NADINE
SHAH (2017) Holiday Destination
E’
un’evoluzione musicale continua quella della britannica di origini
pakistano-norvegesi, che si ripete solo nella qualità (alta). Su
queste pagine al debutto nel 2013 (Love Your Dum and Mad) la
si paragonava a Patti Smith, Marianne Faithfull, Carla Bozulich,
Agnes Obel, e nel 2015 (Fast Food) ad una “Patti Smith che
flirta con la musica dark di stampo 4AD”, ed in entrambi i lavori
se ne lodava il talento nonostante un percorso ancora ondivago. Ora
la Shah pare abbia deciso la direzione da prendere e presenta un
album coeso le cui coordinate tuttavia non si discostano di molto
dalle influenze maggiori: ora potremmo parlare di una Patti
Smith degli esordi che incontra la P.J. Harvey
degli anni ’90 passando attraverso Talking Heads e
Morphine. Paragoni nobilissimi che nulla tolgono alla
prepotente personalità dell’inglese, capace di frullare il rock
cantautorale femminile dal post-punk ad oggi per darci una sua
versione di stomaco e di testa, di ritmo e melodia, di impegno
socio-politico e acume femminile. A partire dai titoli dei dischi,
beffardamente disimpegnati là dove le copertine sono un pugno nello
stomaco ed i testi un esame di realtà urgente e drammatico. Una gran
bella realtà, a mio avviso superiore alle paragonabili Anna Calvi,
Angel Olsen ed EMA, ed al medesimo livello artistico della più
cantautorale Sharon Van Etten e della più glamour St. Vincent.
Voto
Microby: 7.9
Preferite:
Out The Way, Yes Men, Place Like This
ROBERT PLANT (2017) Carry Fire
Rispetto agli ex-sodali, la carriera solistica del
cantante degli Zeppelin è sempre stata caratterizzata da una
migliore qualità e versatilità: non un album meno che buono tra
l'english rock mainstream degli esordi, quindi l'interesse per il
country-rock e l'"americana" evoluti nel folk-rock
inglese e nella contaminazione
world subsahariana attuali. In questo
senso Carry Fire è
figlio diretto del precedente Lullaby...and
The Ceaseless Roar (2014), pur essendo meno
incisivo: la rabbia giovanile è mutata in uno sguardo pacato e
meditabondo sul pianeta, la voce potente (per alcuni la più bella di
sempre nel rock) fa più uso del colore e delle modulazioni timbriche
che dei decibel, i musicisti dispiegano gran mestiere piuttosto che
viscere: più Robbie Robertson-nativo
americano che Led Zeppelin. Alla fine si ammirano suoni bellissimi a
vestire canzoni solo discrete (le migliori sono quelle ad impronta
folk-rock, sospese tra la tradizione gallese, il blues maliano ed i
ritmi maghrebini), ma che è un piacere comunque ascoltare.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Carry
Fire, Dance With You Tonight, The May Queen