giovedì 29 luglio 2010
Stevie Winwood in Italia
Appena terminato il tour negli USA insieme a Santana, Steve Winwood terrà due concerti in Italia nel corso del prossimo mese di ottobre: l'artista sarà di scena il prossimo 2 ottobre al teatro degli Arcimboldi di Milano ed il giorno successivo all'Accademia Santa Cecilia di Roma. Grandissima occasione per vederlo!
Buone vacanze!
sabato 17 luglio 2010
CSN a Milano: recensione del concerto.
Sono passati 44 anni da quando Graham Nash si presentò a casa di David Crosby, portatovi da Cass Elliott (Mamas&Papas): Crosby a quei tempi era ancora nei Byrds mentre Nash era la colonna degli Hollies, in Inghilterra. Da quel primo incontro l'amicizia si è consolidata ed i due (insieme ovviamente a Stills e Neil Young) sono stati i protagonisti incontrastati della scena West Coast degli anni '70, insieme a Jefferson Airplane e Grateful Dead.
Il nostro affetto verso di loro è rimasto immutato da allora e la prova l'abbiamo avuto allo splendido concerto di venerdì 16 luglio 2010, presso l'arena Civica di Milano. In un caldo africano (Crosby si è piazzato per l'intero concerto di fronte ad un ventilatore che gli sparava aria a tutto andare) e nel solito tripudio di zanzare, l'Arena era strapiena. C'era chi sventolava le copertine degli album storici, chi portava magliette dal dubbio gusto pop anni'70, chi agitava la testa quasi fosse ad un concerto degli Iron Maiden, chi cantava a memoria ed all'unisono i testi delle loro canzoni ed infine chi non smetteva mai di fare foto (ebbene sì, ne ho fatte anch'io, ma solo all'inizio..) quasi per cercare di fermare il tempo e le emozioni.
L'inizio è di quelli fulminanti: Woodstock, Military Madness (dal primo disco di Nash del 1971), Long Time Gone (sempre più blues), Bluebird (dei Buffalo Springfield), Marrakesh Express e Southern Cross. Poi ancora Long may you run, in cui per la verità manca decisamente la voce di Neil Young, e le magnifiche e, per certi versi, ancora moderne Deja Vu e Wooden Ship alla fine delle quali Nash continua a chiamare l'ovazione per il suo amico di sempre, David Crosby. Dopo un breve intervallo si cimentano in qualche cover: Norwegian Wood, Ruby Tuesday, Girl from the North Country (bella), Midnight Rider (degli Allman Brothers) e Behind Blue Eyes (anche questa molto bella), poi ancora altri grandi successi: In your name, Delta (assai commovente), Cathedral, Guinnevere, Our house (dedicata alle mogli), la stupenda Almost Cut my Hair, Love the One you're with, Teach Your Children.
Crosby ha ancora una voce magnifica e Nash è il solito trascinatore ed istrione sul palco, Stills era senza voce ma per fortuna le dita, quelle, le ha mosse bene sulle chitarre, anche se qualche assolo non gira proprio per il meglio (e pensare che è il ragazzino della band, solo 65 anni contro i 67 di Nash ed i 69 di Crosby). In conclusione un ottimo show in cui la setlist era quanto di meglio potessimo attenderci (ok non c'erano Darkstar, Shadow Captain e Chicago ma non si poteva avere tutto) ed in cui i tre hanno stupito per la loro carica e per la classe immutata dopo 40 anni e oltre di sodalizio.
I tre sembrano stupiti dell'affetto del pubblico e cercano anch'essi di godersi l'emozione degli applausi e delle nostre urla di devozione e di gioia. CSN: l' Italia vi ama.
giovedì 15 luglio 2010
CSN a Milano: i pezzi che vorremmo sentire.
Li avevamo visti insieme recentemente al concerto per il 25° anniversario della Rock'n'roll Hall of Fame, al Madison Square Garden di New York. In questo concerto saranno accompagnati dal mitico Joe Vitale (storico batterista della band), Robert Glaub al basso e Todd Caldwell alle tastiere. Sarà anche l'occasione per sentire in anteprima alcune cover che stanno registrando per un album previsto a fine anno.
Ma quali sono le canzoni che vorremmo sentire più delle altre?
WOODSTOCK (1970). La scrive Joni Mitchell che piange da sola, nella sua camera di albergo a New York, perchè non si era potuta recare di persona al mitico festival omonimo del 1969 (c'è chi dice che la colpa sia stata di James Taylor che avrebbe dovuto accompagnarla ma che era andato a sbattere in motocicletta dalle parti di Martha's Vineyard, la sua abitazione dell'epoca; altri dicono che era stato il suo manager, pirla, a convincerla a scegliere un'apparizione ad uno show televisivo a suo dire maggiormente conveniente per la sua carriera). La versione di JM è più scarna: questa di CSN è un trionfo musicale.
LONG TIME GONE (1969). Scritta da Crosby: quando erano in studio di registrazione non riuscivano proprio a trovarne un arrangiamento ben fatto. Fu merito di Stills (che ci lavorò tutta la notte) se uscì questo capolavoro in cui per la prima volta la voce del Croz dà il massimo dai tempi dei Byrds.
ALMOST CUT MY HAIR (1970). In assoluto una delle mie preferite. Un blues scritto, sempre da Crosby, subito dopo la morte della sua fidanzata Christine Hinton in un incidente d'auto: a causa di quell'evento iniziò a fare grande uso di cocaina, rovinandosi la carriera e la salute. Rappresenta un grido di dolore e di speranza, nonostante tutto: "quasi mi tagliavo i capelli" cioè "stavo quasi per perdere ogni speranza". Tratto da Deja Vu, album pietra miliare della storia della musica: se non l'avete, uscite subito ed andate a comprarvelo.
WOODEN SHIPS (1969). Scritta da Crosby insieme a Paul Kantner (Jefferson Airplane). Altra canzone della non violenza: tratta di sopravvissuti ad un'esplosione atomica che, saliti su una barca di legno, abbandonano il resto dell'umanità e cercano di tornare ad un tempo di pace e di libertà. In risposta a questo pezzo, Jackson Browne scrisse "For everyman" per cantare di tutti quelli lasciati a terra....(lo so che è difficile da credere ma è proprio così).
E poi vorrei sentire anche Marrakesh Express, Deja Vu, Our House, Immigration man, Guinnevere, Darkstar, Shadow Captain, Teach your Children (questa la faranno di sicuro).
Buon concerto!
Bob Dylan si è bevuto il cervello
Rock Fans Outraged As Bob Dylan Goes Electronica
NEWPORT, RI—Audience members at the Newport Rock Festival were "outraged" Monday when rock icon Bob Dylan followed up such classic hits as "Like A Rolling Stone" and "Maggie's Farm" with an electronica set composed of atonal drones, hyperactive drumbeats, and the repeated mechanized lyric "Dance to the club life!" "We came here to see the authentic Dylan, the one with the Stratocaster guitar and signature wild blues-rock band behind him," audience member Robert Hochschild said. "Then he walks out with these puffy headphones, some turntables, and a laptop? The guy's a Judas." When asked later about his musical transformation by reporters, Dylan said he had nothing to say about the beats he programs, he just programs them.
sabato 10 luglio 2010
Mark Knopfler in concerto
Ho cercato in rete notizie se Knopfler soffre di qualche malanno: l'impressione che dava sul palco di Piazzola sul Brenta, infatti, era di essere un pò troppo compassato, pur nella sua infinita classe. Un paio di anni fa a Mantova mi sembrava un altro: non che sia uno che abbia mai amato saltare da un punto all'altro del palco però ieri MK era più statico del solito; spesso seduto su uno sgabello a centro palco, lasciava l'unica nota di spettacolo ad una telecamera montata direttamente sulla chitarra.
In effetti sembra che soffra di una specie di neuropatia :"The former Dire Straits frontman explained to audiences that he had been having treatment for a trapped nerve in the back, and acquired the chair to aid his recovery. His doctor has apparently given him a clean bill of health, but Knopfler likes the chair and he’s decided to stick with it" (Telegraph, june 2 2010). Alla fine credo sia anche l'effetto del numero di esibizioni che sta facendo ultimamente (ne ho contate 23 nel solo mese di luglio...e poi, insomma, vorrei vedere voi a 61 anni).
Meno male che le dita le muove ancora con infinita scioltezza per cui chissenefrega. Ed in effetti il suo caratteristico "fingerstyle", quel pizzicare la chitarra quel tanto che basta per orientare la melodia nella maniera più efficace, è la sua specialità. Il tutto in funzione di un concerto dalle sonorità per lo più folk, con una preponderante componente data dai fiddle irlandesi (grandiosi i due musicisti scozzesi), dai flauti e dalla fisarmonica, così come dettato dal suo ultimo lavoro ed album di riferimento per questo concerto, il magnifico "Get lucky". Il lavoro pesante, il supporto sonoro ai suoi virtuosismi, si affidano alla ritmica di Richard Bennet ed alle tastiere di Guy Fletcher e Matt Rollings.
Insomma anche se era seduto su uno sgabello e ci è sembrato un pò invecchiato, è stata sempre una grande emozione, per noi vecchi nostalgici e ragazzini nel cuore, ascoltare un maestro del rock.
Scaletta (approssimativa ed in sicuro disordine, per quello che ricordo):
1. Border Reiver
2. What it is
3. Sailing to Philadelphia
3. Prairie wedding
4. Romeo & juliet
5. Sultans of swing
6. Done with Bonaparte
7. Hill farmer's Blues (fantastica)
8. Marbletown
9. Telegraph Road
10. Monteleone
11. Brothers in arms
12. So far away
13. BIS: Piper to the end
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