JOE
JACKSON (2019) Fool
A
64 anni il musicista inglese continua a dimostrarsi uno dei migliori
singer-songwriters della sua generazione, e certamente il più
versatile: nessuno come lui ha saputo addomesticare la rabbia punk
senza spegnerla, riscoprire con forza e qualità lo swing dei ‘40,
assorbire i ritmi dei caraibi, tornare a studiare, comporre ed
eseguire spartiti di musica classica, dedicarsi a colonne sonore per
film, ed insieme non perdere mai il preziosissimo dono di una
sensibilità pop unica, colta e insieme popolare. Per i medesimi
motivi accusato in passato di gigantismo e di snobismo, perché
incurante delle critiche. Ma occorre ricordare che mentre i colleghi
inseguivano la moda del momento rimpinguando il conto in banca, Joe
Jackson insieme a pochi altri (Elvis Costello e Paul Weller in
Inghilterra, ad esempio) sondavano altri territori, meno remunerativi
ma ben più importanti per l’evoluzione della musica pop-rock.
L’ultimo decennio ha visto il nostro pubblicare almeno due grandi
album (il pianistico Rain
nel 2008 e l’eclettico Fast
Forward nel 2015),
e se l’attuale non è un capolavoro è solo perché non vi si
scorgono frutti di nuove ricerche musicali, ma “solo” un
preziosissimo bignami della carriera del pianista britannico:
l’urgenza elettrica del primo periodo frullata abilmente con il
pianismo lirico e brillante della maturità, il pop e il rock, i
caraibi e l’oriente, il ritmo delle notti metropolitane e la
melodia distaccata e romantica dei quadri di Turner. Mancano, ma non
se ne sente l’esigenza, rimandi alla sua passione per la musica
classica ed il jazz (che possa essere un progetto futuro?). Il tema
trasversale degli otto brani dell’album è rappresentato dalla
figura del “fool”, il “buffone”, pungente osservatore fuori
dalle righe della realtà circostante: Joe Jackson riesce ad essere
un Crozza acuto, corrosivo, stimolante ed estremamente piacevole.
Centro pieno.
Voto
Microby: 8.3
Preferite:
Dave,
Fool, Strange Land
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