giovedì 11 luglio 2013

MINIRECENSIONI: Marc Carroll, QOTSA, Beth Hart & Joe Bonamassa, Dear Reader, Motorpsycho

  • MARC CARROLL (2013) Stone Beads And Silver
  • Singer-songwriter irlandese innamorato dell’America, Carroll è al primo di 5 albums ad essere adeguatamente prodotto e distribuito dalla propria etichetta. E la qualità del lavoro lo imponeva: una generale attitudine noir alla Wovenhand si articola con sprazzi di verde Irlanda grazie agli inserti folk del fiddle, e di luce californiana con il jingle-jangle di un paio di brani byrdsiani/pettyani. Il rimando d’impulso è ad un altro beautiful loser irlandese innamorato dei suoni americani, Tom Pacheco. Speriamo sia l’inizio di un beautiful winner. 8/10

  • QUEENS OF THE STONE AGE (2013) …Like Clockwork
  • Al sesto album il gruppo californiano nato dalle ceneri dei Kyuss, padri dello stoner, non cerca un facile ritorno alle radici, o derive metal o punk, che pure sarebbero nelle proprie corde, ma confeziona un potente disco rock in cui, a dispetto di ospiti del calibro di Mark Lanegan, Dave Grohl, Trent Reznor, Elton John (!), Alex Turner, a condurre le danze sono la chitarra elettrica e la voce del leader Josh Homme, sempre tese e minacciose, sia nei brani più radiofonici che in quelli prog-rock alla Motorpsycho, o addirittura pinkfloydiani come nella title track. 7.9/10
  • BETH HART & JOE BONAMASSA (2013) Seesaw
  • Prolificità unita a qualità quella della blues-rocker losangelena e del talentuoso chitarrista blues newyorkese, reduci da 2 ottimi lavori solisti ma pronti con Seesaw a bissare l’eccellente esordio in coppia del 2011, Don’t Explain. Il piano è il medesimo: covers per lo più non famose (eccetto le brillanti riproposizioni di Nightbush City Limits e Strange Fruit) che pescano nel soul-blues-R’n’B degli anni ’50-’60-’70, e lo fanno con una sezione ritmica solida, fiati colorati e partiture di archi, ma soprattutto con la voce potente e passionale di Beth e gli assoli puliti ma torridi di Joe, che nascondono talvolta l’eccesso di zucchero. Una naturale carica di energia. 7.7/10
  • DEAR READER (2013) Rivonia
  • Dear Reader è il moniker di Cheri MacNeil, e Rivonia un sobborgo di Johannesburg, città natale della cantautrice, ora al 4° album dopo il trasferimento 3 anni fa a Berlino. E se l’origine sudafricana emerge prepotente nei testi, dedicati per lo più all’apartheid, la contaminazione con l’occidente è evidente negli arrangiamenti, con pianoforte e voce in primo piano a fare compagnia alle prime Kate Bush/Tori Amos/Regina Spektor,  ma anche cori, archi, fiati e reminiscenze di folk inglese dei ’70. Sopra la media delle nuove singer-songwriters. 7.8/10
  • MOTORPSYCHO (2013) Still Life With Eggplant
  • Il (meritatamente) più famoso gruppo rock norvegese, che dal 1991 fa della poliedricità e della noncuranza alle mode le proprie armi di battaglia, dopo albums basilari nella contaminazione di volta in volta con il metal, il prog, la classica, il jazz, il country, licenzia un lavoro elettroacustico ma con lunghe impennate elettriche dell’ospite Reine Fiske, chitarrista degli svedesi Dungen: ne risulta un disco spontaneo ed orecchiabile, di soli 5 lunghi brani, improntato dal rock psichedelico e dal proto-prog americani, più dalle parti del pop-rock del vecchio Let Them Eat Cake che delle ultime avventurose (talvolta ostiche) sperimentazioni. Riuscito. 7.5/10

3 commenti:

lucaf ha detto...

Marc Carroll: a parte il primi brani che confermano la teoria di Elio (vedasi "la canzone mononota"), il resto del disco si apre verso le praterie irlandesi e mi pare senz'altro di ottimo livello. Voto ★★★
Beth Hart & John Bonamassa: un'accoppiata vincente, almeno quanto quella tra Susan Tedeschi e Derek Trucks. Il primo disco conteneva alcuni capolavori assoluti e anche questo non è affatto niente male! Voto ★★★1/2

lucaf ha detto...

Queens of The Stone Age: mea culpa, non li avevo mai considerati. Eppure questo disco oltre che i richiami che hai giustamente fatto notare, mi ricorda anche le prime cose dei Talking Heads, i Led Zeppelin di Houses of the Holy o il David Bowie di Hunky Dory. Un disco varamente interessante! Voto ★★★★

Unknown ha detto...

"I appear messing" a mio parere è un gran pezzo!

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