TEDESCHI
TRUCKS BAND (2019) Signs
Di gran lunga l’album più
soul-oriented della TTB, a trazione decisamente più Susan Tedeschi
(sia in fase compositiva che negli arrangiamenti) che Derek Trucks
(che tuttavia con i suoi assoli all’elettrica nobilita anche i
brani meno pregiati). Le canzoni partono tutte con un’intelaiatura
soul sostenuta da Susan, per poi trasformarsi in rock quando Derek
imbraccia la sei corde. E così si completa l’evoluzione che, dagli
esordi all’insegna di un blues elettrico (pur con elementi rock e
soul-funky di matrice southern, in particolare di New Orleans), ha
condotto la TTB all’attuale miscela di soul-R’n’B
che non ha più nulla dei mentori Allman Brothers mentre tra gli
ispiratori parte da Delaney & Bonnie ed Ike & Tina Turner per
arrivare a Sharon Jones, con tratti pop-soul che riconoscono perfino
Stevie Wonder, talvolta con i medesimi eccessi di cori ed archi. Una
ricetta indubbiamente colorata e coloured, che promette di essere
incendiaria nella dimensione live.
Nonostante la voce della Tedeschi abbia ormai acquisito struttura e
personalità di eccellenza, nel genere tuttavia è ancora meglio
Beth Hart, con o senza Joe Bonamassa.
Voto Microby: 7.6
Preferite:
Signs,
I’m
Gonna Be There, Shame
RYAN
BINGHAM (2019) American Love Song
Dopo
un paio di produzioni sbagliate, che cercavano l’energia del rock
riuscendo invece solo a gonfiare i muscoli, il texano torna con 15
canzoni per un riuscito bignami
della musica tradizionale americana,
dal rock’n’roll al country & western, dal blues alle country
ballads, dal rock al gospel, senza gioielli ma nemmeno punti deboli,
suonato e prodotto benissimo (alla chitarra elettrica ed alla
produzione il nostro divide l’impegno con Charlie Sexton), ed al
solito impreziosito da una voce tra le più belle del panorama
musicale americano.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Lover
Girl, Blue, Wolves
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