venerdì 11 giugno 2021

Recensione: Imelda May - 11 Past The Hour

 IMELDA MAY - 11 Past the Hour (2021)


Genere: Americana, Pop Folk, Country

Influenze: Chris Isaak, Dusty Springfield, Chrissie Hynde, Pretenders, Adele


La cantautrice irlandese Imelda May ha iniziato la carriera come cantante country/rockabilly ma da qualche anno, grazie all’influenza di T Bone Burnett che ne aveva prodotto il disco del 2017 Life Love Flesh Blood, ha iniziato a diversificarsi musicalmente spingendosi verso un genere più rivolto all’Americana ed al Pop-Folk . Con quest’ultimo lavoro (il suo sesto) l’esplorazione di nuovi generi è ancora più estesa e, anche se il viraggio è verso musicalità più convenzionali e l’abbandono dell’originario rockabilly è ormai chiaro, il risultato è decisamente interessante: intrigano soprattutto l’atmosfera vagamente noir alla Jacques Brel, la voce sommessa e le divagazioni new wave anni ‘80. Ad aiutarla ci sono Ron Wood, Noel Gallagher, Miles Kane, Tim Bran (produttore di Prima Scream e London Grammar) e Davide Rossi (arrangiatore dei Coldplay e dei Goldfrapp): l’intento è probabilmente quello di fornire referenze “stellate” e farsi apprezzare commercialmente anche al di fuori dei confini irlandesi ma quello che conta è che alla fine l’album funziona ed esprime talento. Da ascoltare: Solace, Don’t Let Me Stand On My Own, Diamonds.

Voto: 1/2




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