Artista
in continua crescita (dei 7 albums licenziati dal 1997, l’attuale è
il migliore), l’americana ha sempre affrontato il cantautorato folk
e country con originalità, pur aderendo al filone alt.country.
Lei stessa descrive il proprio songwriting come “country
noir”, ed i testi votati alle difficoltà
della vita quotidiana (in quest’ultimo lavoro improntati ai
tormenti d’amore), l’impianto acustico semiamplificato, il passo
lento e scuro dei brani, la voce dolente, il blues sullo sfondo la
pongono al fianco di Townes Van Zandt, Steve
Earle, Neil Young tra gli uomini, di Lucinda
Williams, Jesse Sykes, Kathleen Edwards tra
le donne, dei Cowboy Junkies
tra i gruppi. Registrato in presa diretta in studio con la sua
road-band non perché suonasse
reale, ma fosse reale,
Trouble and Love è
decisamente consigliato a chi ama i dischi emozionali, a costo di
soffrirne.
Voto
Microby: 7.8
Preferite:
When A Woman Goes
Cold, Another Train, Oh Soul
SHARON
VAN ETTEN (2014) Are We There
La
crescita dell’artista del New Jersey dal 2009 ad oggi è stata
continua: partita come una Marissa Nadler più melodrammatica ha
progressivamente aggiunto al suo bagaglio e interiorizzato nella
scrittura la liricità di Patti Smith,
la rabbia di PJ Harvey
e la modernità di St. Vincent.
In Are We There
propone una serie di power ballads
che suonano vintage
nei crescendo musicali ma attuali nei suoni elettroacustici (più
tastiere che plettri). Sempre malinconica e disillusa nei testi e
nell’uso della voce (spesso in falsetto), ma ancora combattiva
nello sferragliare della chitarra elettrica a sottolineare i passaggi
più tormentati. “Una delle cantautrici migliori che abbiamo”
(Claudia Durastanti sul Mucchio 718, 2014). Concordo.
Voto
Microby: 7.8
Preferite:
Taking Chances,
Tarifa, You Know Me Well
ARC
IRIS (2014) Arc Iris
Arc
Iris è il moniker di Jocie Adams,
ex-Low Anthem ed ex-ricercatrice alla NASA: più che proiettarsi
nello spazio, al suo debutto reinterpreta a modo suo molti generi
musicali del passato, prevalentemente il pop della prima Kate
Bush sapientemente miscelato con il folk di
Cheri MacNeil (alias Dear Reader),
le tendenze-cabaret di Regina Spektor,
ed ancora il New Orleans jazz ed il country sudista. Arrangiamenti
complessi e ricchezza di strumenti (piano, chitarre, archi, fiati,
sezione ritmica e belle armonie vocali) e di soluzioni trasversali ne
fanno un disco atemporale, che resisterà al tempo. Speriamo segua le
orme delle succitate, piuttosto che di Tori Amos, altro paragone che
viene in mente.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Singing So Sweetly,
Money Gnomes, Ditch
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