venerdì 8 novembre 2013

Tra i migliori dell'anno: Brendan James, Amos Lee, Stephen Kellogg, Greg Trooper

Brendan James - Simplify (2013)
Quando si ascolta BJ succede una cosa strana: trasmette una tale sensazione di benessere che ti viene voglia di fermare tutto, alzare la musica e metterti all'ascolto con il sorriso sulle labbra. Al suo 5° album, riesce sempre a donarci serenità e gioia, attingendo a piene mani delle sonorità dei cantautori degli ultimi 50-60 anni: vi sentiamo Paul Simon, James Taylor, Damien Rice, Tracy Chapman, Ryan Adams, Josh Ritter, Jason Mraz.  Un ottimo disco, dall'inizio alla fine, con una prima parte più ispirata all'indie-pop più moderno, ed una seconda parte più orientata verso ballate alla Billy Joel. Una voce stupenda ed emozionante, un modello per tutti i cantautori, in rotazione perenne sul mio iPod da diversi mesi. Voto ★★★★

Stephen Kellogg - Blunderstone rookery (2013)
Dopo 10 anni di concerti in giro con la sua band (i "Sixers"), SK ha avuto finalmente tempo e modo di dedicarsi al suo disco forse più personale ed autobiografico. Il suo stile affonda le radici nella tradizione americana, proprio come Brendan James: anche qui lo stampo è quello di Jackson Browne o Tom Petty, Levon Helm o John Mellencamp.  Blues acustici, roots rock'n'roll alla Tom Petty, perfino un po' di sano rock celtico (del resto anche il nome del disco è tratto dal David Copperfield). Forse l'emblema più puro e moderno del genere "Americana". Ascoltate a canna "I Don't Want To Die On The Road" (una sorta di risposta a "The Road" di Jackson Browne): impossibile non emozionarsi. Voto ★★★★

Amos Lee - Mountains of Sorrow, Rivers of Song (2013)
Molto amato su queste pagine (disco dell'anno del blog nel 2008) Amos è forse il più degno erede dei gente come Levon Helm (Band), Lowell George (Litte Feat) o Jackson Browne. La sua chitarra e la sua voce vibrante e polverosa quasi R&B,  la slide del virtuoso Jerry Douglas, le atmosfere honky-tonk e bluegrass di alcuni brani, i suoi testi che parlano di dolore e di nostalgia illuminano il disco.  Un lavoro senza punti deboli, suonato con il suo usuale calore e con una classe sempre più dirompente, da tenere in considerazione tra i migliori del 2013. Voto ★★★★1/2 

Greg Trooper - Incident on Willow Street (2013)

Undicesimo album in quasi trent'anni di carriera, sempre in giro con la sua chitarra ed il suo cappello a cantare le sue ballate country-folk, è l'ennesimo mistero del rock.  Amato da tutti i grandi del genere (suoi brani sono stati ripresi da Steve Earle e Billy Bragg) è sempre stato ai margini del successo commerciale pur avendo una qualità compositiva di livello eccelso.  In questo album, la varietà di stili e di musicalità è forse migliore che nel precedente "Upside Down" del 2011, con i maggiori risultati nelle ballate con profumo di southern-rock e in quelle più tradizionalmente vicine al folk irlandese. Voto ★★★★

2 commenti:

microby ha detto...

AMOS LEE: Il cantautore americano, continuatore del linguaggio country-rock di Johnny Cash, Gram Parsons, Joe Ely, Steve Earle, con una punta di soul, è ormai stabilmente tra i migliori del genere. A mio parere il limite del disco, che mi fa preferire il precedente Mission Bell, è l’eccessiva eterogeneità (3 brani cantautorali –i migliori—nel solco dei sopracitati, 3 canzoni in stile country-bluegrass, 2 country-rock, 3 country-nashvilliano, 2 blues, 2 rock –i meno riusciti ed inutili nell’economia dell’album; con nota di demerito per il pacchiano "High Water") che fa perdere coesione al lavoro. Ma concordo che si tratta di un autore di classe superiore. 7.6/10

microby ha detto...

Li ho ascoltati grazie alla tua recensione, Luca, e sono state 2 piacevoli sorprese.
Queste le mie note, dalle parti delle tue:

BRENDAN JAMES (2013) Simplify
Singer-songwriter USA, al 5° album dal 2008, inspiegabilmente poco amato dalla critica americana, dal momento che la sua proposta attraversa il locale cantautorato folk-pop di qualità degli ultimi decenni, da James Taylor a Josh Ritter, da Johnny Coppin a Jason Mraz, da Billy Joel a David Gray. Potrebbe perfino rappresentare la controparte maschile di Tracy Chapman, non fosse che l’ugola della cantautrice è altrettanto morbida ma più baritonale di quella del nostro. Niente di nuovo, ma classe da vendere. 7.8/10

STEPHEN KELLOGG (2013) Blunderstone Rookery
Terzo album e primo in 10 anni da solista per il cantautore americano, altrimenti accompagnato dalla sua band, The Sixers. Lo stile è composito, rifacendosi sia a Tom Petty che a Jim Croce, a Jack Johnson e al primo Elliott Murphy. Non inventa nulla ma è piacevole, vario, radiofonico. 7.4/10

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