domenica 3 novembre 2013

Brit-Rock in campo: Arctic Monkeys, Babyshambles, Manic Street Preachers

Arctic Monkeys - AM (2013)
Il percorso degli AM rafforza le mie convinzioni. Il gruppo si fa conoscere sostanzialmente tramite il passaparola del pubblico ai loro concerti: i fan si scambiano le registrazioni e loro stessi lasciano liberamente che ciò avvenga. Poi esce il loro primo disco ed è subito un successo clamoroso, anche se ormai tutti avevano in mano la gran parte del disco scaricato o registrato, alla faccia di chi fa battaglie di retroguardia su copyright ecc ecc (mi piacerebbe sentire la competente opinione di Stefano al riguardo). A parte queste considerazioni di contorno, anche in questo lavoro (il quinto) gli AM appaiono tra i migliori esponenti del nuovo brit-rock e, pur in assenza di pezzi particolarmente trascinanti, rivelano  ancora una volta la loro poliedricità spaziando dal soul al blues-rock, dal R&B al synth-pop. Ascoltarli è sempre un piacere. Voto ★★★★
Babyshambles - Sequel to the Prequel (2013)
Peter Doherty è il classico personaggio scassaminchia (si dovrebbe dire "bizzoso"): arriva in ritardo ai concerti, è sempre in mezzo a casini sentimentali (Kate Moss, Amy Winehouse, ecc), appare di più sui tabloid che sulle riviste musicali, è stato spesso coinvolto in vari droga-party. Era pertanto impossibile non partire prevenuti verso questo nuovo lavoro: invece, invece.. ecco un album assolutamente piacevole, quasi da Blur redivivi, arricchiti però da atmosfere folk-pop e white reggae molto accattivanti. Insomma, sembra proprio che tra una cazzata ed un'altra finalmente si sia ricordato di fare anche il musicista… Voto ★★★★
Manic Street Preachers - Rewind the Film (2013)
Gli unici veri eredi dei Clash e del loro combat-rock si sono (solo leggermente) ammorbiditi nel tempo, alternando dischi ruvidi a inclinazioni più pop e mescolando le loro ispirazioni con toni alla Joy Division e con le atmosfere folk del loro paese di origine (Galles).   Il disco non appare convincente: a tratti appare faticoso e stanco quasi da mezz'età musicale, pur avendo, è innegabile dei momenti più ispirati ("Anthem for a lost cause", magari un po' lenta ma piacevole).
Restiamo in attesa dell'evoluzione di questo lavoro (concepito come atto introduttivo del prossimo "Futurology", in uscita entro pochi mesi e che dovrebbe essere, a quanto si dice, un disco dalle influenze più new-wave, quasi kraut-rock, mah). Voto ★★

3 commenti:

microby ha detto...

ARCTIC MONKEYS : “Bisogna ricordarsi solo l’essenziale, per suonare bene”, ha dichiarato il leader Alex Turner per illustrare l’obiettivo di A.M., 5° album della band capofila (e migliore, concordo con te Luca) del lotto del punk-pop inglese figlio del brit-pop (con loro Art Brut, Maximo Park, Rascals, Franz Ferdinand, Kaiser Chiefs) ed insieme di Kinks/Clash, Beatles/Green Day. Quindi un lavoro per sottrazione, riuscito solo in parte: la grinta (chè la rabbia punk è scomparsa) è resa da basso pulsante e batteria tambureggiante, mentre la chitarra elettrica di Jamie Cook è secondaria, quasi solo ritmica e nella seconda parte l’album vira verso il glam già apprezzato dai Last Shadow Puppets, ma con risultati meno brillanti. Per me una (discreta) prova di transizione, che paga il brillante passato. 7.2/10

microby ha detto...

MANIC STREET PREACHERS: Coraggioso, con il passato ingombrante da incazzati del brit-rock, presentare un album acustico, sebbene arrangiato con sezione ritmica e soprattutto di fiati colorata (alla Dexys Midnight Runners), ed intermezzi perfino di violino, elettronica ed archi. Lievemente discontinuo, a tratti troppo enfatico (ma è una caratteristica della band), con qualche brano fuori contesto (vedi l’inutile strumentale Manorbier), ed arrangiamenti talvolta discutibili, ma alla fine l'ho trovato godibile. 7.3/10

microby ha detto...

Sui BABYSHAMBLES mi ero scritto: Pete Doherty non è solo il prototipo della rockstar maledetta e fashion: con i Libertines, da solista o con i Babyshambles ha sempre sfornato lavori pregevoli, anche se mai capolavori. Lo conferma l’ultima fatica, sempre in bilico tra le influenze del nostro: il punk ed il reggae-dub alla Clash, il brit-pop, il folk-rock inglese. Non una pietra miliare, ma si ascolta che è un piacere. 7.6/10

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