Grinderman è il progetto-playground di Nick Cave e alcuni dei Bad Seeds (Warren Ellis, Martin P. Cassey e Jim Sclavunos). In una
recente intervista sul Guardian il buon Nicola Grotta ha infatti dichiarato che in questo progetto parallelo lui e i suoi degni compari cercano un luogo dove rilassarsi, lontano dagli obblighi di perfezione e compostezza richiesti da qualunque cosa esca con la targa "Nick Cave and the Bad Seeds". Dunque "Nick Cave and the Baddest Seeds"...
Cattivissimi perché scarni, tosti, ruvidi fino alla crudeltà. Ti artigliano fin dalle prime due battute di Mickey Mouse and the Goodbye Man e ti sventrano il corpo e l'anima fino alla fine, con una versione infinita di Grinderman, passando per Palaces of Montezuma, Heathen Child, Honey Bee e l'oramai mitica No Pussy Blues. Cassey and Sclavunos tengono insieme
il caos organizzato con una ritmica degna del cantiere di un grattacielo. Lo spiritato cavernicolo Ellis fa da contraltare a un Cave-Mr. Hyde il cui sinistro carisma già dopo trenta secondi dall'apparizione sul palco pervade l'aria intrisa di sudore e odori e magnetizza un pubblico in adorazione che viene ripagato con ammiccamenti, high five, insulti e schizzi di sacra saliva.
Dopo un'ora e mezza si esce con la sensazione di essere stati scossi e maltrattati dal di dentro da una forza oscura, indefinibile, che ha messo a soqquadro tutte le nostre certezze emozionali, risvegliando i lupi mannari che credevamo addormentati per sempre in un angolo del subconscio.