mercoledì 17 maggio 2017

FLEET FOXES


FLEET FOXES (2017) Crack-Up



Insieme ai londinesi Mumford & Sons artefici della rinascita del folk-rock che ibridava i suoni inglesi con il country-rock americano ed il folk-pop gentile degli anni ’70, il gruppo di Seattle, fin dagli esordi più purista e meno mainstream di Marcus Mumford e sodali, arriva carico di aspettative al terzo album, dopo uno iato di 6 anni dal capolavoro “Helplessness Blues” (2011). La deriva commercialmente dozzinale del terzo lavoro di Mumford & Sons (e, nel piccolo, degli altrimenti ottimi Bear’s Den: entrambi dedicatisi a suoni metronomici da new wave anni ’80) faceva temere il peggio (una scena già prosciugata con i pantaloni ancora corti?), ma la serietà del leader indiscusso delle volpi Robin Pecknold e la sua scarsa attenzione per il mercato sembravano rassicurare. Ma è invece proprio la rigida coerenza ai suoni classici caratterizzanti il gruppo a far storcere il naso: manca la freschezza e varietà melodica dell’esordio così come la mirabile fusione dei generi di cui sopra di “Helplessness Blues”, che già tuttavia spostava l’asticella verso lidi più colti e seriosi, pur lasciando intravedere altre possibili evoluzioni (in area Canterbury?). Ecco, “Crack-Up” si prende davvero troppo sul serio: acustico, giocato prevalentemente sulle tipiche belle armonizzazioni vocali (quasi sempre il cantato è a due voci, spesso evocative di CSN&Y), con misurati interventi di archi, tastiere e poco altro, ed una sezione ritmica minimale, il lavoro sembra più adatto a fantastiche performances nelle cattedrali anglicane (tali sono i rimandi alla musica elisabettiana) che alle piazze, e meno che meno alle arene. Il teatro, per essere pratici, sarebbe una soluzione apprezzabile. Ma chi si aspettava (come il sottoscritto) una nuova via musicale da seguire, anche a piccoli passi, rimarrà parzialmente deluso perché troverà invece una fossilizzazione su schemi personali ma già noti, esasperati nella pulizia formale. Esattamente come l’ultimo sforzo del pur apprezzabile Josh Tillman, ex batterista della band con il moniker Father John Misty, “Crack-Up” si comporta da primo della classe, manca di ironia ed alla fine di leggerezza, facendosi certamente molto ammirare ma poco amare. A latere: 1) bellissima, come al solito, la copertina 2) i Fleet Foxes si potranno applaudire dal vivo nell’unica data italiana a Ferrara sotto le stelle il 3 luglio p.v.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Naiads-Cassadies, Kept Woman, On Another Ocean (January-June)

1 commento:

lucaf ha detto...

Forse è anche mancato l’effetto sorpresa di Helplessness Blues ma qui la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un disco fin troppo riflessivo, quasi cupo. Forse le aspettative erano alte ma se non cambiano registro li avremo persi. Voto: ☆☆

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