasto immutato da allora e la prova l'abbiamo avuto allo splendido concerto di venerdì 16 luglio 2010, presso l'arena Civica di Milano. In un caldo africano (Crosby si è piazzato per l'intero concerto di fronte ad un ventilatore che gli sparava aria a tutto andare) e nel solito tripudio di zanzare, l'Arena era strapiena. C'era chi sventolava le copertine degli album storici, chi portava magliette dal dubbio gusto pop anni'70, chi agitava la testa quasi fosse ad un concerto degli Iron Maiden, chi cantava a memoria ed all'unisono i testi delle loro canzoni ed infine chi non smetteva mai di fare foto (ebbene sì, ne ho fatte anch'io, ma solo all'inizio..) quasi per cercare di fermare il tempo e le emozioni.
L'inizio è di quelli fulminanti: Woodstock, Military Madness (dal primo disco di Nash del 1971), Long Time Gone (sempre più blues), Bluebird (dei Buffalo Springfield), Marrakesh Express e Southern Cross. Poi ancora Long may you run, in cui per la verità manca decisamente la voce di Neil Young, e le magnifiche e, per certi versi, ancora moderne Deja Vu e Wooden Ship alla fine delle quali Nash continua a chiamare l'ovazione per il suo amico di sempre, David Crosby. Dopo un breve intervallo si cimentano in qualche cover: Norwegian Wood, Ruby Tuesday, Girl from the North Country (bella), Midnight Rider (degli Allman Brothers) e Behind Blue Eyes (anche questa molto bella), poi ancora altri grandi successi: In your name, Delta (assai commovente), Cathedral, Guinnevere, Our house (dedicata alle mogli), la stupenda Almost Cut my Hair, Love the One you're with, Teach Your Children.
Crosby ha ancora una voce magnifica e Nash è il solito trascinatore ed istrione sul palco, Stills era senza voce ma per fortuna le dita, quelle, le ha mosse bene sulle chitarre, anche se qualche assolo non gira proprio per il meglio (e pensare che è il ragazzino della band, solo 65 anni contro i 67 di Nash ed i 69 di Crosby). In conclusione un ottimo show in cui la setlist era quanto di meglio potessimo attenderci (ok non c'erano Darkstar, Shadow Captain e Chicago ma non si poteva avere tutto) ed in cui i tre hanno stupito per la loro carica e per la classe immutata dopo 40 anni e oltre di sodalizio.
I tre sembrano stupiti dell'affetto del pubblico e cercano anch'essi di godersi l'emozione degli applausi e delle nostre urla di devozione e di gioia. CSN: l' Italia vi ama.

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