martedì 27 marzo 2018

JOHN OATES


JOHN OATES (2018) Arkansas
Hall & Oates hanno rappresentato il duo di maggior successo di tutti i tempi (sì, più degli Everly Brothers e perfino di Simon & Garfunkel), con una carriera iniziata nel 1972 che ha richiesto tanto lavoro a supporto dell’indubbio talento, e che attraverso aggiustamenti progressivi di stile li ha consacrati negli anni ‘80 come superstars negli USA e stars in Europa (un po’ meno in Italia) in ambito pop. Ma la vocazione e la voce di Daryl Hall sono sempre state blue eyed soul, laddove John Oates ha sempre avuto radici folk. Ma quale sorpresa nello scoprire con quale abilità il quasi settantenne Oates si è calato nella rivisitazione di brani country blues americani degli anni ’20 e ’30 (soprattutto a firma Mississippi John Hurt e Jimmie Rodgers) e nella scrittura/interpretazione di brani autografi in stile, che non pagano pegno nei confronti dei più illustri antecedenti! Una voce calda, saggia e grattugiata, come era successo invecchiando al Johnny Cash degli American Recordings, e un lotto di eccellenti musicisti del settore (The Good Road Band) trasformano 10 canzoni in altrettanti gioiellini elettroacustici di blues, gospel, folk, bluegrass, spesso con più stili ben amalgamati nel medesimo brano. Siamo vicini al Ry Cooder degli anni ’70, e lontanissimi dal pop mainstream di Private Eyes. Intervistato circa lo stile musicale di Arkansas, lo stesso Oates ha dichiarato: “ ''it's like Dixieland dipped in bluegrass and salted with Delta blues.'' A differenza di Simon & Garfunkel (trainata dal piccolino), la coppia Hall & Oates funziona molto bene anche in singolo (recuperare Sacred Songs, capolavoro pop del 1980 a firma Daryl Hall ma con la fondamentale collaborazione di Robert Fripp, e Mississippi Mile, gemma blues/folk/R&B del 2011 a firma del bentornato John Oates).
Voto Microby: 8
Preferite: Arkansas, Dig Back Deep, Pallet Soft and Low

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