venerdì 7 novembre 2014

STEVIE NICKS, MY BRIGHTEST DIAMOND, THE BLACK KEYS


STEVIE NICKS (2014) 24 Karat Gold (Songs From The Vault)
Unica tra i membri dei Fleetwood Mac ad aver goduto di ampio successo commerciale anche da solista, la cantante americana nell'ultimo album propone brani scritti tra il 1969 ed il 1995. Tuttavia lo stile compositivo non lascia trasparire chiare differenze o disequilibri, in parte aiutato dal fatto che non si tratta di outtakes originali, ma di brani totalmente riarrangiati e prodotti insieme a Dave Stewart. Il risultato è un ottimo lavoro, decisamente più guitar-oriented rock rispetto al pop patinato dei FM, grazie anche alla brillante partecipazione di chitarristi di levatura (Waddy Wachtel, Davey Johnstone, Mike Campbell). Personalmente sono tra quelli che non amano molto il timbro vocale della nostra, pur caratteristico ed immediatamente riconoscibile (ipernasale, che alla lunga trovo lagnoso e poco versatile nell'interpretazione); ho amici che non sopportano Dylan o Costello per il medesimo motivo. Altrimenti il voto sarebbe anche più alto.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Mabel Normand, Starshine, 24 Karat Gold
MY BRIGHTEST DIAMOND (2014) This Is My Hand
In sordina, e col costante apprezzamento della critica, la polistrumentista americana Shara Worden (unica titolare della ragione sociale MBD) è giunta alla quinta fatica. Figlia di musicisti e cresciuta tra studi di musica classica ed ascolto di musica colta di varia estrazione, riporta in toto nei suoi albums il proprio background di opera, cabaret, chamber pop, jazz orchestrale, folk e rock. E lo fa in modo originale e brillante nonostante (o anche grazie a) riferimenti palesi ai progetti simili di Woodkid, Sufjan Stevens, San Fermin, Kate Bush, Antony And The Johnsons. Spazio prevalente a tastiere, tamburi, elettronica soffusa, contrappunti di fiati, voce spesso modulata al falsetto, per un pop intellettuale ma di ascolto piacevolissimo.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Pressure, Love Killer, Before The Words

THE BLACK KEYS (2014) Turn Blue
Partito nel 2002 dall’indie garage-rock-blues ed approdato a Grammy e classifiche con l’ultimo El Camino nel 2011, il duo americano Dan Auerbach e Patrick Carney conferma con Turn Blue il produttore vincente Danger Mouse ma resta a metà del guado, indeciso tra il rock sporco e bluesato (tra Yardbirds, Neil Young elettrico e Marc Bolan) che li ha imposti alla critica ed il pop-rock (alla MGMT, Kasabian per risalire fino alla J.Geils Band) che, con tastiere vintage, voce in falsetto seducente e melodie orecchiabili li ha catapultati in classifica. Il lavoro è pertanto dicotomico, ed accontenta entrambi i gruppi di fans senza entusiasmarne nessuno. Possono fare meglio.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Weight of Love, Bullet In The Brain, It’s Up To You Now


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