MARLON
WILLIAMS (2016) Make Way For Love
In occasione dell’esordio di
Marlon Williams con l’album omonimo nel 2016 scrivevo: “E’
possibile assemblare nello stesso album, anzi nella medesima canzone,
Johnny Cash,
Brian Wilson, Roy Orbison, Tim Buckley, Wilco?
Lo fa, in modo piacevolmente demodè, il 25enne neozelandese al
debutto con una serie di covers di brani prevalentemente della
tradizione country-nashvilliana.
Gli arrangiamenti sono ricchi, poche volte leziosi (ma che sarebbero
stati perfetti negli anni ’50-’60), prevalentemente acustici ma
talvolta con tocchi di chitarra elettrica in feedback che lasciano
intravedere sviluppi più adesi ai tempi correnti, soprattutto nei
brani più mossi. Così com’è sembra talmente datato da rischiare
l’originalità. Ma ha dei numeri che vanno riconsiderati alla
seconda prova.” Il copia-incolla della recensione, ora che siamo al
fatidico sophomore album, si impone dal momento che l’artista ha
cambiato ben poco del suo stile (solo un poco più acustico ed
asciutto) e finalmente osa con un repertorio di canzoni non solo
interpretate ma anche scritte (di buono, non eccellente livello). Per
ora siamo ancora di fronte ad una promessa, solo parzialmente
mantenuta. Come da tradizione, il terzo lavoro fungerà da
spartiacque tra un buon cantautore ed un fuoriclasse.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Can
I Call You, Party Boy, Come To Me
JOSH
ROUSE (2018) Love In The Modern Age
L’ascolto
del primo brano dell’ultimo lavoro del cantautore americano
trapiantato in Spagna sorprende in negativo: come, anche l’intimo
ed elegante JR si è venduto al synth pop anni ’80??? Pur non
restando un episodio isolato (i suoni sintetici accompagnano quasi
tutto il disco, sebbene lo facciano con grazia e senza eccessi), il
resto dell’album ci restituisce il Rouse che conosciamo: un piccolo
Paul Simon dalla voce vellutata, temi meno universali ma simile
raffinatezza melodica. Certo ora è più facile (e corretto)
classificarlo “pop” anziché singer-songwriter,
ma come per l’ultimo album dei Decemberists non cambia lo stato
delle cose: arrangiamenti inconsueti rispetto all’abituale percorso
sonoro non inficiano una scrittura ed una fattura generale di
qualità. Anche senza raggiungere le vette dei primi album.
Voto Microby: 7.5
Preferite:
Women And The Wind, Businessman, Love
In The Modern Age
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