mercoledì 22 gennaio 2014

NON SOLO USA & UK!

Come lo scorso anno, ripassiamo alcuni albums pubblicati nel corso del 2013 da gruppi di paesi non di lingua inglese, meritevoli di attenzione nonostante un humus musicale più difficile rispetto alle bands cresciute a "pane e rock" in USA, UK, Irlanda, Canada, Australia, Nuova Zelanda.
Alcuni lavori sono già stati segnalati nel corso del 2013 sul blog. Chi fosse interessato cerchi le recensioni dei bei dischi di Mister and Mississippi (Olanda), Agnes Obel (Danimarca), Motorpsycho (Norvegia), Emiliana Torrini (Islanda), Blackfield (Israele), The Knife e Junip (Svezia), Dear Reader (Sudafrica), ed i contributi dei cugini francesi, che vanno dal rimarchevole esordio di Woodkid (mio disco dell'anno: è la prima volta che succede al disco di un paese non english-speaking), al notevole Buzztown ed al più dozzinale Phoenix.
Qui sotto altri albums meritevoli di considerazione ed ascolto.
  • (ISLANDA) ASGEIR (2013) In The Silence (Dyrd ì Daudathogn)
  • Il 21enne Asgeir Trausti è il nuovo artista emergente dall’Islanda, terra ormai stabilmente ai vertici della qualità pop-rock-elettronica del vecchio continente, e spesso fucina di talenti e nuove sonorità. Ad Asgeir le doti compositive ed interpretative non mancano, sebbene non si possa considerare originale: non è avantgarde come Arnalds Olafur o Johann Johansson, né onirico come i Sigur Ros o i Mum, è meno folk di Hjaltalin e Amiina, meno elettronico di Bjork e Jonsi, meno pop di Bang Gang ed Of Monsters and Men, meno intimo di Soley ed Emiliana Torrini, per confrontarlo ai suoi conterranei più noti. Ma ha assorbito bene la lezione di tutti loro, e conserva il tratto fiabesco della terra dei ghiacci. Il cantato è in lingua madre, ma è in uscita una versione con testi in inglese, curata da John Grant. 7.5/10
  •  
  • (FAR OER) TEITUR (2013) Story Music
  • Terzo lavoro per il cantautore delle Far Oer che si muove in punta di piedi con strumenti acustici tra folk fatato, avanguardia orecchiabile, new age colta, cantautorato intimista (in inglese), senza mai prendere una decisa direzione in un senso o nell’altro. Così, a tratti e nel complesso, ci si ricorda di Balmorhea, Unthanks, Amiina, Ossian, Sigur Ros. Discontinuo ma interessante, per animi poetici. 7.3/10
    (BELGIO) GIRLS IN HAWAII (2013) Everest
    Attivi dal 2000 ma titolari di soli 3 albums, le 2 coppie di fratelli Wielemans/Vancauwenberghe (più amici) sono state le grandi promesse (anche commerciali) del Belgio, paese noto per l'alto tasso di piovosità e di depressione, oltre che per Eddy Merckx e (in seconda battuta) Renè Magritte. Le prime 2 si riscontrano nella musica del gruppo, un pop malinconico di buona scrittura, che non ha mai abbandonato l'impostazione indie a favore delle classifiche. Al terzo album (il meno riuscito) si sentono sempre echi di Grandaddy, Blonde Redhead e dei Flaming Lips più onirici e pop. 7.1/10

    (DANIMARCA) THOMAS DYBDAHL (2013) What’s Left IsForever
    Da sempre cantautore acustico meditativo, ma con tendenza alla comunicazione digitale piuttosto che al ritiro solipsistico, il danese esprime quest’apertura con arrangiamenti moderni e raffinati che tuttavia risultano algidi, distaccati. Come una bella casa arredata da un architetto di fama ma alla quale mancano anema e core. 7/10

    (SVEZIA) ANDREW WYATT (2013) Descender
    Se al vocalist dei synth-popsters svedesi Miike Snow si tolgono i beats elettronici di impronta eighties e si forniscono i 75 elementi dell’Orchestra Filarmonica di Praga, il risultato è Descender: forte di precedenti esperienze nella sonorizzazione di balletti ed installazioni, Andrew Wyatt ne estrae un lavoro più orchestral che chamber-pop, a tratti romantico alla Owen Pallet, altrove prog alla Edward Sharpe, spesso citazionista (Van Dyke Parks e Scott Walker). Insieme vecchio e nuovo. 7.4/10

    (OLANDA) BETTIE SERVEERT (2013) Oh, Mayhem!
    Il quartetto di Amsterdam, guidato dalla voce della canadese di nascita Carol Van Dijk, è nello stardom musicale olandese e band di culto mondiale da 20 anni, col suo guitar-oriented pop-rock che trae linfa dagli anni ’60 ma arrangiato ’80-’90, sul genere Pandoras/B 52’s/Katrina & The Waves. Sempre uguale a sé stesso –ma resta insuperato l’esordio Palomine del 1992—ma altrettanto sempre fresco, vitale, energico, allegro. Perfetto per l’auto. 7.4/10







Nessun commento:

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI Gen-Feb 2024

  AMOS LEE (2024) Honeysuckle Switches: The Songs of Lucinda Williams Genere : Tribute-album, Singer-songwriter, Americana Simili : Jaso...