venerdì 29 aprile 2016

Recensioni: The Last Shadow Puppets, Willie Nile, Graham Nash

THE LAST SHADOW PUPPETS - Everything you Come to Expect 2016)
Non succede di frequente che i side-project siano più ambiziosi delle band originali, ma questo è sicuramente il caso per i LSP, frutto della collaborazione tra Alex Turner (Arctic Monkeys) e Miles Kane (Rascals), coadiuvati per l’occasione da James Ford (Simian Mobile Disco) e Zach Dawes (Mini Manions). Già nel precedente “The age of understatement“, di 8 anni fa, il loro recupero del pop sinfonico di Scott Walker e David Bowie modulato dalla London Symphony Orchestra aveva pescato nel baroque-pop anni ’60 con un tocco gentile e delicato. In questo lavoro le lancette vengono spostate di una decina di anni più avanti e, accanto a brani più spiccatamente brit-pop si avvertono echi di maggiore intensità con rimandi ai Television o, più modernamente ai Foals. Un buon disco, forse meno intenso e geniale del precedente ma con quel tocco retrò di sempre piacevole compagnia. Da ascoltare: Bad Habits, The Dream Synopsis, Aviation. Voto: ☆☆☆1/2



WILLIE NILE - World War Willie (2016)
Willie Nile di sicuro non è uno che inflaziona il mercato discografico visto che in 36 anni di carriera ha fatto solo una decina di album, iniziando come una grande promessa del rock con il suo album omonimo. Era lo stesso anno di The River, del suo vicino del New Jersey: il suo disco successivo, meno bello del precedente, fu poi seguito da una ventina d’anni di silenzio (salvo il bellissimo Places I Have Never Been) per varie beghe contrattuali,  e questo sicuramente ne danneggiò in modo irreparabile la carriera. Dal 2006 è tornato a fare sul serio e ha ripreso il suo stile fatto di rock al fulmicotone alternato a ballate intense e profonde. Con quest’ultimo album il suo sano lato rock torna a vivere grazie alle generosi dosi di elettricità ed adrenalina. Un disco divertente, di buon sano e vecchio rock’n’roll. Da ascoltare: Forever Wild, Let’s All Come Together. Voto: ☆☆☆1/2

GRAHAM NASH - This Path Tonight (2016)
Chissà perché molti pensano che tra i 4 CSNY, Graham Nash sia il più sfigato. Ok, va bene, Neil Young è di un altro livello, ma vorrei ricordare che è lui è quello che ha scritto Marrakesh Express, Teach your children, Our House, Cathedral, Just a Song Before I Go, Wasted on the Way, Chicago. Da solo indubbiamente non si è mai dato molto da fare visto che si contano solo 5 album prima di quest’ultimo, partendo dallo stupendo Song for Beginners del 1971. Si dice che questo lavoro coincida con un grosso cambiamento di vita visto che sembra abbia litigato con l’amico di una vita David Crosby e che, questo è sicuro, abbia lasciato la moglie per una giovane fotografa newyorkese.
L’album appare un po' meno riuscito del precedente bellissimo Song for Survivor del 2002 ma le atmosfere date dai suoi consueti arpeggi acustici e le sofisticate melodie folk sono come sempre ben fatte e arrangiate con classe. Da ascoltare: Myself at Last. Voto: ☆☆☆.

giovedì 14 aprile 2016

THE PINES, DR. DOG


THE PINES (2016) Above The Prairie



Coglie nel segno il grande S.T. Erlewine, storico recensore di Allmusic, quando sostiene che The Pines più che scrivere canzoni dipingono stati d'animo. Del trio (ai plettri i fondatori David Huckfelt e Benson Ramsey, presto completati ai tasti da Alex, fratello di Benson, entrambi figli d'arte del chitarrista e produttore Bo Ramsey) di Minneapolis, Minnesota, avevamo già scritto su queste pagine in termini lusinghieri a proposito del precedente (bellissimo e superiore) "Dark So Gold" del 2012, svolta artistica di una discografia iniziata nel 2004 ed ora giunta al quinto album. In "Above The Prairie" si scrutano le praterie del midwest come fossero fotografate dal Mark Knopfler più malinconico, si respira pacata rassegnazione come si ascoltasse un Bill Fay meno autobiografico, ma non mancano suggestioni pionieristiche con le poco velate influenze irlandesi (vi è perfino uno strumentale in odore di Enya) e nativo-americane (alla Robbie Robertson, con ospite il compianto John Trudell a declamare versi). Un indie-folk-americana in punta di piedi, un linguaggio cinematografico da godere al crepuscolo o alle prime luci dell'alba: così The Pines lasciano il segno.
Voto Microby: 7.6
Preferite: Aerial Ocean, Hanging From The Earth, There In Spirit



DR. DOG (2016) The Psychedelic Swamp

Riedizione del debutto, finora disponibile solo in musicassetta, che la band di Philadelfia aveva distribuito nel lontano 2001. L'album viene rivisitato e ridotto da 35 a 13 brani, ma conserva la carica sbarazzina che caratterizzava all'esordio il retro-rock psichedelico da fine anni '60 del gruppo, ben miscelato con l'indie-pop dei '90. Piacerà a chi ama Elf Power, My Morning Jacket, The Sea And Cake, Shins, ma soprattutto ai beatlesiani che hanno un debole per Magical Mystery Tour, con la sua carica di psichedelia spensierata da festa di quartiere, lontana diecimila miglia dal coevo, impegnato politicamente acid rock californiano. Ma dei Dr. Dog io continuo a preferire l'evoluzione successiva, sempre indie-pop lo-fi e D.I.Y. ma più a fuoco e con la sua vena agrodolce, e senza un punto debole in discografia.
Voto Microby: 7.2
Preferite: Bring My Baby Back, Fire On My Back, Golden Hind.


 

sabato 9 aprile 2016

Recensioni: Griffin House, Mavis Staples, High Llamas

GRIFFIN HOUSE - So on and so forth (2016)
Il cantautore nativo di Springfield, Ohio, nel 2003 dopo aver terminato il college, abbandona una promettente carriera sportiva e, a 18 anni, si trasferisce a Nashville per coltivare la sua prima passione, la musica.  Nel Tennessee pubblica come indipendente il suo primo album “Upland” e successivamente, visto il notevole conforto da parte della critica musicale, inizia a fare concerti facendosi conoscere dal grande pubblico come opening act di Mat Kearney, Patti Scialfa, Josh Ritter, Cranberries e John Mellencamp.  Ad oggi conta 7 album: tutti lavori caratterizzati da una sonorità tipicamente e profondamente "americana-style", con melodie in cui folk, roots e country-rock si mixano in maniera perfetta.  Quest’ultimo lavoro conferma tutte le sue brillanti qualità: arrangiamenti semplici e caldi, testi emozionanti. Consigliato agli amanti di Jackson Browne, Ron Sexsmith e David Grey.  I brani migliori: Played The Fool, Games, Easy Come Easy Go. Voto: ☆☆☆

MAVIS STAPLES - Livin’ on a High Note (2016)
Insieme a Betty LaVette è rimasta una delle grandi voci del soul-blues ancora in attività.  76 anni, dopo avere iniziato con il gruppo di Famiglia (Staple Singers) nei lontani anni ’50 ha ripreso solo a metà degli anni 2000 a produrre musica di qualità grazie all’aiuto di Ry Cooder e Jeff Tweedy che ne producevano i lavori. Per questo album la mano l’hanno data Matthew Ward, più conosciuto come M. Ward (vedi recentissima recensione di Microby), che ne scrive alcun pezzi e Trombone Shorty che collabora con la sua sezione di fiati. I brani musicali sono del repertorio di Valerie June, uno dei nomi emergenti della musica nera, Neko Case e perfino Merrill Garbus (= Tune-Yards) e Nick Cave. Nonostante i segnali vadano quindi verso una produzione apparentemente più rivolta all’Indie rock, al folk ed al lo-fi, Mavis emerge sempre con il suo spirito gospel e soul. La classe non manca mai. Il brano migliore: Tomorrow. Voto: ☆☆☆1/2

HIGH LLAMAS - Hero come the Rattling Trees (2016)

Le musiche di questo disco erano state suonate in una performance tenuta in un pub londinese nel 2014, allo scopo di esplorare i conflitti tra gli uomini d’affari e la gente comune.  L’abituale fusione dei vibrafoni e delle chitarre Hawaiane appare ancora più ipnoinducente del precedente lavoro del 2011 Talahomi Way. Possiamo solo immaginare come gli abituali frequentatori del pub in questione abbiano gradito tale colonna sonora tracannando la loro Guinness. Voto: ☆

giovedì 7 aprile 2016

KULA SHAKER, GET WELL SOON


KULA SHAKER (2016) K 2.0




Negli anni ’90 il quartetto mancuniano aveva colmato l’unica influenza beatlesiana assente nel linguaggio del brit-pop dei vari Oasis, Blur, Supergrass: il raga-rock. L’eredità (principalmente) di George Harrison era salva, ed espressa nei primi due albums con ottimo gusto melodico e ritmico, con freschezza e senza retorica. I due successivi albums non mantenevano il medesimo livello qualitativo, pur non rinunciando al taglio psichedelico e ad uno stile che col nuovo millennio era già diventato retro-rock. Dopo sei anni di silenzio il nuovo titolo “K 2.0”, un chiaro rimando al debutto “K” del 1996, farebbe pensare che anche i nostri si sono arresi all’elettronica ora di moda. E invece no: sono sempre figli dei Beatles e dei Kinks e della loro varietà di temi (pop, rock, psichedelia orientale, power-flower, allargati ora perfino al soul, al country morriconiano, al raga-funk). E lo fanno davvero con bella scrittura ed arrangiamenti colorati: il loro disco migliore dopo l’esordio.
Voto Microby: 7.8
Preferite: Holy Flame, Infinite Sun, Death of Democracy



GET WELL SOON (2016) Love


Berlino e la Germania attuale rimandano immediatamente alla minimal techno, all’avanguardia elettronica, al post-dubstep, al nu-jungle, al breakbeat, alla chillwave, al dancefloor più trendy del momento. Ma da sempre non sono solo questo. Konstantin Gropper, polistrumentista tedesco in prestito domiciliare e musicale tra Germania, Irlanda ed Inghilterra, ne rappresenta l’anima più romantica già emersa prepotentemente (e meglio) con la figura di Maximilian Hecker. Etichettato ovunque come genio già all’esordio “Rest Now, Weary Head! You Will Get Well Soon” nel 2008, al quarto lavoro (e sei anni dal precedente) Gropper va ri-dimensionato pur continuando ad apprezzare il suo chamber pop elegante, dandy, classico e insieme moderno, perfetto per i cuori infranti delle serie TV tardo-adolescenziali, che raccoglie suggestioni di Death Cab For Cutie, Divine Comedy, Tindersticks e, appunto, Maximilian Hecker. I quali hanno finora dimostrato di appartenere ad una categoria superiore.
Voto Microby: 7.4
Preferite: It’s Love, Eulogy, It’s A Catalogue



sabato 2 aprile 2016

Canzoni del cumenda: ultimi del 2015 e 2016

Ricevo e pubblico da El Cumenda una nuova lista di pezzi da segnalare.


“Welcome to my world” WIDESPREAD PANIC 
“Reaper” SIA 
“Lilies” CULT 
“Love on the brain” RIHANNA
“Too small heart” LOS LOBOS
“Come together” SUGARPIE & CANDYMEN
“Amen”  FRANCESCO GABBANI 
“Undone” BONNIE RAITT
“Cambiamenti” UT NEW TROLLS
“Let me get by” TEDESCHI TRUCKS BAND - 
“Seriously mysterious” THE SWORD
 “Non sputarmi in faccia” NADA 


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