venerdì 21 maggio 2021

VIAGRA BOYS (2021) Welfare Jazz


Genere
: Post-punk, Noise rock

Simili: Protomartyr, Iggy Pop, Shame

Voto Microby: 8

Preferite: Ain’t Nice, Into The Sun, 6 Shooter


Non sono cresciuti nel giro del Windmill di Brixton come le band dell’emergente scena post-rock inglese, e si sente. Anche in positivo, perché quanto si ascolta dal sestetto di Stoccolma è meno cerebrale ma più immediato dei Black Country, New Road, meno visionario ma più eclettico degli Squid, e dal potenziale radiofonico anche superiore alla scena post-punk di Idles, Protomartyr, Fontaines D.C., Iceage, rispetto ai quali è altrettanto incazzato ma musicalmente meno furioso. Minimo comun denominatore è la spigolosità delle composizioni così come la decostruzione delle melodie, e di converso la rumoristica strutturata in suono, gli arrangiamenti urticanti associati a strumenti carezzevoli, in un assetto generale schizoide che sembra partire dal 21st Century Schizoid Man di crimsoniana memoria. Assetto quindi ben lontano dalla brutale semplicità del punk, e che si pasce anzi di kraut-rock, dell’Iggy Pop più malato, del David Bowie della trilogia berlinese (o dell’ultimo Blackstar), dei Morphine meno intellettuali, del Jim Morrison più deviato (peraltro Sebastian Murphy, il cantante della band svedese, è residente a Stoccolma ma cresciuto a San Francisco come il leader dei Doors). Da quanto scritto potrebbe sembrare un disco complicato e respingente, ed invece è poliedrico (l’urgenza punk serve brani electro-rock, strumentali dark, strutture R&B, beats new wave, perfino una cover country-punk di John Prine) e finanche orecchiabile, e si farà ricordare.

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