Addio 2020.
In genere alla fine di ogni anno provo a guardarmi indietro ed a sintetizzare le mie emozioni musicali degli ultimi 12 mesi, dischi e generi emergenti, momenti memorabili di festival e megaconcerti. Quest’anno però niente concerti, l’industria dell’intrattenimento live terremotata, cancellati calendari pianificati (e mi sa che fino a metà anno sarà dura): insomma nessuna delle cose che facevamo tutti insieme e che davamo per scontate. Non sarebbe comunque giusto dire che non è successo niente: anche se le arene sono rimaste chiuse la musica, come pura espressione di ispirazione e di cultura, è tornata al centro. Gli album scelti come i più interessanti del 2020 non sono né celebrativi né nostalgici di un mondo meno complicato: anzi, essi sono la dimostrazione che la vita culturale non si è spenta e ci aiuta a tenere duro (ad essere resilienti, per usare un termine molto di moda) anche nei tempi più difficili. Forse qualche disco in meno del solito, ma i più ed i meno grandi della musica si sono mossi, e con grande qualità (Springsteen, Dylan, McCartney, Phish, Stones, Pretenders, Weller, N. Young, Bonamassa, Rufus Wainwright, Eels, Eno, ecc), Le arti, la musica, il cinema, la letteratura ci sono sempre state vicine, indispensabili per conservare la nostra salute mentale.
I miei migliori auguri per un anno tenacemente sereno.
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