domenica 16 giugno 2013

Recensioni al volo : Tom Odell, City and Colour, Eleanor Friedberger, Willie Nile

Tom Odell - Long Way Down (2013)
Questo qui è uno proprio strano. Ha 22 anni ma nella foto di copertina sembra un ragazzino di 12. Ma quando senti la voce, beh, lo stile, non c'è alcun dubbio, è quello di Jeff Buckley. E' lui, e nessuno mi venga a dire che "Can't Pretend" non l'abbia scritta lui dall'oltretomba e l'abbia infusa con qualche strano sistema in questo ragazzino, che canta con quella passione e con quei sussurri disperati che solo i grandi possono avere. Ma non basta: "Sense" sembra scritta apposta per Nick Cave o Billie Holiday, mentre "I Know" è un rock appassionato, magari un pò ruffiano, ma efficace. Se non si rovina nello show business... Voto ★★★
City and Colour - The Hurry & The Harm (2013)
Il canadese Dallas Green aveva ideato i City & Colour come side-project acustico ai suoi urlanti hard-core Alexisonfire; ora che questi ultimi non ci sono più, si è buttato anima e corpo in questo suo lato più folk dandogli maggiore profondità e classe. Blues acustici che ricordano i Black Keys e brani folk che con la loro ricercatezza acustica rimandano a Sufjan Stevens o Justin Vernon. Voto ★★★
Eleanor Friedberger - Personal Record (2013)
Ad un paio di anni di distanza dal precedente e promettente lavoro (vedi recensione del 23 luglio 2011) la ragazza dell'Illinois (ma trapiantata a Brooklyn) sembra avere lasciato definitivamente l'ottusa influenza del fratello per imboccare un percorso fatto di un art-pop-folk anni '70, per certi versi ancora più leggero che in Last Summer. Un disco che scalda l'anima senza essere mai "retro". Voto ★★★
Willie Nile - American Ride (2013)
Il coetaneo e fratello mancato di Bruce Springsteen è al suo ottavo disco e, c'è da scommeterci, neanche stavolta gli endorsements del suo nume tutelare per eccellenza riuscirà a fargli avere un benchè minimo successo commerciale (il che è, a mio avviso un vero mistero). Una serie di brani epici che attingono a piene mani dal rock più puro, dove i Ramones si mescolano con Al Green o Joe Strummer fa il solista di Elvis o ancora dove Gram Parsons accarezza la Fender abbracciato a Tom Petty. Vorrà dire che magari riusciremo ad godercelo ancora in qualche localino oratoriale dalle nostre parti. Voto ★★★

2 commenti:

microby ha detto...

TOM ODELL: prima di leggere la tua recensione, Luca, non sapevo nemmeno che esistesse, ed ora rischia di finire dritto sul podio di fine anno! In effetti il ragazzino ha qualità compositive da vendere e personalità niente male, nonostante nel suo cantautorato costruito su piano e voce ed arricchito da sezione ritmica ed abbondanza di cori da gospel bianco emergano prepotenti i numi tutelari con cui è cresciuto, in primis Chris Martin e Jeff Buckley, a seguire Elton John, James Blunt, Steve Forbert. Senza un eccesso di enfasi e qualche ingenuità, sarebbe stato capolavoro. E’ comunque 8.5/10

microby ha detto...

CITY AND COLOUR: non conoscevo nemmeno il cantautore canadese Dallas Green, ora col nuovo main-project quasi esclusivamente acustico, tra plettri e tastiere guidati dal semi-falsetto del leader, per un lavoro dal suono sempre pieno e dalle linee melodiche brillanti, lungo l’asse che congiunge Bon Iver con Bright Eyes passando per l’ultimo folk-pop di Iron & Wine. 7.6/10

ELEANOR FRIEDBERGER: qualità della scrittura da fuoriclasse per la metà femminile dei Fiery Furnaces (gruppo che ho molto amato), ma come per l’esordio solistico Last Summer i difetti si cercano (a mio parere, altri l'adorano) nella voce, riconoscibile ma poco duttile e colorata, e negli arrangiamenti non brillanti, che tendono ad appiattire, tranne per alcune eccezioni, l’originalità delle canzoni. 7.4/10

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