E’
sufficiente l’ingresso della voce di Guy Garvey nel primo brano per
capire, come al solito, che con quella voce puoi cantare qualunque
cosa rendendola a priori
degna d’ascolto. Il sesto album dei più noti esponenti del
cosiddetto “prog without the solos”
non possiede il singolo scardina-classifica, come era loro riuscito
nei 2 precedenti dischi di studio, ma ha una coesione d’insieme che
lo rende il più prog dei
loro lavori finora. Senza indulgere in tecnicismi, ma caricando
l’esecuzione di sentimento, malinconia struggente, epicità
contenuta, “pieni” da camera e melodie da confessionale.
Incuranti degli anni 2.0 o 3.0. Solo anema e core.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
New York Morning,
Charge, My Sad Captains
JOHN
BUTLER TRIO (2014) Flesh & Blood
Al
sesto album la più accreditata jam band
australiana (nonostante sia un trio, il gruppo ha una notevole fama
live) scopre un tono più riflessivo in qualche spunto acustico ed un
paio di brani morbidi, perfino languidamente malinconici. Senza
rinunciare però alla solita varietà di ispirazione musicale (dal
rock al soul, dal blues al reggae) ed alla
chitarra elettrica torrida e moderna, dal timbro riconoscibilissimo,
del leader. Non il loro lavoro migliore, ma è sempre un
bell’ascolto, dalla carica propulsiva.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Livin’ In The
City, Bullet Girl, Cold Wind
THE AUTUMN DEFENSE (2014) Fifth
Solo
5 dischi in 14 anni per il side-project di John Stirratt ed il sodale
Patrick Sansone, membri di Wilco/Uncle Tupelo,
sempre più lontani dalle radici alt.contry/americana
degli esordi e sempre più innamorati del pop
californiano ’60-’70. Quindi perfette
melodie elettroacustiche, armonizzazioni vocali anni ’70, struttura
a strofa-ritornello orecchiabile ma intelligente, suoni brillanti e
carezzevoli: sullo sfondo America, Byrds,
Love, ma anche echi del pop nobile di marca
Crowded House, Traveling Wilburys, Paul
McCartney.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Under The Wheel,
What’s It Take, This Thing That I’ve Found