martedì 20 settembre 2016

NICK CAVE & The Bad Seeds, ED LAURIE & Straw Dog


NICK CAVE & The Bad Seeds (2016) Skeleton Tree




Da sempre preda delle proprie ossessioni riguardanti la religione, la morte, l’amore, la famiglia, la violenza, la società malata ed al contempo turbolento esploratore dei propri conflitti ed angosce interiori, l’australiano ha partorito Skeleton Tree affrontando la realtà della tragica perdita del figlio quindicenne, precipitato da una scogliera nel luglio 2015. Se si eccettuano le colonne sonore con Warren Ellis, mai come stavolta Cave ha lavorato musicalmente per sottrazione. Abituati agli eccessi dei Birthday Party e dei primi lavori da solista negli ‘80, quando ancora la rabbia e l’urgenza punk giovanile erano preponderanti, ma anche al cantore romantico ma mai pacificato di murder ballads coi Bad Seeds nei ’90-‘00, così come al rocker grintoso ma non più frustrato nelle parentesi coi Grinderman, l’ultimo album sorprende per il suono asciutto, essenziale, rarefatto: una sorta di ambient spettrale sulla quale declamare i testi, mai così centrali al disegno e fondamentali per comprenderlo. L’impressione generale è quella che l’album rappresenti una sorta di elaborazione ma non accettazione del lutto (“nothing really matters when the one you love is gone”, canta in I Need You) , piuttosto che una catarsi o una rassegnazione, e meno che meno una rimozione o negazione. I Bad Seeds svolgono un lavoro di supporto empatico a questa messa da requiem, che avrebbe potuto essere suonata parimenti da Brian Eno, o Daniel Lanois, o Nils Frahm, o James Blake. Non un capolavoro, ma la sincerità e la sofferenza palpabili lo posizionano anche assai lontano dalla noia anodina riportata in alcune recensioni. Nel primo brano del disco, Jesus Alone, l’incipit recita “You fell from the sky/crash landed in a field […] with my voice I am calling you”: insieme una preghiera a Dio ed un richiamo affettuoso al figlio.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Skeleton Tree, I Need You, Girl In Amber



ED LAURIE & STRAW DOG (2016) Dark Green Blue


Il londinese di nascita ma globetrotter per vocazione, attore e musicista Ed Laurie è al quinto lavoro a proprio nome ma al secondo in collaborazione con la backing band bolzanina Straw Dog. Grazie al combo nostrano le coordinate musicali del nostro, agli esordi dedito con pregevoli risultati ad un cantautorato prevalentemente acustico, intimista ma originale e prezioso (le influenze andavano da Leonard Cohen a Syd Barrett, da Jacques Brel a Robyn Hitchcock, piuttosto che guardare come i coevi a Nick Drake ed Elliott Smith; recuperare in tal senso Small Boat Big Sea del 2009 e Cathedral del 2011), hanno assunto una connotazione più precisa ed altrettanto valida, con riferimenti artistici che attualmente scomodano Lou Reed e soprattutto Nick Cave (grazie anche alla voce baritonale più declamata che cantata di Ed), ma nell’impianto musicale anche il mai dimenticato trio bostoniano Morphine del compianto Mark Sandman (come questi la conduzione dei brani è spesso a guida-sax baritono piuttosto che –chitarra). Laurie non è più una sorpresa, e gli Straw Dog sono da applauso. Da non perdere nella tournée in corso.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Dead Men’s Game, Cruel Kind of Love, Emperor You Fool





 

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