È uscito, finalmente, il cofanetto che va a completare
l'intera discografia di John Abercrombie pubblicata con la ECM. Dei tre dischi
che lo compongono, e che raccolgono gli album incisi con Richard Beirach, Peter
Donald e George Mraz, in realtà uno era reperibile su CD in Giappone, dove la
casa tedesca pare abbia un successo indiscriminato e dove hanno pubblicato
dischi che in Europa abbiamo potuto vedere soltanto in vinile.
Ben vengano, dunque, questi tre ottimi dischi. Il titolo, The
first quartet, fa il paio con quel The third quartet che nel 2007 sancì il
sodalizio con Mark Feldman, Joey Baron e Marc Johnson, ultimo dei quartetti creati
dal chitarrista americano (l’altro fu quello con Marc Johnson, Michael Brecker
e Peter Erskine). Dei 3, quello che preferisco è M. Abercrombie, nel generoso
booklet che si trova allegato al disco, se ne lamenta per via del suono
eccessivamente crudo ottenuto negli studi di Ludwigsburg (gli altri due dischi
furono registrati al Rainbow di Oslo). Tutte registrazioni europee, dunque, per
questo quartetto americano che nacque a Boston e che rappresentò per
Abercrombie l’occasione per distaccarsi, da un lato, dal modello di John
McLaughlin e, dall’altro, dalla fusion che aveva praticato all’inizio dei ’70. Lo
stesso leader spiega, nelle pagine dettagliatissime e godibili del libretto,
che il quartetto si sciolse perché lui voleva sperimentare un po’ di effetti e
prendere le distanze da un suono mainstream, mentre Beirach nicchiava. I due
contendenti, che si erano conosciuti grazie alla mediazione di Dave Liebman (che
con loro incise sia Lookout farm che Drum ode), si ritrovarono dapprima nel
1987 per un album in duo registrato per la Core Records (Emerald City) e un’ultima
volta tre anni più tardi, entrambi al servizio del bassista Ron McClure, che
stava incidendo McJolt (e queste notizie sono tutte farina del mio sacco: non
troverete nulla sul libretto accluso).
Gli altri due componenti del quartetto – decisamente meno
noti - ebbero una sorte assai diversa: Mraz finì addirittura per suonare con
Olivia Newton-John, mentre Peter Donald è diventato un insegnante di scienze
sociali (come Danilo Tomasetta, il chitarrista di Ho visto anche degli zingari
felici, oggi professore ordinario all’università di Bologna).