GLEN
HANSARD (2019) This Wild Willing
Che fosse un artista
poliedrico Glen Hansard l’aveva già dimostrato in più di una
occasione: dalla sua partecipazione al mondo del cinema prima nel
cult-movie The
Commitments di Alan
Parker (era un membro dell’esplosiva soul-band fulcro del film) e
poi da protagonista di Once,
altro film a tema musicale che gli è valso nel 2007 anche un Oscar
come miglior canzone originale (con la co-protagonista Marketa
Irglova); ma anche in campo strettamente musicale, nel quale si è
cimentato nei ‘90 come frontman dell’ottima pop-rock band
irlandese The
Frames, quindi
in coppia cantautorale negli anni ‘00 con la Irglova nei The
Swell Season,
poi da eccellente singer-songwriter nel solco di Van Morrison (tre
splendidi dischi dal 2012 ad oggi), spazio in cui ha ritagliato ampi
consensi di critica e pubblico. Ora che sembra giunto il momento di
raccogliere in termini commerciali quanto ha seminato, se ne esce con
un album anti-radiofonico, totalmente raccolto in una meditabonda
contemplazione, che sacrifica la sua voce passionale ad un talking
quasi sussurrato, musicalmente strutturato sulle potenti radici del
folk irlandese più romanticamente introspettivo, ma con uno sguardo
aperto ad influenze mediorientali, ottomane, iraniane, perfino
giapponesi ed indonesiane. Il lavoro è quasi esclusivamente acustico
(pianoforte, plettri, archi, fiati, una occasionale e controllata
sezione ritmica e un minimo utilizzo dell’elettronica), e necessita
di più ascolti per essere apprezzato nei singoli brani oltre che
come unicum.
Nella prima parte (la migliore) sembra la controparte irlandese del
Robbie Robertson “native american”, mentre nella seconda (in cui
si perde il pathos iniziale a favore di un’elegante e malinconico
irish folk) si scorgono richiami al collettivo folk avanguardista The
Gloaming, agli
storici Planxty ed Ossian, ma anche al Van Morrison di Summertime
In England e
perfino alle arie più lievi della Penguin Cafè Orchestra. Un disco
non difficile, ma impegnativo, che richiede attenzione che ripaga più
il/col cervello che il/col cuore. Forse nel suo carattere elitario
sta appunto il maggiore difetto.
Voto
Microby: 7.8
Preferite:
Don’t
Settle, Race To The Bottom, I’ll Be You Be Me
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