martedì 26 novembre 2013

ELETTRONICA/AVANTGARDE: Boards of Canada, James Blake, These New Puritans, The Knife, David Lynch

Una breve passeggiata in un genere, l'elettronica/avantgarde, decisamente trascurato da Ol'55 (perchè altrove dimorano le passioni dei nostri bloggers, me compreso), attraverso il riesame (sedimentato da mesi) di 5 albums molto ascoltati, chiacchierati, incensati o stroncati dalla critica musicale, ma comunque parte integrante della cultura rock e, quindi, della nostra vita quotidiana.

  • BOARDS OF CANADA (2013) Tomorrow’s Harvest 
  • I fratelli scozzesi Marcus e Mike Sandison tornano dopo 8 anni di silenzio e lo fanno ribadendo che, a muoversi tra l’ambient più corposa di Brian Eno e l’elettronica più orecchiabile dei Tangerine Dream e meno semplice di Jean-Michel Jarre, il tutto condito da ritmiche soft-dubstep di cui sono maestri, il punto di riferimento per tutti restano loro. Malinconico, cinematografico, sottilmente minaccioso, il lavoro strumentale del duo si ascolta con facilità e piacere, e cresce con gli ascolti.  Manca tuttavia l’innovazione, la scintilla che renda unico l’album, che gli permetta il salto tra buono ed eccellente. 7.6/10

  • JAMES BLAKE (2013) Overgrown 
  • Tanto non mi aveva colpito l’esordio omonimo nel 2011, quanto invece mi affascina il secondo album del giovane inglese. Non tanto per l’elettronica glaciale e ridotta all’osso del primo, ma quanto perché non ci trovavo “idee”. Che invece emergono prepotenti in Overgrown: l’evoluzione è sempre improntata ad un’elettronica algida e scarnificata, quasi ambient, ma umanizzata da un cantato alla Antony Hegarty, da percussioni trip-hop e da ospitate rap alla Tricky. Si ascoltano, in summa, delle canzoni arrangiate in modo originale e moderno. Non un capolavoro, ma già un riferimento per chi si voglia occupare di elettronica/avantgarde. E probabilmente la colonna sonora ideale dell’attuale quotidianità: Digital Lion la titola un brano dell’album. 7.6/10

  • THESE NEW PURITANS (2013) Field of Reeds 
  • Terzo sforzo per questi trasformisti inglesi che passano tranquillamente dal post-punk all’indie-pop all’art-rock. In quest’ultima fatica eccellono in un territorio che spazia dall’avantgarde al suono di Canterbury più rarefatto all’art-rock più decadente e sofisticato. Suoni eterei, essenziali, non facili, che richiedono attenzione totale, sulla scia dei lavori di Robert Wyatt, David Sylvian, Radiohead, James Blake. 7.4/10

  • THE KNIFE (2013) Shacking The Habitual 
  • Un capiente (98’) contenitore in cui i fratelli svedesi Karin e Olof Dreijer frullano, a volte bel amalgamati a volte intenzionalmente disgiunti dal contesto, i soundscapes di Brian Eno ma anche la sua collaborazione con David Byrne, lo space-rock dei Tangerine Dream ed i ritmi africani di Peter Gabriel, il minimalismo ed il rumorismo, l’industrial e la techno, i vocalizzi di Bjork e l’elettronica di Shackleton. In brani sia strumentali che cantati; brevi o in mini-suites. Intrigante ma non facile, ed indicato ad appassionati di elettronica ed avantgarde. (S.V.)

  • DAVID LYNCH (2013) Big Dream 
  • Ai margini (si spera temporaneamente) dell’industria cinematografica, il grande registra alla seconda prova su disco conferma di essere “sul pezzo” anche nell’arte musicale, più moderno ed in sintonia con i battiti elettronici urbani di molti giovani rampanti: e come ci si poteva attendere è, nei solchi come in celluloide, ipnotico, surreale, paranoico, a suo agio nei ritmi lenti ed elettronici screziati da chitarre lievemente twangin’ ed intercalati dal semi-talking della sua voce nasale e filtrata. Peccato che le sue canzoni, dallo stesso regista definite “modern blues”, siano piuttosto monotone ed eccessivamente glaciali. Perché, quando osa, dimostra di poter essere una sorta di Tom Waits elettronico o di Daughn Gibson urbano o di James Blake pop. 7/10

domenica 17 novembre 2013

Blue Rodeo - In Our Nature (2013)

Blue Rodeo - In Our Nature (2013)
Ultimamente o mi sono rammollito o mi capitano dischi così piacevoli da scalare la mia personale classifica dei migliori dell'anno. I BR sono sempre stati la classica band bella da ascoltare ma facile da dimenticare: questo disco rappresenta invece e senza dubbio l'apice della carriera di questo gruppo roots-rock canadese, sicuramente non alle prime armi (25 anni e 13 dischi). E pensare che il peggioramento dell'udito di Greg Keelor (soffre di tinnito, proprio come Pete Townshend) faceva presagire il peggio: probabilmente la necessità di ballate più acustiche e meno aggressive ha invece fatto emergere il massimo del loro talento. Power ballads, country-blues e country-rock melodico ma non troppo, genere Flying Burrito Brothers o Fleetwood Mac: il classico disco che più lo ascolti e più lo ascolteresti, il disco che ascolti sulla veranda di casa al tramonto bevendoti una bella birra fresca. Voto ★★★★

venerdì 8 novembre 2013

Tra i migliori dell'anno: Brendan James, Amos Lee, Stephen Kellogg, Greg Trooper

Brendan James - Simplify (2013)
Quando si ascolta BJ succede una cosa strana: trasmette una tale sensazione di benessere che ti viene voglia di fermare tutto, alzare la musica e metterti all'ascolto con il sorriso sulle labbra. Al suo 5° album, riesce sempre a donarci serenità e gioia, attingendo a piene mani delle sonorità dei cantautori degli ultimi 50-60 anni: vi sentiamo Paul Simon, James Taylor, Damien Rice, Tracy Chapman, Ryan Adams, Josh Ritter, Jason Mraz.  Un ottimo disco, dall'inizio alla fine, con una prima parte più ispirata all'indie-pop più moderno, ed una seconda parte più orientata verso ballate alla Billy Joel. Una voce stupenda ed emozionante, un modello per tutti i cantautori, in rotazione perenne sul mio iPod da diversi mesi. Voto ★★★★

Stephen Kellogg - Blunderstone rookery (2013)
Dopo 10 anni di concerti in giro con la sua band (i "Sixers"), SK ha avuto finalmente tempo e modo di dedicarsi al suo disco forse più personale ed autobiografico. Il suo stile affonda le radici nella tradizione americana, proprio come Brendan James: anche qui lo stampo è quello di Jackson Browne o Tom Petty, Levon Helm o John Mellencamp.  Blues acustici, roots rock'n'roll alla Tom Petty, perfino un po' di sano rock celtico (del resto anche il nome del disco è tratto dal David Copperfield). Forse l'emblema più puro e moderno del genere "Americana". Ascoltate a canna "I Don't Want To Die On The Road" (una sorta di risposta a "The Road" di Jackson Browne): impossibile non emozionarsi. Voto ★★★★

Amos Lee - Mountains of Sorrow, Rivers of Song (2013)
Molto amato su queste pagine (disco dell'anno del blog nel 2008) Amos è forse il più degno erede dei gente come Levon Helm (Band), Lowell George (Litte Feat) o Jackson Browne. La sua chitarra e la sua voce vibrante e polverosa quasi R&B,  la slide del virtuoso Jerry Douglas, le atmosfere honky-tonk e bluegrass di alcuni brani, i suoi testi che parlano di dolore e di nostalgia illuminano il disco.  Un lavoro senza punti deboli, suonato con il suo usuale calore e con una classe sempre più dirompente, da tenere in considerazione tra i migliori del 2013. Voto ★★★★1/2 

Greg Trooper - Incident on Willow Street (2013)

Undicesimo album in quasi trent'anni di carriera, sempre in giro con la sua chitarra ed il suo cappello a cantare le sue ballate country-folk, è l'ennesimo mistero del rock.  Amato da tutti i grandi del genere (suoi brani sono stati ripresi da Steve Earle e Billy Bragg) è sempre stato ai margini del successo commerciale pur avendo una qualità compositiva di livello eccelso.  In questo album, la varietà di stili e di musicalità è forse migliore che nel precedente "Upside Down" del 2011, con i maggiori risultati nelle ballate con profumo di southern-rock e in quelle più tradizionalmente vicine al folk irlandese. Voto ★★★★

domenica 3 novembre 2013

Brit-Rock in campo: Arctic Monkeys, Babyshambles, Manic Street Preachers

Arctic Monkeys - AM (2013)
Il percorso degli AM rafforza le mie convinzioni. Il gruppo si fa conoscere sostanzialmente tramite il passaparola del pubblico ai loro concerti: i fan si scambiano le registrazioni e loro stessi lasciano liberamente che ciò avvenga. Poi esce il loro primo disco ed è subito un successo clamoroso, anche se ormai tutti avevano in mano la gran parte del disco scaricato o registrato, alla faccia di chi fa battaglie di retroguardia su copyright ecc ecc (mi piacerebbe sentire la competente opinione di Stefano al riguardo). A parte queste considerazioni di contorno, anche in questo lavoro (il quinto) gli AM appaiono tra i migliori esponenti del nuovo brit-rock e, pur in assenza di pezzi particolarmente trascinanti, rivelano  ancora una volta la loro poliedricità spaziando dal soul al blues-rock, dal R&B al synth-pop. Ascoltarli è sempre un piacere. Voto ★★★★
Babyshambles - Sequel to the Prequel (2013)
Peter Doherty è il classico personaggio scassaminchia (si dovrebbe dire "bizzoso"): arriva in ritardo ai concerti, è sempre in mezzo a casini sentimentali (Kate Moss, Amy Winehouse, ecc), appare di più sui tabloid che sulle riviste musicali, è stato spesso coinvolto in vari droga-party. Era pertanto impossibile non partire prevenuti verso questo nuovo lavoro: invece, invece.. ecco un album assolutamente piacevole, quasi da Blur redivivi, arricchiti però da atmosfere folk-pop e white reggae molto accattivanti. Insomma, sembra proprio che tra una cazzata ed un'altra finalmente si sia ricordato di fare anche il musicista… Voto ★★★★
Manic Street Preachers - Rewind the Film (2013)
Gli unici veri eredi dei Clash e del loro combat-rock si sono (solo leggermente) ammorbiditi nel tempo, alternando dischi ruvidi a inclinazioni più pop e mescolando le loro ispirazioni con toni alla Joy Division e con le atmosfere folk del loro paese di origine (Galles).   Il disco non appare convincente: a tratti appare faticoso e stanco quasi da mezz'età musicale, pur avendo, è innegabile dei momenti più ispirati ("Anthem for a lost cause", magari un po' lenta ma piacevole).
Restiamo in attesa dell'evoluzione di questo lavoro (concepito come atto introduttivo del prossimo "Futurology", in uscita entro pochi mesi e che dovrebbe essere, a quanto si dice, un disco dalle influenze più new-wave, quasi kraut-rock, mah). Voto ★★

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