mercoledì 15 febbraio 2017

Recensioni al volo: Elbow - Little Fictions ; Blackfield V

ELBOW - Little Fictions (2017)
Il loro miglior disco, Cast of Thousands, ha ormai 13 anni mentre il loro lavoro di maggiore successo, Seldom Seen Kid, vincitore del Mercury Prize, è di 5 anni più tardi. Da allora il rendimento della band è via via decresciuto con l’eccezione del bellissimo “Open Arms”, contenuto in Build a Rocket Boys, album per il resto appena discreto. Anche lo storico batterista Richard Jupp ha lasciato la band dopo 25 anni di militanza. Quest’ultimo disco sembra recuperare qualità e qualche degna ispirazione: le canzoni sono costruite intorno a ipnotici e coinvolgenti loop di percussioni, archi e tastiere e la voce di Guy Garvey è sempre splendida. Il brano di apertura Magnificent (she said)  ed anche Trust the Sun rimandano ai Radiohead di A Moon-Shaped Pool. Per chi desidera approfondire, a luglio saranno in Italia (al Vittoriale di Gardone Riviera il 15 luglio, affrettarsi).
Da ascoltare: Head for Supplies, Magnificent (she said), Trust The Sun. Voto: ☆☆☆1/2



BLACKFIELD - V (2017)


Quinto disco per la collaborazione Aviv Geffen/Steven Wilson, data per morta tre anni fa (con tanto di tournée musicale di addio) e invece pienamente a regime con quest’ultimo lavoro. Il segno di questo nuovo impegno è la copertina dell’album stesso, che riprende la vecchia bottiglia, già immortalata sulla copertina del primo album, e soprattutto l’aiuto in produzione del mitico Alan Parsons. Il controllo artistico e creativo viene prevalentemente da Geffen, con Wilson che firma solo il lussureggiante ed autobiografico brano di chiusura “From 44 to 48”. I Blackfield funzionano proprio perché le due personalità ed i due gusti si fondono, ognuno rinunciando alle esagerazioni della propria indole: così Geffen è costretto a smussare il suo spirito gothic e Wilson ad accorciare la lunghezza delle sue tracce determinando una sensazione di ordine e pulizia, attributi quasi impossibile da trovare in qualsiasi altro gruppo rock.  Da ascoltare: How Was Your Ride?, From 44 To 48. Voto: ☆☆☆1/2


2 commenti:

microby ha detto...

ELBOW : Concordo con la parabola discendente del gruppo (mai comunque al di sotto di lavori discreti, quest’ultimo compreso) e con la splendida voce evocativa del leader Guy Garvey (vero valore aggiunto), che aveva però dimostrato di saper fare qualitativamente molto meglio con l’esordio solista nell’anno appena chiuso. In Little Fictions c’è il tentativo di sondare nuovi suoni ed arrangiamenti (effettivamente à-la-Radiohead dell’ultimo album, ma con risultato decisamente inferiore), ma a latitare è la qualità compositiva: un disco di suoni più che di canzoni, giocato sui ritmi più che sulle melodie (solitamente l’arma vincente di Garvey), e con troppi brani interlocutori, da B-side. Regge la classe del leader e l’eleganza formale, ma Little Fictions ha il dolceamaro sapore di un disco di transizione.
Voto Microby: 7
Preferite: Magnificent (She Says), Head For Supplies, All Disco

microby ha detto...

BLACKFIELD : Non c’è un progetto che non sia di qualità, tra i numerosi ed eterogenei nei quali è impegnato Steven Wilson (l’avant-prog-pop dei Porcupine Tree in primis, ma anche l’ambient elettronica dei Bass Communion, l’art-pop dei No-Man, il krautrock degli Incredible Expanding Mindfuck, ed appunto il pop romantico dei Blackfield, oltre che nelle vesti di collaboratore di gruppi metal e jazz), peraltro stimatissimo dai colleghi anche come arrangiatore e produttore. La pop-star israeliana Aviv Geffen da sempre scrive buone canzoni, ed ecco fatto: 5 albums di buona fattura (sebbene, a mio avviso, in calando), pop e melodici il giusto, suonati egregiamente, che da sempre mi ricordano una versione aggiornata dei prog-‘70 Camel e Barclay James Harvest, nel loro abito più pop. Romanticismo di classe per coppie innamorate.
Voto Microby: 7.3
Preferite: How Was Your Ride?, We’ll Never Be Apart, Lately

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