lunedì 13 aprile 2015

STEVEN WILSON, MARK KNOPFLER


STEVEN WILSON (2015) Hand.Cannot.Erase
Ennesimo album, a proprio nome o dei vari progetti di cui è leader, del geniale musicista inglese. Questa volta torna all'amore primario, il progressive, ed in quest'ambito sforna il suo miglior lavoro dai tempi del prog di marca Porcupine Tree.
Splendida scrittura (ovviamente un concept: la storia di una donna inglese morta a 38 anni ma le cui spoglie furono ritrovate solo 2 anni dopo), canzoni dilatate ( 3 superiori ai 10'), cambi di ritmo e melodia cesellati, ampio spazio (interi brani) agli assoli di tastiere e chitarre (al solito eccellente l'elettrica del titolare), temi e controtemi ed attenzione maniacale alla qualità dei suoni che caratterizzano il meglio del genere. Impensabile consigliarne l'ascolto ad un 20-30enne cresciuto a singoli ed I-Pod. Impensabile non raccomandarlo ad un 50-60enne che ancora si emoziona ascoltando King Crimson, Pink Floyd, Genesis, Yes. Nei primi anni '70 sarebbe stato un capolavoro. Ma anche ora ha il suo perchè.
Voto Microby: 8
Preferite: Happy Returns, Perfect Life, Hand.Cannot.Erase
 
MARK KNOPFLER (2015) Tracker
Al primo affondo/brano una giocata da campione di Messi porta in vantaggio il Barcellona e fa supporre la solita goleada. Poi inizia il rinomato tiki taka, e si apprezzano, in modo tuttavia sempre più rilassato (più che distratto/annoiato), le qualità tecniche di Xavi e Iniesta: ma si attende sempre un nuovo guizzo della pulce, che non arriva più. Al solito una partita tecnicamente perfetta, tatticamente senza rischi, ed un risultato finale scontato. Ma nulla che passi alla storia della gloriosa società. Il settimo album da solista (più che con i Dire Straits) del fuoriclasse inglese torna a guardare alle atmosfere anglo-scoto-celtiche, dopo che gli sforzi degli ultimi 20 anni si erano rivolti al country-folk americano. E si respira l’aria di Local Hero e Cal, brillanti colonne sonore che il nostro aveva composto per films irlandesi degli ‘80: nostalgica, malinconica, languida, struggente. Il sultano dello swing non ha mai un vero scatto ritmico: il massimo del dribbling si avvicina al maestro JJ Cale (Broken Bones), non certo ai Dire Straits. Per il resto caracolla in modo pigro, ma sicuro e rilassato. Gode chi ama il tiki taka, gli altri apprezzano comunque: perdìo, hanno visto i blaugrana al Camp Nou!
Voto Microby: 7.7
Preferite: Laughs And Jokes And Drinks And Smokes, Basil, Broken Bones

2 commenti:

lucaf ha detto...

Steven Wilson: Non c'è dubbio che SW sia in assoluto il migliore, più moderno e geniale interprete del progressive. Ascoltarlo è un piacere per le orecchie ed il cuore e per noi "non più così giovani" fa ricordare gli anni passati ad arare sul Thorens i dischi dei King Crimson, Gentle Giant, Genesis e compagnia bella. Da sottolineare inoltre come la sua prolificità (solista, Porcupine Tree, Blackfield) non vada a discapito della qualità! Voto: ☆☆☆☆

Mark Knopfler: Sei stato fin troppo buono con il nostro amato MK. L'album è sempre sul precipizio della noia pur senza mai cadervici: ok il Tiki-Taka ma una bella staffilata alla Cristiano Ronaldo (un Telegraph Road, per dire) ci manca. Poi però scopro che sull'iPod ho salvato ben sei canzoni dell'album ed allora mi cadono le braccia: non riesco proprio a farne a meno. Voto: ☆☆☆

Stefano ha detto...

Come godo nel leggerti, Roby. Wilson lo scanso da anni, ma a tua recensione mi ha fatto venire voglia di recuperarlo. D'accordissimo sul disco di Knopfler. Ciao

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