lunedì 10 marzo 2014

SHARON JONES & The Dap-Kings, ST. VINCENT, THE NOTWIST


SHARON JONES & THE DAP-KINGS (2014) Give The People What They Want

Ormai definitivamente considerata la regina del soul/R’n’B classico di marca Stax/Motown, la 57enne americana è totalmente disinteressata ad aggiornare il proprio vocabolario al nu-soul o di cercarne una variante più originale: le sono sufficienti la capacità compositiva ed esecutiva e l’affiatamento con la miglior band di soul esistente (che l’accompagna da sempre, oltre a prestarsi come backing band per altri artisti, tra i quali Amy Winehouse) per riconfermarsi erede di Martha Reeves, Aretha Franklin, Tina Turner e tenere a debita distanza le concorrenti. Niente di nuovo sotto il sole, ma ennesima conferma di una classe senza uguali.
Voto Microby: 7.6
Preferite: Retreat, People Don’t Get What They Deserve, Stranger To My Happiness


ST. VINCENT (2014) St. Vincent

Quarto album per Annie Clark, alias St. Vincent, una delle più dotate ed originali cantautrici dell’ultima leva, già chitarrista per Polyphonic Spree, Sufjan Stevens e The New Pornographers, oltre che autrice di un bel lavoro a due con David Byrne nel 2012 (a mio parere il suo migliore). Il suo approccio elettrico (con la chitarra spesso fuzzata ed assoli sghembi e sporchi) si arricchisce ora di linee ritmiche elettroniche debitrici ai Talking Heads e Prince, col risultato di un funky profondamente bianco, urbano, nevrotico e corrosivo. Un approccio moderno che sta facendo proseliti (Anna Calvi, Angel Olsen), e di cui è la regina indiscussa. Ma, a differenza dei suoi mèntori, l’artista di Tulsa, Oklahoma, non ha ancora prodotto un disco (con)Vincent dall’inizio alla fine.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Birth In Reverse, Severed Crossed Fingers, Digital Witness
THE NOTWIST (2014) Close To The Glass
Noncuranti delle leggi di mercato, i fratelli tedeschi Archer pubblicano un disco ogni 6 anni proseguendo il loro percorso musicale che li ha portati, dagli esordi post-punk/hardcore, al capolavoro di indietronica decadente Neon Golden del 2002, ed all’attuale ibridazione tra musica elettronica umana (che guarda parimenti a Boards of Canada come agli ultimi Radiohead), spunti acustici soavi e rock radiofonici in cui percussioni e linee del basso sono comunque affidati a glitch elettronici. Si potrebbe obiettare che manca una direzione; a mio avviso l’eterogeneità del lavoro conferisce varietà ad una bella proposta che resta inquadrabile tra la migliore elettronica malinconica e decadente.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Kong, Run Run Run, Casino

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