SAM
FENDER (2019) Hypersonic Missiles
Da
più parti il 23enne inglese è stato accostato al giovane Bruce
Springsteen. Se
è per via dei testi da working
class hero e per
qualche assolo di sax alla Clarence Clemons, i paragoni possono
finire qui. Perché il cantautore elettrico di Newcastle è
musicalmente figlio della generazione successiva a quella del boss:
sezione ritmica metronomica (talvolta ahimè perfino drum
machine) e parco
ricorso agli assoli in stile anni
’80,
attitudine epica e sferragliare metallico di chitarre ritmiche che
richiamano U2
(Dead Boys
e Will We Talk?)
e Simple Minds
(The Sound),
senza disdegnare la generazione 2.0 dei vari Hozier
(Call
Me Lover) e War
On Drugs (The
Borders). La voce è
potente e pulita, ma non trattiene la rabbia e l’urgenza del
decennio punk/post-punk, senza mai tingersi di dark né di grunge. E’
l’espressione di un ragazzo di oggi che non riesce a trattenere i
propri sentimenti, ma che è capace anche di intensi momenti di
introspezione come dimostra nell’ultimo terzo di album. Peccato che
la produzione non aiuti a coordinare in un unicum
coeso le varie
anime dell’artista: “the perfectly imperfect rock debut”, come
è stato salutato da The
Guardian. Siamo di
fronte a the next
big thing?
Voto
Microby: 8
Preferite:
Hypersonic
Missiles, You’re Not The Only One, Dead Boys
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