BROKEN
SOCIAL SCENE (2017) Hug of Thunder
ARCADE
FIRE (2017) Everything Now
In
comune le due formazioni non hanno solo la patria (Canada: Toronto i
BSS e Montreal gli AF) ed il fatto che l’ultima è per entrambe la
quinta fatica in studio. Hanno soprattutto l’influenza basilare
esercitata in primis sull’indie-pop rock, uscito grazie a loro
dall’idea obbligata di produzioni scarne, lo-fi, D.I.Y. con l’unica
alternativa di un “tradimento” mainstream, ed inoltre sull’evoluzione
della musica radiofonica bianca degli ultimi 15 anni, che grazie a
loro ha sdoganato prima le produzioni ipertrofiche, dense, anthemiche
direttamente provenienti dai garage e dai club invece che costruite
da ingegneri del suono in studio, e quindi il melting pot musicale
ottenuto dalla fusione di generi agli antipodi: rock e disco music,
folk e punk, new wave e marce militari. Altre due caratteristiche
accomunano BSS ed AF e risultano fondamentali per comprenderne genesi
ed evoluzione: sono collettivi ampi (10-12 membri-base) ed aperti (da
cui la ricchezza, a volte pletorica, di idee e la difficoltà a
farle convivere in buon equilibrio), ed entrambi paiono soffrire di horror
vacui,
dal momento che i loro album sono densamente farciti di voci e
strumenti ultrastratificati, che spesso danno l’impressione di non
voler lasciare disoccupato un membro o un ospite della band. Un
lavoro di continua addizione anziché di sottrazione quando la misura
sembra colma. Con entrambe le band dopo l’ascolto di un album ho la
medesima sensazione di un luculliano pranzo di nozze, in cui ho
mangiato bene (spesso benissimo) ma dopo il quale non voglio sentir
parlare di cibo per una settimana. Per ripensare però dieci giorni
dopo, smaltita l’abbuffata, a quanto vorrei riassaporare con calma
2-3 piatti al momento snobbati per rischio-indigestione. Ecco, BSS ed
AR sono “too much”. Ma mentre i primi (e di minor successo
soprattutto fuori dal Canada) tendono a ripetere il medesimo schema
dal 2001 ad oggi (ed al collettivo tendo personalmente a preferire
quanto pubblicato dai singoli membri, in particolare Feist, ma anche
Kevin Drew o i gruppi The Dears e Stars), gli Arcade Fire hanno
coraggiosamente sterzato nel 2013 con Reflektor
verso una musica sempre ipertrofica ma a trazione electro-dance (con
risultati alterni ma mediamente apprezzati), ed attualmente alla
crasi (discutibile e poco equilibrata, come dimostra anche il ricorso
a più produttori) tra pop-rock, disco music, elettronica e musica
orchestrale. Il giudizio finale è, a mio parere, penalizzante per
entrambi: meglio i BSS che tuttavia insistono in una rivoluzione che
è già passata agli archivi (anche se la classe rimane indubbia),
laddove gli AF risultano a sprazzi piacevoli ma banali, bombastici
per radio e classifiche ma ruffiani ad un orecchio attento. Il mio
consiglio per i pochi che non conoscono i due gruppi è di andarsi ad
ascoltare l’epica liberatoria di You
Forgot It In People
(BSS, 2002) e di Funeral
(AF, 2004), o quella suburbana di The
Suburbs (AF,
2010): questi sì che hanno fatto la storia.
Preferite:
BSS: Hug
of Thunder, Victim Lover, Skyline
1 commento:
Arcade Fire: un disco che non è piaciuto a nessuno, neanche ai fan storici. E pensare che negli ultimi 10 anni gli AF erano riusciti a raggiungere un successo di pubblico pressoché unanime, diventando una delle poche "indie band" (per quanto questa definizione si sia un pò svuotata di significato) in grado di fare tendenza e riempire gli stadi. Già con Reflektor avevano sterzato non poco dai precedenti album, svoltando verso una mainstream paracula. Con questo album decisamente abbiamo toccato il fondo. Li abbiamo persi?
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