mercoledì 14 ottobre 2015

MELODY GARDOT, OLIVIA CHANEY


MELODY GARDOT (2015) Currency of Man

Sdoganato e apprezzato da decenni, sia dai jazzofili che dai rockettari, il jazz fumoso, notturno, alcoolico, da piano bar (Tom Waits in assoluto e Paolo Conte in Italia gli esempi più fulgidi), lo snobismo bipartisan rock e jazz ha sempre poco considerato i territori di confine, generalmente virati al femminile (se si eccettua l’importante capitolo dei “crooners” alla Frank Sinatra, Harry Connick Jr., Nat King Cole, Bing Crosby, Dean Martin fino al contemporaneo Michael Bublè… mi perdonino i precedenti!), in cui si intersecano il pop-rock sofisticato e la canzone d’autore da jazz-club. Confini peraltro sempre più labili, come dimostrano non solo gli arrangiamenti (si cerca lo swing nel jazz, il groove nel rock, il refrain catchy nel pop, ma è questione di lana caprina) ma anche i dati di vendita, che vedono le varie Diana Krall, Madeleine Peyroux, Cassandra Williams ed appunto Melody Gardot affiancare le interpreti pop rock più stimate. Eppure, per venire al 5° album dell’americana, al solito bello, deve essere un amico a passarmelo perché ascolti qualcosa oltre il “mio” ambito di interesse musicale (peraltro già eccessivamente ampio). E allora godo di ottime canzoni, dagli arrangiamenti raffinati ma swinganti, suonate benissimo, godibili anche in auto e non solo al Blue Note, e penso che Melody Gardot non sia musicalmente così distante da Laura Marling, Rickie Lee Jones, Sophie Zelmani, Laura Mvula, Anna Luca. Con partiture così geometriche, arrangiamenti puntuali, esecuzioni misurate, assoli concisi, e lo swing che incontra il groove, Currency of Man rappresenta il lavoro più soul-pop-rock-(jazz) della Gardot. Certamente quello che la proietta fuori dagli angusti confini della jazz-singer.
Voto Microby: 7.9
Preferite: Preachermen, Don’t Talk, Morning Sun

 
OLIVIA CHANEY (2015) The Longest River

Nata a Firenze ma cresciuta ad Oxford, dove ha compiuto gli studi musicali per piano, violoncello e voce, la Chaney si è sempre dedicata ad una rilettura colta della musica folk inglese, con rimandi che vanno dalla Sandy Denny più intima alle prove delle Unthanks. Ma non è meno rilevante l’influenza della più grande cantautrice acustica e trasversale di sempre, Joni Mitchell. Giunge solo ora, a 32 anni, al debutto su lunga distanza: e si resta con la curiosità di ascoltarla con arrangiamenti meno scarni (voce, piano, violoncello, harmonium), che in questa prima prova la costringono ad un pubblico di appassionati del genere. Per palati fini.
Voto Microby: 7.2
Preferite: Imperfections, Swimming In The Longest River, Too Social

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