FLEET
FOXES (2017) Crack-Up
Insieme
ai londinesi Mumford & Sons artefici della rinascita del
folk-rock che
ibridava i suoni inglesi con il country-rock americano ed il folk-pop gentile
degli anni ’70, il gruppo di Seattle, fin dagli esordi più purista
e meno mainstream di Marcus Mumford e sodali, arriva carico di
aspettative al terzo album, dopo uno iato di 6 anni dal capolavoro
“Helplessness Blues” (2011). La deriva commercialmente dozzinale
del terzo lavoro di Mumford & Sons (e, nel piccolo, degli
altrimenti ottimi Bear’s Den: entrambi dedicatisi a suoni
metronomici da new wave anni ’80) faceva temere il peggio (una
scena già prosciugata con i pantaloni ancora corti?), ma la serietà
del leader indiscusso delle volpi Robin Pecknold e la sua scarsa
attenzione per il mercato sembravano rassicurare. Ma è invece
proprio la rigida coerenza ai suoni classici caratterizzanti il
gruppo a far storcere il naso: manca la freschezza e varietà
melodica dell’esordio così come la mirabile fusione dei generi di
cui sopra di “Helplessness Blues”, che già tuttavia spostava
l’asticella verso lidi più colti e seriosi, pur lasciando
intravedere altre possibili evoluzioni (in area Canterbury?). Ecco,
“Crack-Up” si prende davvero troppo sul serio: acustico, giocato
prevalentemente sulle tipiche belle armonizzazioni
vocali (quasi sempre il cantato è a due
voci, spesso evocative di CSN&Y), con misurati interventi di archi, tastiere e poco altro, ed
una sezione ritmica minimale, il lavoro sembra più adatto a
fantastiche performances nelle cattedrali anglicane (tali sono i
rimandi alla musica elisabettiana) che alle piazze, e meno che meno
alle arene. Il teatro, per essere pratici, sarebbe una soluzione
apprezzabile. Ma chi si aspettava (come il sottoscritto) una nuova
via musicale da seguire, anche a piccoli passi, rimarrà parzialmente
deluso perché troverà invece una fossilizzazione su schemi
personali ma già noti, esasperati nella pulizia formale. Esattamente
come l’ultimo sforzo del pur apprezzabile Josh Tillman, ex
batterista della band con il moniker Father
John Misty, “Crack-Up” si comporta da
primo della classe, manca di ironia ed alla fine di leggerezza,
facendosi certamente molto ammirare ma poco amare. A latere: 1)
bellissima, come al solito, la copertina 2) i Fleet Foxes si potranno
applaudire dal vivo nell’unica data italiana a Ferrara sotto le
stelle il 3 luglio p.v.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Naiads-Cassadies,
Kept Woman, On Another Ocean (January-June)
1 commento:
Forse è anche mancato l’effetto sorpresa di Helplessness Blues ma qui la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un disco fin troppo riflessivo, quasi cupo. Forse le aspettative erano alte ma se non cambiano registro li avremo persi. Voto: ☆☆
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