sabato 28 gennaio 2017

Top 'ol55 del 2016: classifica Microby e LucaF

LucaF

1. Regina Spektor - Remember Us to Life
2. Michael Kiwanuka - Love & Hate
3. Heidi Talbot - Here we go 1, 2, 3
4. Amos Lee - Spirit
5. Jonathan Brooke - Midnight Hallelujah 
6. Beth Hart - Fire on the Floor
7. Nada Surf - You Know who you Are
8. Green River Ordinance - Fifteen
9. Griffin House - So On and So Forth
10. Radiohead - A Moon Shaped Pool






Microby

1. Amos Lee - Spirit
2. Marcus King Band - Marcus King Band
3. Beth Hart - Fire on the Floor
4. Regina Spektor - Remember Us to Life
5. Michael Kiwanuka - Love & Hate
6. Michael McDermott - Willow Springs
7. Van Morrison - Keep me Singing
8. Radiohead - A Moon Shaped Pool
9. Peter Wolf - A Cure for Loneliness
10. Ed Harcourt - Furnaces

giovedì 26 gennaio 2017

Top 'ol55 2016: classifiche dalla capitale (Barabbovich e Cerebus)

1. Leonard Cohen (2016) You Want it Darker
2. Jakob Bro (2016) Streams
3. Sinikka Langeland (2016) The Magical Forest

4. Mats Eilertsen (2016) Rubicon
5. Nick Cave (2016) Skeleton Tree
6. MolvaerNils Petter (2016) di Buoyancy
7. Tigran Hamasyan* Arve Henriksen* Eivind Aarset* Jan Bang (2016) Atmospheres
8. Eraldo Bernocchi* Prakash Sontakke (2016) Invisible Strings
9. Charles Lloyd (2016) I Long to See You
10. Federico Albanese (2016) The Blue Hour





1. David Bowie - Blackstar
2. Kula Shaker - K 2.0
3. The Witches - All your happy life
4. Rolling Stones - Blue & Lonesome
5. Angel Olsen - My Woman

mercoledì 25 gennaio 2017

Top 'ol55 del 2016: classifica di El Cumenda

1. Rival Sons - Hollow Bones
2. LeAnn Rimes - Remnants
3. Santana - IV
4. James Senese - O Sanghe
5. Ana Popovic - Trilogy
6. Inglorious - Inglorious
7. The Deer Hunter - Act V: Hymns with the...
8. MinaCelentano - Le migliori
9. Fantastic Negrito - The last days of Oakland
10. Opeth - The Sorcerer

lunedì 23 gennaio 2017

Top 'ol55 del 2016: classifica di Fabius

1. Trash can Sinatras: Wld Pendulum.   
2. Fruits Bats:Absolute Loser. 
3. Blue October :Home. 
4. Jack Ingram: Midnight Hotel. 
5. Magic Music: Omonimo.  
6. Robert Ellis: Omonimo. 
7. Sarah Jasroz: Undercorrent. 
8. Jonatha Brooke: Midnight Hallelujah   
9. Carrie Newcomer: The beautiful not yet. 
10. Ben Watt : Fever Dreamscape

domenica 22 gennaio 2017

Elzeviro di inizio anno

Anche il 2017 è partito male come lo scorso anno: domenica scorsa, a 61 anni di età, è morto Greg Trooper per un tumore al pancreas.  Non molti lo conosceranno ma per chi, come il sottoscritto ed il coblogger Andrea, ha avuto modo di apprezzarne le qualità artistiche e trascorrere con lui una giornata insieme come amici di vecchia data, un ricordo di questo eccellente cantautore del New Jersey è doveroso.  Il 2016 è stato un anno tragico per la musica rock perché si è portato via una buona fetta dei nostri eroi più amati. Ma la realtà è che stanno purtroppo scorrendo i titoli di coda per la gran parte degli artisti idolatrati dalla nostra generazione: stiamo a poco a poco abbandonando le nostre certezze: siamo ormai agli extra-tracks. Quelli che dovevano cambiare il mondo, ora lo possiamo dire, non ne sono stati capaci ma almeno gli hanno dato un po' di colore e forse, proprio come affermava Pierre-August Renoir non serve il tratto a disegnare l'oggetto ma bastano le macchie di colore.  Anche il premio Nobel a Bob Dylan sembra aver voluto chiudere un capitolo, consegnando definitivamente alla leggenda il songbook della musica rock. In questi tempi incerti pochi sono gli eroi rimasti: Springsteen (l'ultima tournée è stata una delle migliori di sempre, ma per lui lo si dice ogni volta), Rolling Stones (con il loro disco di ritorno al blues), Phil Collins (nel 2017 è annunciato un breve tour in Inghilterra), Sting e Van Morrison (ottimi dischi, ispirati come ai bei tempi), Bob Dylan (dimenticando magari l'ultimo paio di lavori...), David Gilmour (il suo discusso ma emozionante ritorno a Pompei), Tom Petty con i suoi Mudcrutch, Mark Knopfler, Iggy Pop (l'ultimo disco intitolato non a caso "post pop depression" suona come un epitaffio ad un certo rock). Li aspettiamo ad accompagnarci nella musica del futuro.
Nonostante le premesse il 2016 è stato ricco di ottimi dischi e per la prima volta da molti anni scegliere il migliore lavoro dell'anno è stato divertente e difficile non per penuria ma per eccesso di offerta. I nomi non sono nuovissimi ma sicuramente sono loro i nuovi alfieri del rock del duemila.
Da domani le classifiche dell'anno.

lunedì 9 gennaio 2017

THE MARCUS KING BAND, THE CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD, STEVE MASON


THE MARCUS KING BAND (2016) The Marcus King Band




Secondo Warren Haynes, che produce l’album, l’appena ventenne rossocrinito, sovrappeso e dal look sudista Marcus King da Greenville, South Carolina, è il miglior giovane talento chitarristico dai tempi di Derek Trucks. Figlio d’arte (il padre è il bluesman Marvin King) e coadiuvato da una band di strumentisti altrettanto giovani e brillanti (sconosciuti, ma ancora per poco), il nostro ridisegna i confini del southern rock attuale (tornato in auge grazie a bands come Blackberry Smoke, A Thousand Horses, Whiskey Myers, orientate tuttavia ad un soul-hard-rock-country di scuola Lynyrd Skynyrd/ZZ Top/Marshall Tucker Band) assimilando elementi soul-blues-rock-jazz che guardano indietro in direzione Allman Brothers Band, con la curiosità più classica che onnivora di Frank Zappa, e l’apertura libera delle jam bands (Gov’t Mule in primis). Si rimane incantati dalla voce cartavetrata del leader, che personalmente mi ricorda un Ben Ottewell (Gomez) prestato al blues, dalla sua calda tecnica chitarristica mai fine a sé stessa (e i duetti tra King e gli ospiti Haynes e Trucks sono da mandare a memoria), ma soprattutto dalla maturità già espressa giovanissimo e solo al secondo album. Non siamo ancora al capolavoro perché restano da migliorare la scrittura (in parte sacrificata a spontaneità ed improvvisazione) e la sobrietà degli arrangiamenti (sebbene non faccia parte del DNA del southern rock, a volte si ha la sensazione del “too much”, che fa pensare ad un’eccessiva sovrapposizione degli strumenti). Ma si tratta di un fior di disco, e di una band di cui sentiremo parlare molto in futuro.
Voto Microby: 8.5
Preferite: Ain’t Nothin’ Wrong With That, Virginia, Devil’s Land



THE CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD (2016) Any Way You Love We Know How You Feel


Dopo alcuni albums (ottimi, da entrambe le parti) seguìti alla separazione dei due fratelli Robinson con la chiusura dello strepitoso progetto Black Crowes, è ormai assodato che musicalmente le idee fondanti la band madre sono state ereditate (ma non ulteriormente sviluppate) dal chitarrista Rich, mentre Chris si è vieppiù allontanato dal southern rock-blues per sposare la psichedelia figlia di Grateful Dead e Quicksilver Messenger Service. Anche l’idea portante di Any Way You Love… è quella di trovarsi in studio con la band (di eccellenti strumentisti, tra i quali in particolare il chitarrista Neal Casal non fa rimpiangere Rich) con abbozzi di idee, più che canzoni già strutturate, e lasciare che l’ispirazione del momento producesse il risultato finale. Il concetto strutturale delle jam bands. Quel che ne esce è ancora una volta un morbido rock-blues psichedelico di ottimo livello, che sarà strepitoso nella resa live, ma che trova i suoi (veniali) punti deboli proprio nel progetto stesso, costituito da una scrittura poco solida perché libera come finalità, da cui discende la sensazione che i musicisti l’abbiano presa fin troppo poco sul serio, e l’utilizzo eccessivo del moog, che almeno alle orecchie del nuovo millennio suona desueto ed eccessivamente datato.
Voto Microby: 8
Preferite: Narcissus Soaking Wet, Forever As The Moon, Ain’t It Hard But Fair



STEVE MASON (2016) Meet The Humans


Quarto album dell’ex vocalist della Beta Band, gruppo scozzese di culto il cui pop intelligente (contaminato da rap, dub, gospel, R’n’B, trip-hop, nu-soul) e dagli arrangiamenti originali ma anglosassoni-puri, è rimasto un punto fermo già dopo il primo album nel 1998. Meet The Humans è lo sforzo solista che più assomiglia alla band-madre, ma pur di buona qualità è lontano dall’eccellente Monkey Minds In The Devil’s Time del 2013. Comunque sempre un piacere diverso dal pop mainstream attuale.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Alive, Planet Sizes, Water Bored
















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