Genere: Electro-Pop anni ‘80
Simili: Tears For Fears, Eurythmics, Django Django
Voto Microby: 6.5
Preferite: 12 Things I Forgot, Man of The People, Personal Shopper
Dopo avere toccato l’apice della sua carriera solista con Hand.Cannot.Erase nel 2015, il geniale leader dei Porcupine Tree nonché camaleontico manipolatore di suoni trasversali al pop (anche come membro dei progetti collaterali , Blackfield e No Man in primis) dichiarava l’intenzione di dare una svolta al progressive aggiornato di cui è indiscusso maestro. Nonostante con To The Bone (2017) manifestasse di voler omaggiare le sue influenze più pop anni ’80 (segnatamente Tears For Fears, Peter Gabriel, Kate Bush) non riusciva ad andare oltre un buon ibrido tra prog e pop-rock, apprezzato più in USA che in Europa, e che proprio per la svolta pop faceva storcere il naso a molti fans. “I miei ultimi lavori sono stati quasi degli omaggi a periodi musicali passati”, sua dichiarazione parzialmente smentibile dai lavori già pubblicati, viene corretta con l’attuale “The Future Bites sarà invece la musica di oggi”: altra bugia, dal momento che (ad eccezione del lungo brano electro-prog Personal Shopper) l’ultima fatica di Mr. Wilson è una chiara rivisitazione, ahimè priva di originalità, del synth-pop eighties. Grooves costruiti su linee di basso rotondo, beat elettronici, drum machine e voce in falsetto o filtrata, scarso spazio alle chitarre di cui è fuoriclasse certificato: finalmente per lui e purtroppo per noi riesce a ripercorrere i suoni di Tears For Fears, Duran Duran, Soft Cell, Eurythmics senza aggiornarli, ma rivestendoli solo degli arrangiamenti curatissimi per i quali è noto. Nonostante si possa apprezzare la maestria dei suoni e la produzione di classe superiore, è difficile non ammettere che The Future Bites rappresenti il lavoro più prescindibile dell’intera discografia di Steven Wilson.
1 commento:
Assolutamente d'accordo con la tua recensione. Sentito e risentito più volte, non è assolutamente un lavoro da ricordare.
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