sabato 31 gennaio 2009

John Martyn - R.I.P.

In un'intervista disse di essere l'unico artista a suonare bene la chitarra e di migliorare ogni giorno di più. In realtà ha sempre fatto buoni dischi senza un successo vero e proprio. Negli anni eroici del mio innamoramento musicale era quasi obbligatorio avere uno dei suoi dischi ed il suono della sua voce e della sua chitarra acustica è sempre stato assolutamente caratteristico. Caro amico di Nick Drake, gli aveva dedicato uno dei suoi dischi migliori, "Solid Air" del 1973. Questo brano, "May You Never" è forse la sua più celebre.

venerdì 30 gennaio 2009

Working on a dream


Dopo la recensione abominevole che ho letto oggi sull'inserto di Repubblica (sulla stessa pagina che dava come "di culto" il disco "Grease" di John Travolta/Olivia Newton John....) devo per forza intervenire sul nuovo disco del Boss, anche se l'ho ascoltato una volta sola. Innanzitutto non è un disco minore, è uno Springsteen importante, che riprende la storia interrotta dei suoi dischi classici. Insomma, tanto per chiarire: mi piace
È un disco lirico. Come lo è stato trentacinque anni fa Born To Run. Questo è il canto dello stesso uomo che oggi si sente più vicino al tramonto, guarda le stagioni passare, ricorda gli amici che non ci sono più e canta la malinconica gioia del tramonto.
Canzoni dirette, potenti, con linee melodiche relativamente semplici che parlano d’amore e vita: insomma uno Springsteen inusuale ma rinnovato, felice e ancora in grado di regalare qualcosa di nuovo. Ovviamente c’è anche dell’altro, come l’epica “Outlaw Pete”, lunga ben 8 minuti, che apre il disco tra accenni Morriconiani e sonorità texane, e il distorto Mississipi-Blues di “Good Eye”. The Last Carnival chiude il tutto, ricordando Danny Federici, tastierista della E-Street Band scomparso lo scorso 17 Aprile, mentre la bonus track “The Wrestler”, tratta dalla colonna sonora dell’omonimo film, è di una bellezza spiazzante e basterebbe da sola a perdonare l’orribile copertina del disco. È un bel disco, intimo ma allo stesso tempo aperto alle orecchie di chi lo circonda. 

VOTO   ★ ★ ★   (mi piace)

sabato 24 gennaio 2009

U2 - No line on the horizon


Ecco la copertina scarna e un po’ malinconica - è uno scatto del fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto - del nuovo disco degli U2 dal titolo “No Line On The Horizon” (in uscita il 2 marzo) comparsa sul sito ufficiale della band.

L’attesissimo album sarò anticipato dal singolo “Get On Your Boots” in vendita dal 15 febbraio ma in diffusione nelle radio italiane da lunedì. Billboard annuncia che i brani spaziano tra generi e influenze, da classici pezzi alla U2 (come “I’ll Go Crazy if I Don’t Go Crazy Tonight”) a momenti più sperimentali (i 7 minuti di “Moment of Surrender”) fino all’elettronica contaminata da suoni orientali (”Fez - Being Born”).

lunedì 19 gennaio 2009

Byrne + Eno

Brian Eno e David Byrne, autori in società di quel My Life In The Bush Of Ghost del 1981, seminale per una certa musica d’ambiente elettronica dance che ci ha perseguitati a lungo negli anni successivi, si incontrano nuovamente nel 2006, proprio in occasione della messa a punto del remaster di quell’album, ed in quella occasione Eno passa a Byrne un CD di musiche strumentali da cui ritiene possano ricavarsi delle canzoni. 
Byrne va a casa, ascolta il disco e comincia a ricamare l’uno dopo l’altro i brani di questo Everything That Happens, un disco tanto bello quanto diverso dalla precedente collaborazione. Everything è fondamentalmente un disco di canzoni nella migliore tradizione di Brian Eno, canzoni diverse, strane, eppure evocative di melodie e cori già ascoltati nel passato e stratificati nella memoria. La voce di Byrne non la ricordavo così in forma dai tempi dei Talking Heads. 
Musica soul arriva a definirla Eno: canzoni costruite su uno schema caro al musicista (o al non-musicista, come ha il vezzo di auto-definirsi), cioè un sovrapporsi di strati, di loop sonori reiterati all’infinito che fanno da base agli emozionanti strati vocali di Byrne. Alcune canzoni sono bellissime (Home, Strage Overtones, Poor Boy), altre sono capolavori (One Fine Day, The River, Wanted For Life), ognuno troverà le sue perché tutto il disco è estremamente omogeneo e denso: non ve ne stancherete presto.

Però che schifo di copertina..

Per fortuna che il disco sembra non rifletta la bruttezza della copertina....

lunedì 12 gennaio 2009

Best concerts of 2008!

Cinque concerti che riassumono un anno incredibile, per l'importanza dei nomi che sono passati in Italia e per la qualità delle esibizioni; una stagione live forse irripetibile!



1. TOM WAITS 18 LUGLIO, ARCIMBOLDI
Il concerto che aspettavo da anni, mai visto nulla di simile, un cane randagio a briglia sciolta. Terrificante.









2. BRUCE SPRINGSTEEN 25 GIUGNO, S.SIRO MILANO
Il concerto inatteso, sui livelli del mitico 1985. La gioia e la commozione che hanno avvolto San Siro sono stati un evento bibilico. Memorabile.




3. NEIL YOUNG 24 FEBBRAIO, ARCIMBOLDI
La prima parte, acustica, confesso che mi ha commosso. Ambulance Blues è stata meravigliosa e struggente insieme. Ed il trittico finale poi: Don't let it bring you down, Heart of Gold, Old Man....mamma mia!



4. STEVIE WONDER 26 SETTEMBRE, DATCHFORUM
Una leggenda vivente per un concerto trionfale. Una cele
brazione della gioia di vivere!





5. JAMES TAYLOR 14 APRILE, SMERALDO
Un concerto celebrativo alla soglia dei sessant'anni e dei quaranta di carriera, a ripercorrere la sua storia e le sue canzoni. Gran bella performance con tutto il pubblico a cantare in coro You've got a friend, Close your eyes, Country Road, ecc.



5. EELS 7 MARZO, CONSERVATORIO VERDI
A parte la pippa del filmato introduttivo 
di oltre un'ora, Mark Everett si è dimostrato ancora una volta il re del rock Lo-Fi. Ma non è solo questo: mr. E è un genio! Mi spiace solo di essere uscito prima che i pochi del pubblico rimasti lo avessero richiamato IN PIGIAMA!

E il Golden Globe lo abbiamlo portato a casa...

“All right! This is, uh, the only time I’m gonna be in competition with Clint Eastwood, I know that for sure. Felt pretty good, too. *giggles* Anyway, Mickey called me in Ireland and he asked me for, uh, some music, he told me a little bit about the character, he said some people invest themselves in their pain and they turn away from love and the things that strengthen and nurture their lives. He said this was a guy that didn’t figure, hadn’t figured that out. So I said well, I know a couple of those guys. And so, the song. So uh, first and foremost I’d like to thank Mickey. Without the call I wouldn’t have written the song. Without his inspiration. Thank you brother, for a beautiful performance, thank you. Thanks for thinking of me. Um, like to thank Darren and all the folks involved with the film for letting me be a small part of their picture, thank you. Uh, love to my strong and lovely wife Patti, and hello to Evan, Jess, and Sam at home. Happy birthday Big Man, Clarence Clemons!”
B. Springsteen

domenica 11 gennaio 2009

Genesis 1970-75





Diciamolo subito: le rimasterizzazioni sono meravigliose. Album come TrespassNursery CrymeFoxtrotSelling England By The Pound e il doppio capolavoro The Lamb Lies Down On Broadway non hanno mai suonato bene come nelle incisioni di questo cofanetto dei Genesisdell’era di Peter Gabriel. Quella chitarra di Steve Hackett in Carpet Crawlers non c’era prima, lo posso giurare, invece eccola lì, chiara e nitida che esce dal diffusore posteriore destro. Questi remaster sono in diversi formati, tutti multicanale: SACD (il migliore), Dolby Digital e DTS (per chi non avesse un lettore SACD), ma sono ascoltabili anche da un semplice lettore CD in stereofonia. Ciò che maggiormente impressiona è la dinamicità e chiarezza del suono originariamente uscito su vinile quasi 40 anni fa. La voce e il flauto di Gabriel, la batteria di Collins, ma anche le tastiere di Banks, le chitarre di Hackett e Rutherford… mai così chiare e presenti in un palco multicanale davvero ampio e coinvolgente. I puristi si mettano il cuore in pace: non c’è vinile che possa rivaleggiare con questi remaster digitali. Nel cofanetto, c’è anche un CD di inediti e demo dedicati ai completisti, mentre ogni album offre anche delle interviste recenti a tutti i membri del gruppo, affiancandole ad eventuali testimonianze video dell’epoca. All’appello manca, fortunatamente,From Genesis To Revelation (il primo album di un gruppo che si faceva chiamare Genesis ma che ancora non lo era) e Genesis Live, ma è una mancanza accettabile. Inutile parlare degli album qua contenuti. Chi comprerà questo cofanetto li conoscerà a memoria. Chi invece non li conosce sappia che parliamo di due capolavori e di altri 3 album che - chi più chi meno - sfiorano la vetta. Nell’era dello scaricamento selvaggio di MP3 di qualità infima, questa gioia per le orecchie ci rinfranca col mondo della vera musica.

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