Ormai
definitivamente considerata la regina del soul/R’n’B
classico di marca Stax/Motown,
la 57enne americana è totalmente disinteressata ad aggiornare il
proprio vocabolario al nu-soul o di cercarne una variante più
originale: le sono sufficienti la capacità compositiva ed esecutiva
e l’affiatamento con la miglior band di soul esistente (che
l’accompagna da sempre, oltre a prestarsi come backing band per
altri artisti, tra i quali Amy Winehouse) per riconfermarsi erede di
Martha Reeves, Aretha Franklin, Tina Turner
e tenere a debita distanza le concorrenti. Niente di nuovo sotto il
sole, ma ennesima conferma di una classe senza uguali.
Voto
Microby: 7.6
Preferite:
Retreat, People
Don’t Get What They Deserve, Stranger To My Happiness
ST.
VINCENT (2014) St. Vincent
Quarto
album per Annie Clark,
alias St. Vincent, una delle più dotate ed originali cantautrici
dell’ultima leva, già chitarrista per Polyphonic Spree, Sufjan
Stevens e The New Pornographers, oltre che autrice di un bel lavoro a
due con David Byrne
nel 2012 (a mio parere il suo migliore). Il suo approccio elettrico
(con la chitarra spesso fuzzata ed assoli sghembi e sporchi) si
arricchisce ora di linee ritmiche elettroniche debitrici ai Talking
Heads e Prince,
col risultato di un funky profondamente bianco, urbano, nevrotico e
corrosivo. Un approccio moderno che sta facendo proseliti (Anna
Calvi, Angel Olsen), e di cui è la regina
indiscussa. Ma, a differenza dei suoi mèntori, l’artista di Tulsa,
Oklahoma, non ha ancora prodotto un disco (con)Vincent dall’inizio
alla fine.
Voto
Microby: 7.3
Preferite:
Birth In Reverse,
Severed Crossed Fingers, Digital Witness
THE
NOTWIST (2014) Close To The Glass
Noncuranti
delle leggi di mercato, i fratelli tedeschi Archer pubblicano un
disco ogni 6 anni proseguendo il loro percorso musicale che li ha
portati, dagli esordi post-punk/hardcore, al capolavoro di
indietronica decadente Neon Golden del
2002, ed all’attuale ibridazione tra musica elettronica umana (che
guarda parimenti a Boards of Canada come
agli ultimi Radiohead),
spunti acustici soavi e rock radiofonici in cui percussioni e linee
del basso sono comunque affidati a glitch
elettronici. Si potrebbe obiettare che manca una direzione; a mio
avviso l’eterogeneità del lavoro conferisce varietà ad una bella
proposta che resta inquadrabile tra la migliore elettronica
malinconica e decadente.
Voto
Microby: 7.7
Preferite:
Kong, Run Run Run, Casino
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