MARK
LANEGAN BAND (2017) Gargoyle
Diciamola
subito tutta: tra le numerose metamorfosi musicali che lo hanno visto
protagonista, da quella di leader degli Screaming Trees, una delle
band-guida dell’epopea grunge nei ’90, a quella da solista con
numerosi capolavori acustici a scavare nelle radici cantautorali
americane, e perfino quella collaborativa in numerosi e variegati
progetti collaterali, quella con la Mark Lanegan Band è
qualitativamente la meno significativa. Dei quattro album della
formazione (più un collettivo di collaboratori che un complesso
stabile) non uno ha raggiunto l’eccellenza, distinguendosi dal
resto del mercato affine solo per la straordinaria, iconica voce di
Lanegan. Quantomeno nel tempo lo stile musicale, agli inizi
pasticciato tra attrazione per l’elettronica, blues rurale e mai
domo retaggio chitarristico ed elettrico, ha trovato una sua
collocazione: Gargoyle
è certamente più coeso dei precedenti sforzi, e nonostante la MLB
sia ormai da considerare un outfit
elettronico,
la ribadita presenza (anche in fase di scrittura) del chitarrista elettrico Rob Marshall (degli
Exit Calm) affianca potenza rock
ad un mood che resta dark
(anche in acustico Lanegan proponeva un fantastico ibrido
folk-blues-dark, intenso e tenebroso). Ma la scrittura resta quel che
è, l’ispirazione persa negli anni ’90, cui non riesce a
sopperire la sincera curiosità del nostro per suoni diversi e/o
attuali. In summa, senza la voce di Lanegan (la mia preferita nel
rock), Gargoyle
suonerebbe come un qualunque album derivativo del dark-rock anni ’80.
Riascoltare “Whiskey For The
Holy Ghost” del 1994 o “I’ll Take Care of You” del 1999 (20
anni fa!!) per palpare la differenza tra
arte e prodotto, tra poesia e compitino. Ricordando comunque che, per
chi volesse ascoltare un simbolo della musica dei ’90, la Mark
Lanegan Band suonerà al Vittoriale di Gardone Riviera il 10 luglio
2017.
Voto
Microby: 7
Preferite:
Emperor,
Goodbye To Beauty, Death’s Head Tattoo
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