THE
MARCUS KING BAND (2018) Carolina Confessions
Ci fosse stato il bisogno di
una conferma, dopo la benedizione del sophomore
album prodotto da Warren Haynes che aveva anche salutato l'allora
ventenne chitarrista come proprio degno erede, questa arriva puntuale
con un altrettanto valido terzo album. Prodotto stavolta da Dave Cobb
che cerca di imbrigliare questo cavallo di razza, riuscendo a
razionalizzare la forza d'urto e le molteplici influenze musicali
convogliandole in un southern
rock
maggiormente centrato sul blues
ed il soul
(con il vescovo Solomon Burke ideale spiritual
guidance), l'album
trattiene le (belle ed originali per il genere) contaminazioni
bianche ad alcuni passaggi ed arrangiamenti strumentali, lasciando
che la band del ventiduenne rossocrinito e sovrappeso chitarrista le
esprima in toto dal vivo (dimensione in cui si apprezzano il suono
vintage e le derive jazz-rock alla Mahavishnu Orchestra, certi
sentieri psichedelici alla Santana di Caravanserai, il tocco del
tastierista DeShawn
Alexander più che
evocativo di Joe Zawinul, ed alcune soluzioni da orchestra zappiana;
per non parlare degli assolo seventies dei musicisti). Sia in studio
che sul palco il suono appare spesso troppo pieno, con eccesso di
stratificazioni strumentali (soprattutto di fiati e cori), ma il
peccato è veniale perchè si intuisce che non si tratta di coprire
poche idee con sovrabbondanza di suoni, ma che il nostro ha molto da
dire , ed entusiasmo ed età non lo aiutano nella sintesi. Voce e
chitarra spettacolari, pieno possesso della tradizione musicale
americana sia bianca che nera (in particolare sudista, ca
va sans dire): non
solo Marcus King è il migliore giovane chitarrista dai tempi
dell'allora imberbe Derek Trucks (come ebbe a dire Warren Haynes), ma
possiamo anche sostenere che Gregg
Allman ha
trovato il suo erede.
Voto
Microby: 8.3Preferite: Where I'm Headed, Confessions, Autumn Rains
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