venerdì 26 aprile 2019

REESE WYNANS, JOHN MAYALL


REESE WYNANS And Friends (2019) Sweet Release



Storico tastierista dei Double Trouble, la band di Stevie Ray Vaughan, e quindi ricercato turnista per molti artisti in primis del genere rock-blues, tra i quali John Mayall e soprattutto recentemente Joe Bonamassa, Rese Wynans ha da parte di quest’ultimo finalmente l’endorsement per un esordio in proprio alla tenera età di 71 anni. E lo fa con un disco di assoluto valore, non solo tecnicamente ineccepibile come atteso da un parterre di allstars del genere, dai chitarristi Joe Bonamassa, Kenny Wayne Shepherd, Warren Haynes, Jack Pearson, Doyle Bramhall II, Josh Smith, ai cantanti Sam Moore (Sam & Dave), Mike Farris, Jimmy Hall, Keb’Mo’, Bonnie Bramlett, Warren Haynes, Noah Hunt, ed il muscolare supporto della sezione ritmica dei Double Trouble, Chris Layton e Tommy Shannon. Il capolavoro sta nell’evitare il tranello della vetrina per i singoli fuoriclasse dello strumento, e nel saperli integrare mettendoli al servizio della canzone. Lo stile è dalle parti dei Blues Brothers, facciata rhythm’n’blues con cuore blues, anima soul e tiro rock, vario nella scelta ed interpretazione dei brani (covers, alcune strumentali), fino alla sorpresa finale di una “Blackbird”, toccante riproposizione per solo piano del capolavoro dei Beatles, che chiude con tenerezza un lavoro altrimenti scoppiettante di energia. Ora speriamo che il nostro non si fermi al debutto, ma ci delizi con altre proposte simili.
Voto Microby: 8
Preferite: That Driving Beat, Crossfire, Sweet Release




JOHN MAYALL (2019) Nobody Told Me



All’età di 85 anni e grazie anche alla presenza come ospiti dei migliori chitarristi rock-blues della penultima leva (Joe Bonamassa, Larry McCray, Alex Lifeson, Steven Van Zandt, Carolyn Wonderland), l'inglese padrino con Alexis Korner del British Blues Revival firma uno dei suoi dischi migliori di sempre. Alla sezione ritmica i fedeli Greg Rzab e Jay Davenport; tra gli ospiti anche Todd Rundgren alle tastiere e Ron Dziubla al sax. Immortale.
Voto Microby: 8
Preferite: The Hurt Inside, What Have I Done, The Moon Is Full


giovedì 25 aprile 2019

Recensione: Tom Russell - October in the Railroad Earth (2019)

TOM RUSSELL - October in the Railroad Earth (2019)


Il suo migliore lavoro è sicuramente The Rose of Roscrae del 2015, ma questo californiano atipico (parla di storie di confine e ha sonorità texmex ed honky-tonk, manco fosse un autentico texano) riesce sempre a confezionare dischi ispirati e di grande impatto. In questo lavoro si fa accompagnare da una superband comprendente la chitarra di Bill Kirchen (dei mitici Lost Planet Airmen di Commander Cody) Eliza Gilkyson alla voce e David Carroll al basso, affiancata dalla sezione texmex di Max e Josh Baca dei Texmaniacs.  Il disco vuole essere una sorta di tributo a Johnny Cash e Jack Keraouac due dei grandi padri della cultura americana: il vocione di Tom Russell e la steel guitar di accompagnamento scavano nella tradizione country elettrica resa così popolare dal Man-In-Black e non disdegnano di allargarsi verso territori folk acustici e, ovviamente, texmex. Da ascoltare: Red Oak, Texas Voto: 1/2


venerdì 19 aprile 2019

JACK SAVORETTI


JACK SAVORETTI (2019) Singing To Strangers


Dal 2015 di “Written In Scars”, quando il cantautore italo-inglese (nato a Londra da padre genovese) ha cominciato ad ottenere un discreto riscontro commerciale in virtù di arrangiamenti decisamente più radiofonici, le recensioni dei suoi dischi sono scomparse dai blog di appassionati pop-rock per comparire nelle pagine delle riviste più disimpegnate e modaiole. Eppure la scrittura di testi e melodie non ha mai perso un grammo della sua intensità, e la sua voce abrasiva ed appassionata resta tra le più belle del genere. E nei concerti raccoglie consensi pressochè unanimi. Con quest’ultimo album non riesce ancora a personalizzare musicalmente la propria penna, ma quantomeno la focalizza in un periodo temporale ben preciso, che va dalla fine degli anni ’70 all’inizio degli ’80. Importante l’influenza della musica leggera italiana (di spessore) dei seventies, con arrangiamenti per archi alla Luis Bacalov sebbene a volte troppo enfatici (da sempre un suo difetto), ma evidente anche la lezione di Ennio Morricone (Candlelight), di Barry White (What More Can I Do), di Nancy Sinatra (Dying For Your Love, Beginning of Us), di Bonnie Tyler (Touchy Situation, Greatest Mistake), della disco dei primi ’80 (Youth and Love, Simmetry), ma anche del cantautorato inglese che va da Cat Stevens a James Blunt (Thinghs I Thought I’d Never Do, Going Home). Personalmente mi compiaccio che Savoretti abbia abbandonato gli arrangiamenti eighties pacchiani delle precedenti uscite, ma dubito che la scelta attuale possa piacere ai rockettari, così come agli appassionati di easy listening contemporaneo. La toccante versione di “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco (cantata in italiano, che il nostro parla da madrelingua), posta come bonus track in chiusura della Deluxe Edition, lascia intuire che il nuovo Giovanni Edgar Charles Galletto “Jack” Savoretti potrebbe spaccare tra il pubblico dei 40-60 anni. Non suoni come una pecca.
Voto Microby: 7.3

Preferite: Dying For Your Love, Better Off Without Me, Candlelight

sabato 13 aprile 2019

Recensione: Durand Jones & the Indications - American Love Call (2019)


DURAND JONES & THE INDICATIONS - American Love Call (2019)

Tra le realtà più interessanti della scena soul contemporanea, la band di Bloomington, Indiana, nasce ai tempi dell’università come un gruppo di amici che decide di recuperare il sound Stax degli anni ’60, mixandolo con funk, swing e rock’n’roll. American Love Call è il loro secondo album: con un’evoluzione verso il suono elegante, malinconico e melodico di Al Green, Sam Cooke, Bobby Womack e Delfonics, così piacevole da ricordare a tratti il primo Marvin Gaye.

Il suono può risultare un pò retro ma la qualità di questa band riesce a riproporre il soul classico come una musica senza tempo: Jones è sicuramente un frontman dinamico ma tutto il gruppo insieme conferisce energia ed armonia. Un gran bel disco, solido, di soul americano. Da ascoltare: Morning In America, Court Of Love, How Can I Be Sure. Voto:


venerdì 5 aprile 2019

TEDESCHI TRUCKS BAND, RYAN BINGHAM


TEDESCHI TRUCKS BAND (2019) Signs

Di gran lunga l’album più soul-oriented della TTB, a trazione decisamente più Susan Tedeschi (sia in fase compositiva che negli arrangiamenti) che Derek Trucks (che tuttavia con i suoi assoli all’elettrica nobilita anche i brani meno pregiati). Le canzoni partono tutte con un’intelaiatura soul sostenuta da Susan, per poi trasformarsi in rock quando Derek imbraccia la sei corde. E così si completa l’evoluzione che, dagli esordi all’insegna di un blues elettrico (pur con elementi rock e soul-funky di matrice southern, in particolare di New Orleans), ha condotto la TTB all’attuale miscela di soul-R’n’B che non ha più nulla dei mentori Allman Brothers mentre tra gli ispiratori parte da Delaney & Bonnie ed Ike & Tina Turner per arrivare a Sharon Jones, con tratti pop-soul che riconoscono perfino Stevie Wonder, talvolta con i medesimi eccessi di cori ed archi. Una ricetta indubbiamente colorata e coloured, che promette di essere incendiaria nella dimensione live. Nonostante la voce della Tedeschi abbia ormai acquisito struttura e personalità di eccellenza, nel genere tuttavia è ancora meglio Beth Hart, con o senza Joe Bonamassa.
Voto Microby: 7.6
Preferite: Signs, I’m Gonna Be There, Shame

RYAN BINGHAM (2019) American Love Song
Dopo un paio di produzioni sbagliate, che cercavano l’energia del rock riuscendo invece solo a gonfiare i muscoli, il texano torna con 15 canzoni per un riuscito bignami della musica tradizionale americana, dal rock’n’roll al country & western, dal blues alle country ballads, dal rock al gospel, senza gioielli ma nemmeno punti deboli, suonato e prodotto benissimo (alla chitarra elettrica ed alla produzione il nostro divide l’impegno con Charlie Sexton), ed al solito impreziosito da una voce tra le più belle del panorama musicale americano.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Lover Girl, Blue, Wolves


 

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