sabato 13 ottobre 2012

Tallest Man on Earth in concerto a Brescia


Senza dubbio sorprendente. Innanzitutto l'inattesa folla ad accoglierlo, nello spazio, rivelatosi angusto, del Ridotto del Grande: pensavo evidentemente a torto di essere uno dei pochi gasati a conoscerlo. Dopo il perdibile gruppo spalla (gli inglesi Dan Haywood's New Hawks) si presenta il nostro Kristian Mattson, capelli schizzati e canotta grigia un pò burina. Ci illudiamo che venga accompagnato da qualche altro strumentista, ma invece no, l'unica compagna del concerto sarà la sua chitarra, acustica, classica o elettrica che sia, solo in due brani abbandonata per il piano.
Nonostante il suo metro e sessanta di statura, fin dal primo attacco diventa davvero l'uomo più alto del mondo. I brani sono soprattutto quelli dall'ultimo lavoro, il bellissimo "There's no leaving now", alternati a brani meno recenti, quali "King of Spain", "la bellissima "Love is all", "the Gardener" , "The dreamer" suonata al piano, ed una stupenda versione di "Graceland" di Paul Simon, già presente sul singolo di King of Spain introdotta e fusa con "The wild hunt". Tutti i brani sono tirati e sembrano grondare sangue e sudore; il suo fingerpicking non stanca mai, anzi, ci ipnotizza e ci teletrasporta nelle distese sconfinate delle brughiere di tutto il mondo.
Nel camerino, alla fine del concerto, appare stanchissimo e ci fa sapere di essere diretto ad una battuta di pesca alla mosca nei nostri fiumi ai confini con la Svizzera.  Buona pesca Kristian, torna a trovarci presto.


1 commento:

Unknown ha detto...

Da fanatico della musica di The tallest non vedevo l'ora di poterlo ascoltare dal vivo e francamente non mi sarei mai aspettato di trovarmelo di fronte proprio nella mia città e a pochi passi (letteralmente) da casa. Detto questo il concerto è stato emozionante e per me forse anche sopra le aspettative. Dal vivo certe ruvidezze che si potevano riscontrare soprattutto nei suoi primi due album si sono stemperate in un'esibizione davvero coinvolgente e sostenuta da una tecnica chitarristica eccellente messa al servizio di un songwriting che per quanto mi riguarda è secondo solo a pochi altri artisti che si dedicano al suo genere musicale.
Resta in me l'impressione che, per quanto molto validi già così, molti dei brani presentati avrebbero tratto molto giovamento dall'introduzione di qualche arrangiamento più complesso, sostenuto ovviamente da una band ad hoc, anche se forse si sarebbe persa un pò di quella freschezza da lonely hobo con la chitarra e poco più che resta per ora il marchio di fabbrica di questo artista.
Per concludere, senza voler fare troppo la figura dello snob o del dinosauro amante solo della musica cosiddetta d'autore, mi ha fatto molto piacere vedere che la platea era composta in massima parte da ragazzi molto giovani che quindi, cosa di cui ero già profondamente convinto, si dimostrano in grado di apprezzare anche questo tipo di musica a patto che qualcuno gliela faccia finalmente ascoltare.
Dimenticavo, dico già da subito che il disco di quest'anno "There's no leaving now" sarà ai primissimi posti della mia classifica finale del blog.

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