AMOS LEE - Spirit (2016)
Da sempre uno dei favoriti del blog, il 39enne Amos Lee è ormai decisamente assurto tra i grandi della musica americana, soprattutto dopo il grande successo di “Mission Bell”, incredibilmente salito al primo posto delle classifiche Billboard nel 2011. Il suo modo di mixare folk e soul, ma anche R&B, gospel, jazz, bluegrass e rock ne fa un’icona moderna del genere. In effetti la sua musica si sta sempre più allontanando dal country-folk dei primi lavori per virare verso il Memphis soul e addirittura il gospel: il tutto intensamente arricchito da fiati e violini. Senza rinunciare alla qualità della sua ispirazione il suo talento continua a migliorare. Da ascoltare: Vaporize, Spirit, Lost Child (un funky-soul che sembra preso da Innervisions di Stevie Wonder), Highway and Clouds. Voto: ☆☆☆☆
COCOON - Welcome Home (2016)
Dopo 6 anni di silenzio torna il progetto del francese Mark Dumail, al terzo disco dopo il grande successo dei precedenti, entrambi dischi di platino. Il lavoro è stato registrato negli USA in collaborazione con Matthew E. White, una delle figure più rispettate dell’indie-rock americano, e con Natalie Prass, la cui voce sostituisce quella di Morgane Imbaud, al momento coinvolta in altri progetti personali. L’album trae ispirazione da vicende familiari che ne hanno segnato l’animo negli ultimi anni, dopo la nascita di un figlio con gravi problemi cardiaci. La forzata permanenza in ospedale, la grande preoccupazione ed il successivo sollievo per l’avvenuta guarigione ne hanno evidentemente amplificato l’ispirazione pop-soul, esaltandone la tipica freschezza compositiva. Un disco più maturo, smarrito talora in sonorità troppo “facili” ma comunque efficaci e piacevoli. Da ascoltare: I Can’t Wait, Get Well Soon. Voto: ☆☆☆1/2
DAWES - We’re All Gonna Die (2016)
E’ passato poco più di un anno dal loro ultimo lavoro, probabilmente il migliore della loro discografia, così profondamente influenzato da Jackson Browne e dal revival del country-rock degli anni ’70. Arrivati al quinto disco, arriva anche una brusca sterzata di ispirazione: lasciato da parte il folk-rock dei precedenti il gruppo di Los Angeles ha iniziato ad esplorare altre sonorità: funky, elettronica, blues-rock. Probabilmente il tentativo è quello di trovare nuove energie e percorrere nuovi approcci musicali, facendo perno più sul ritmi di basso e batteria che non sulle chitarre acustiche. Un album quindi musicalmente assai diverso dai precedenti, che continuiamo tuttavia a preferire. Voto: ☆☆☆