lunedì 10 febbraio 2014

BRUCE SPRINGSTEEN, DAVID CROSBY, DAMIEN JURADO

BRUCE SPRINGSTEEN (2014) High Hopes

A prima vista un assemblaggio poco ortodosso di brani inediti, rivisitazioni elettriche di brani già editi, proposizione in studio di canzoni da tempo eseguite in concerto, e covers impensabili (di Suicide, Saints, Havalinas), High Hopes è in realtà un album che si regge benissimo sulle proprie gambe, che resta springsteeniano grazie alla personalità del nostro, e coeso nonostante la chitarra elettrica di derivazione metal (inizialmente straniante, noi abituati da sempre al trio Boss/Little Steven/Nils Lofgren) del grande Tom Morello (Rage Against The Machine), che riesce a servire bene l’epica romantica del songwriting del Boss ma anche a dare un’impronta arrabbiata e moderna alle tematiche personali/sociali ma transgenerazionali del grande artista del New Jersey.
Voto Microby: 7.8
Preferite: Just Like Fire Would, American Skin (41 Shots), The Ghost of Tom Joad

DAVID CROSBY (2014) Croz


Non è in cerca di nuovi fans, né dell’idolatria dei neo-hippies del Laurel Canyon, né tantomeno del tentativo di avvicinarsi (soprattutto concettualmente) al capolavoro If I Could Only Remember My Name (1971) il ritrovato David Crosby, a 20 anni dal precedente lavoro originale in studio. Ma la qualità della scrittura, l’eccellenza dell’esecuzione, gli ormai classici arrangiamenti west coast (curati dallo stesso Crosby con il figlio James Raymond), gli ospiti (tra i quali Mark Knopfler e Wynton Marsalis) al servizio delle canzoni invece che semplici cameo, fanno di Croz il più bell’album a firma David Crosby/CSN/CPR da 30 anni a questa parte.
Voto Microby: 7.8/10
Preferite: What’s Broken, Time I Have, Radio

DAMIEN JURADO (2014) Brothers And Sisters of The Eternal Son
 

Ormai attivo da una ventina di anni ed una quindicina di albums, il cantautore di Seattle ha sempre avuto in carniere la lezione di Nick Drake e Bob Dylan, nel tempo tuttavia evoluta lungo le tracce lasciate da Elliott Smith e la dimensione urbana di Lou Reed, con buoni ma mai eccellenti risultati. In quest’ultima prova la sua curiosità artistica (glie ne va dato merito) cerca la contaminazione: ballate acustiche dolenti ma anche chitarre elettriche psichedeliche, un velo di elettronica e percussioni afro, armonie West Coast e voce filtrata, pop anni ’70 ed aperture neo-hippies. Anche cambiando si conferma: buono ma non eccellente.
Voto Microby: 7.4
Preferite: Metallic Cloud, Jericho Road, Silver Katherine

4 commenti:

lucaf ha detto...

Bruce Springsteen - Grazie a Microby per aver scritto qualche riga sul Boss. Anche stavolta (come per il precedente ma poi me ne ero pentito riascoltandolo e riascoltandolo) questo nuovo disco non mi ha assolutamente impressionato, anzi, trovo che gli assoli muscolari e rabbiosi di Tom Morello abbiano nuociuto all'integrità dell'album. In realtà di integrità ce ne è poca perché, come egli stesso ha dichiarato, voleva dare (o ridare) dignità nuova ad alcuni brani a lungo conservati nei suoi cassetti e quindi ha fatto un'operazione di recupero e rinnovamento. Il suo desiderio di cambiare e rinnovarsi sempre è apprezzabile ma trovo che questo disco di rumore rock lo abbia fatto andare fuori dalla sua strada. Sempre che poi assistendo al suo ennesimo concerto non me ne penta. Voto ★★1/2

microby ha detto...

In effetti la presenza (a tratti debordante) di Morello non è piaciuta alla quasi totalità della critica, non solo ai fans del Boss (che sono giunti alla repulsione...). Forse mi ha aiutato, nel giudizio finale positivo, l'orecchio aduso ad altri 2 gruppi che mi hanno appassionato in passato, appunto Rage Against The Machine ed Audioslave. Credo comunque che il Boss stia tentando di capire come riuscire ad instaurare un contatto con le nuove generazioni (in termini di impatto sociale i testi di Springsteen sui giovani non attecchiscono, mentre al confronto è cento volte superiore la forza comunicativa di hip-hop e nu-metal; molte ricerche lo dimostrano). Penso che Bruce debba scegliere tra la forza della tradizione folk-rock e una svolta come quella imposta da Dylan a Newport in illo tempore, quando scelse il pop-ular rispetto al folk, l'elettrico rispetto all'acustico, la radio commerciale rispetto a quella ristretta del circuito folk... Energia, idee e classe non gli mancano per sorprenderci ancora. Sta a lui decidere cosa fare.

lucaf ha detto...

DAVID CROSBY - CROZ
A vent’anni dall’ultimo lavoro solista (“A Thousand Road”, un lavoro a dire il vero non memorabile) il grande Croz ci regala un ottimo disco, pieno di grande passione, raffinato, impeccabile come possiamo attenderci da questo grande vecchio saggio della musica. Non aspettatevi un nuovo “If I Could Only Remember my Name”, disco impareggiabile che ha rappresentato il paradigma musicale della San Francisco degli anni ’70: questo è il disco della raggiunta serenità ed è l’ennesima espressione della sua grande classe. Voto ★★★★

lucaf ha detto...

DAMIEN JURADO
E’ strano che dopo 15 album non abbia ancora avuto il successo che merita.
Sicuramente la sua musica non è per tutti; è originale, ma non sempre facile da ascoltare. NB: il singolo “Everything Trying” lo si sente nella colonna sonora de “la grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Voto ★★★

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